Influenza A, niente allarmismi
ma sale il numero di studenti a casa

di Alessandro Giuliani La Tecnica della Scuola, 3.11.2009

Il viceministro alla Salute, Fazio, sostiene che il virus non dovrebbe preoccupare: le vittime sono la metà di quelle provocate da una normale influenza. Al Nord però le classi sono decimate. Mentre al Centro-Sud pesa la mancanza di igiene: scarseggiano carta per le mani e saponi liquidi. Un preside di Roma: altro che Topo Gigio…

"Il numero delle vittime è molto più basso di quello dell'influenza stagionale. Nel nostro Paese i decessi sono molto meno che nel resto d'Europa: in Francia 44 vittime, 137 in Gran Bretagna, 63 in Spagna. In Europa sono 317 su 500 milioni di abitanti, un'incidenza di 0,062 per 100.000, mentre in Italia la media è 0,027 per centomila, quindi la metà". A sentire il viceministro alla Salute, Ferruccio Fazio, l’influenza A non dovrebbe preoccupare gli italiani: niente "allarmismi perché questo virus è lieve". Le diciassette vittime italiane sinora accertate "eccetto forse la donna di Messina", ha sottolineato Fazio, soffrivano di malattie croniche e l’emergenza vaccinazione riguarderebbe quindi solo "queste categorie a rischio". Tra cui rientrano pure i giovani. È stato appurato, infatti, che sono quelli più sensibili, con meno anticorpi, nei confronti del virus. Tanto è vero che nelle scuole in questi giorni figurano assenti molti più ragazzi che nello stesso periodo degli scorsi anni: in diversi istituti, sembra soprattutto del Nord, il numero di alunni presenti in aula sarebbe addirittura più che dimezzato. Il dato preoccupa: se no altro perchè l’influenza deve ancora raggiungere il massimo della penetrazione. Cosa accadrà quando arriverà il picco, quindi per la fine di dicembre e l’inizio del mese di gennaio?

Nelle scorse settimane i Ministeri di competenza, al termine di un confronto con gli esperti virologi, avevano stabilito che sarebbero occorsi almeno tre casi accertati per sospendere le lezioni in un istituto. Ed in ogni caso non c’era una regola fissa. Questo però si era detto prima della successione delle vittime di questi giorni. Può essere allora più indicativo quanto detto dagli esperti dell’Oms: “In alcune circostanze – hanno spiegato - la chiusura può avere un effetto positivo nel ridurre la velocità di trasmissione del virus della nuova influenza”.

Insomma, è chiaro che la linea di tendenza è quella di prendere delle decisioni in base alla gravità del contagio. E l’ultima parola spetta comunque alle istituzioni locali. A Napoli, per esempio, dove anche a seguito dell’influenza A sono morte da settembre otto persone e ad oggi sono concentrati la metà dei casi accertati, per il momento non si parla di istituti da chiudere. "Per ora sono numeri - ha detto l'assessore con deleghe alla sanità del comune di Napoli Gennaro Nasti - che statisticamente non inducono i nostri sanitari a porsi problemi supplementari rispetto al resto d'Italia. Per ora l'unità di crisi non ci ha segnalato nulla di particolarmente negativo. Le scuole non sono chiuse, vedo fenomeni spontanei di mamme che non stanno mandando i bambini a scuola, ma per il momento non è previsto nulla. So che domani mattina si riunisce l'unità di crisi della regione Campania e vedremo cosa deciderà". E se rimangono aperte a Napoli figuriamoci altrove.

La situazione delle scuole non sembra, tuttavia, particolarmente rosea. Ne è convinto Mario Rusconi, vice presidente dell'Anp e dirigente scolastico del liceo scientifico 'Newton' di Roma, divenuto famoso in tutta Italia per aver invitato, all’inizio di quest’anno scolastico, i suoi studenti a non baciarsi durante le ore di scuola per evitare possibili contagi: soprattutto perché gli istituti scolastici italiani non osserverebbero quasi mai le norme di igiene più elementari per prevenire i rischi di contagio. "La situazione è quella che conosciamo tutti. I soldi non ci sono e nel nostro liceo, come avviene in tante altre scuole del Centro-Sud si fanno collette per comprare le cose più elementari. Ad esempio, la carta per le mani, dispenser e i saponi liquidi. Altro che Topo Gigio... Topo Gigio siamo noi e sarebbe stato meglio se i soldi di quella campagna li avessero destinati alle scuole". Secondo il preside dell’Associazione nazionale presidi “il 30-40% degli istituti scolastici non solo è fuori norma per quanto riguarda i requisiti di sicurezza ma lo è anche per le norme igieniche. Meglio non illudersi. Questo per carenze che conosciamo bene. Ci si affida alla buona volontà e alla iniziativa dei singoli presidi, del corpo insegnante e spesso alla collaborazione dei genitori. Ci sono scuole con classi senza finestre in strutture fatiscenti - prosegue Rusconi - come si è può far cambiare l'aria e tenere un minimo di condizioni igieniche in queste situazioni? Quando si parla stanziare risorse per migliorare la condizione delle edilizia scolastica – conclude - tutti sembrano diventare un po’ sordi". Ed anche Rusconi conferma l’alto numero di studenti assenti. "Ci sono numerose assenze tra gli studenti: ho una quarta questa mattina con soli tre studenti presenti su 26 per influenza stagionale".