Continua la polemica dopo la sentenza

Sentenza europea sul Crocifisso,
minacce di morte agli autori della battaglia legale

A 'Domenica cinque' parla a volto coperto Massimo Albertin, il medico di Abano Terme che insieme alla moglie finlandese ha sollevato il caso: ''Io ho insegnato ai miei figli il rispetto delle regole e la strada che abbiamo scelto è quella del diritto''. Il ministro dell'Istruzione: ''Sentenza improntata a un'ideologia laicista''. Il sindaco leghista di Varallo ordina uno stock di Crocifissi.

IGN-ADNkronos, 9.11.2009

Roma - ''Io ho insegnato ai miei figli il rispetto delle regole e la strada che abbiamo scelto è quella del diritto e del rispetto delle regole; non abbiamo preso il Crocifisso e non lo abbiamo buttato fuori dalla finestra come ha fatto Adel Smith a suo tempo. Il Crocifisso è una cosa a cui sono assolutamente indifferente'', fino a quando non viene imposta una situazione alla quale ''non posso sottrarmi. Se vado in un ospedale, in un tribunale o i miei figli vanno scuola sono situazioni in cui non posso scegliere. Lo Stato non può mostrare una preferenza per una situazione piuttosto che per un'altra''. Ad affermarlo a 'Domenica cinque' è stato Massimo Albertin, il medico di Abano Terme che sette anni fa ha intrapreso, insieme alla moglie finlandese Soile Tuuliki Lautsi, una battaglia legale per far togliere il Crocifisso dalla scuola che frequentavano i loro figli. ''Tempo fa - continua nell'intervista, rilasciata a volto coperto per paura di ritorsioni - ci sono state minacce di morte per me e per la mia famiglia''.

''Ieri sera ho ricevuto la telefonata da due cugini, che non sentivo da tempo, che non mi hanno fatto aprire bocca e mi hanno riempito di improperi e di insulti. Gli atei di solito patiscono molto la solitudine perché credono di essere soli. Io sono stato battezzato, ma l'anno scorso mi sono sbattezzato. I nostri figli - spiega - sono stati messi nelle condizioni di avere la massima libertà di scelta. Come motivo di consolazione non uso la religione, ma il ragionamento, l'amicizia, la vicinanza delle persone con cui ho qualcosa da condividere, il piacere della vita quotidiana. Il mio futuro è solo terreno perché dopo non c'è altro''.

Parla anche Sami Albertin, uno dei figli della famiglia che ha portato avanti la battaglia legale per togliere il Crocifisso dalla scuola. ''Dovendo sempre uscire dalla classe durante l'ora di religione, ero io l'escluso. Ero io quello diverso. E questo ti ghettizza. Ho ricevuto telefonate da gente che ti insulta apertamente e pesantemente. Negli anni passati sono arrivate lettere di minaccia anche a mia madre, e la minacciavano di stupri e di violenza. Alcuni compagni di classe mi dicevano che ero un 'Ateo di m...'. In questi giorni abbiamo ricevuto altre lettere di insulti e telefonate in cui mi hanno minacciato di mettermi in croce''.

Sulla questione oggi è intervenuta anche il ministro per l'Istruzione, Mariastella Gelmini, ne 'L'intervista' di Maria Latella a Sky Tg24. ''Penso che il pronunciamento della corte di Strasburgo non sia improntato a una corretta laicità, ma a una ideologia laicista'' è l'opinione espressa dal ministro. ''Non si può disconoscere - ha rimarcato - il profondo valore, l'identità, le tradizioni e l'elemento di unificazione da sempre rappresentato dalla religione cattolica e dal simbolo del Crocifisso. La scelta di Strasburgo - ha concluso Gelmini - è fortemente irrispettosa, oserei dire quasi violenta''.

"Violenta non è la sentenza ma la reazione del governo alla decisione della Corte europea di Strasburgo - ha replicato Alessandro Pignatiello, coordinatore della segreteria nazionale del Pdci - La Gelmini, invece di parlare come un ministro del Vaticano, rispetti la Costituzione del nostro Paese, sulla quale ha peraltro giurato, e la laicità, e applichi quanto deciso dalla Corte, a tutela della libertà di tutti i cittadini italiani".