Invece di Repubblica delle banane non è meglio dire: Repubblica del ficodindia? Pasquale Almirante, AetnaNet 21.11.2009 “Repubblica delle banane”, hanno gridato i circa 10 mila studenti a Roma lo scorso 17 novembre durante la giornata internazionale per il diritto allo studio, e moltissimi brandivano appunto una banana per segnalare efficacemente questa loro idea all’opinione pubblica. Sicuramente è difficile fare un calcolo ma su 10 mila manifestanti almeno 500 di essi, o forse più, avranno comprato quel frutto presso almeno 200 fruttivendoli e a un costo medio di 30 centesimi cadauno che moltiplicato per 500 darebbe 150 euro. A questo aspetto prettamente materiale bisogna aggiungere un fattore più importante, quello di immagine cioè la pubblicità occultamente gratuita che hanno fatto a quel frutto esotico che, lo ricordiamo, viene importato dalla parti della Tunisia. Considerando tuttavia che esotico è pure il ficodindia non si capisce perché, invece di brandire banane non si possa brandire il ficodindia e contestualmente dire pure:“Repubblica del ficodindia”, come con più lungimiranza reclamistica affermò una volta l’avvocato Agnelli, confermando fra l’altro che almeno questo frutto, pur essendo esotico, viene però coltivato in Sicilia. Ed è bastata questa semplice constatazione per far dire ad alcuni produttori di San Cono, cittadina in provincia di Catania e nota per essere la capitale della ficondidicoltura italiana nonché la maggiore produttrice di ficodindia al mondo, che è venuta l’ora di cambiare simbologia e termini di paragone, in sintonia perfetta con le parole dell’avvocato; e non solo perché quei 150 euro spesi a Roma potevano andare nelle loro tasche, favorendo la commercializzazione, ma anche per l’immagine stessa che la località del calatino ne avrebbe ricevuto. Con ogni probabilità è il consueto provincialismo del nostro paese che ci fa sempre guardare oltre frontiera, ma in tempo di crisi economica e con le proteste dei produttori agricoli in molte città d’Italia brandire un ficodindia invece della banana sarebbe stato molto più proficuo, liberatorio e soprattutto con un effetto di immagine straordinario, anche perché ne risulterebbe una simbiosi più pertinente, perché appunto più domestica, più intima e soprattutto patriottica. Qualcuno potrà però sempre dire con tono disfattistico che le banane non hanno le spine di cui invece sarebbe munito il nostro fiorone sanconese, per cui mostrarlo nelle manifestazioni verrebbe un po’ più complicato. Invece non è così, proprio perché il fiorone o bastadone o più semplicemente ficodindia scozzolato di San Cono esce dai produttori regolarmente despinato di modo che si possa con facilità sbucciare o, come nel caso delle manifestazioni, impugnare senza pericolo alcuno. L’attesa è dunque di vedere non già centinaia, come è avvenuto lo scorso 17 novembre e solamente a Roma, ma migliaia di giovani e in tutte le città d’Italia protestare con i ficodindia, sicuramente despinati e col bollino dop di San Cono. |