STATO E RELIGIONE

Crocifisso, sì ma per «tradizione»
E un giovane su tre lo toglierebbe

Indagine Panel Data per il Corriere del Veneto: il 77% lo vuole nelle scuole
e boccia l’Europa. «Ma a decidere siano i genitori». Religione in crisi

Michele Pasqualotto* da Il Corriere del Veneto, 9.11.2009

Oltre tre quarti dei Veneti sono favorevoli alla presenza del crocifisso nelle aule scolastiche, bocciando la sentenza della Corte Europea dei diritti dell’uomo, motivando la propria presa di posizione più per la cultura e la tradizione a cui il crocifisso rimanda piuttosto che alla sola convinzione religiosa. Piacerebbe però a due intervistati su tre valutare caso per caso, a maggioranza, se mantenere o togliere il crocifisso dalle classi, ritenendola una decisione democratica che possa cercare di mettere d’accordo tutti. Le marcate differenze d’opinione rilevate tra giovani e classi d’età più mature fotografano il mutamento della società veneta su questi temi.

L’indagine di Panel Data per il Corriere del Veneto, condotta su un campione di 700 cittadini, ha dato voce alle opinioni dei Veneti in merito alla recente sentenza della Corte Europea dei diritti dell’uomo che ha decretato la rimozione dei crocifissi dalle aule scolastiche. Statistiche ufficiali (ed indipendenti) recenti del numero di cattolici in Italia e nel Veneto non ce ne sono, ma va detto subito che il campione che ha risposto al sondaggio si è dichiarato in larga maggioranza cattolico, mentre si sono rilevati molto meno frequenti coloro che hanno espresso un orientamento religioso diverso da quello cattolico o hanno detto di essere atei o agnostici. Il Veneto è comunque una regione che storicamente rileva un forte radicamento con la religione cattolica, più elevato che in altre regioni del Nord Italia, ed inoltre va tenuto ben presente che la questione del crocifisso esula dalla semplice interpretazione religiosa, in quanto è da sempre un simbolo legato anche alla tradizione sociale e culturale del nostro Paese. Fatte queste debite premesse, circa il 77% degli intervistati al primo impatto valuta negativamente la decisione della Corte Europea dei diritti dell’uomo, esprimendosi a favore del crocifisso nelle aule scolastiche della regione.

È interessante rilevare però come la ripartizione di favorevoli e contrari dipenda fortemente dall'età degli intervistati: quasi il 32% dei giovani dai 18 ai 34 anni toglierebbe il crocifisso dai muri delle scuole, contro il 15% degli «over 50». È evidente dunque già da questo primo dato come stiano cambiando gli orientamenti dei Veneti, determinati evidentemente anche da una diminuzione della pratica religiosa, come confermato dal fatto che la maggioranza dei rispondenti si è dichiarata cattolica ma non praticante. A riprova di quanto osservato, il motivo per cui gli intervistati vorrebbero che il crocifisso restasse al suo posto è da ricondurre principalmente alla valenza culturale e di tradizione del nostro Paese che il simbolo suggerisce (54%), piuttosto che alla convinzione che sia un «diritto» acquisito dalla maggioranza, cattolica, dei cittadini italiani (41%). Ciò è particolarmente vero per i giovani favorevoli al crocifisso, che nel 61% dei casi vedono in esso la tradizione culturale del luogo in cui vivono. Coloro che invece approvano la decisione della Corte Europea si dividono quasi equamente tra chi ritiene che la scuola debba essere laica (50%, soprattutto tra i giovani) e chi vede nella presenza del crocifisso nelle aule una discriminazione per i non cattolici (47%). Sembra poi che la sentenza rischi di far nascere in più di qualcuno un sentimento anti- europeista: il 52% ritiene infatti che l’Europa non debba decidere su argomenti di questo tipo in quanto direttamente legati alla tradizione e alla cultura di ogni Paese, a cui va aggiunto il 30% circa che pone l’accento sull’autonomia decisionale di ogni nazione. Da rilevare, comunque, il 16% degli intervistati che ritengono non ci sia altra soluzione che rivolgersi agli organismi europei, in quanto nel nostro Paese l’influenza della Chiesa nelle questioni nazionali è troppo forte.

Un elemento interessante che emerge dell’indagine è lo spirito democratico dimostrato da quasi due terzi dei Veneti: piuttosto che decisioni prese dall’alto, piacerebbe piuttosto l’idea di scelte caso per caso, lasciate alla maggioranza dei genitori o degli studenti presenti in ogni classe, posizione questa sposata dal 72% degli intervistati dai 18 ai 34 anni e, a sorpresa, anche dal 42% dei non cattolici. Il 15% esclude a priori invece la possibilità che vi possano essere simboli religiosi in classe. Meno praticabile, invece, appare la possibilità di esporre nelle classi, oltre al crocifisso, anche i simboli delle altre religioni presenti in quella classe. Il 46% valuta infatti una opzione di questo tipo certamente volta al pluralismo e alla rappresentazione del credo di tutti, ma il rischio che si crei confusione nella società multietnica e multiculturale del futuro è più che elevato. Solo il 17% ritiene che una soluzione di questo tipo possa rispettare tutti, ricordando la posizione di atei ed agnostici. Circa il 23% ritiene invece che l’unico simbolo che debba essere appeso alle pareti delle aule è il crocifisso. Sebbene la questione della rimozione del crocifisso dalla classi sia emersa, attualmente, in seguito al ricorso presentato da una famiglia non cattolica, già in varie occasioni sono emerse discussioni, anche piuttosto accese, in questo senso con riferimento più specifico alla presenza sempre più consistenti di immigrati di altre religioni nel nostro Paese. Secondo il 74% dei Veneti intervistati, la rimozione del crocefisso dalle scuole e dai luoghi pubblici non porterebbe particolari vantaggi all’integrazione degli immigrati non cattolici. Anzi, la maggioranza assoluta (52%) non attribuisce alcun effetto ad una azione di questo tipo, testimoniando come la costruzione di una società multietnica veramente integrata necessiti prioritariamente di altre azioni.


coordinatore della ricerca Panel Data
09 novembre 2009