La riforma delle superiori a dicembre in Consiglio dei ministri

Meno ore e meno indirizzi,
più laboratori e stage esterni

Alessandra Migliozzi Il Messaggero, 18.11.2009

ROMA - Nelle scuole superiori, soprattutto negli istituti tecnici, c’è voglia di cambiamento. Tanto che a Roma c’è chi ha deciso di anticipare la riforma che entrerà in vigore dal prossimo anno scolastico. All’istituto superiore Leopoldo Pirelli, periferia sud-est della Capitale, nelle prime si stanno già sperimentando alcune delle novità previste dal progetto del ministro Gelmini per gli indirizzi tecnici: orari ridotti, più attenzione ai laboratori, collegamenti trasversali tra le materie di indirizzo. In Italia sono in tutto cinque le regioni (Lazio, Sicilia, Puglia, Veneto e Lombardia) dove hanno preso il via, con modalità diverse, esperimenti di riforma dei tecnici coordinati dagli Uffici scolastici locali. In ogni regione sono una cinquantina le scuole che hanno aderito volontariamente alla sperimentazione. Il tutto è controllato a livello centrale da una “delivery unit” che monitora l’andamento dei progetti.

Ma restano in piedi ancora alcuni nodi importanti da sciogliere prima che il restyling degli istituti tecnici e professionali e dei licei possa partire nel 2010/2011. Uno fra tutti, il numero di studenti che saranno coinvolti dalle novità: si comincerà solo con le prime o anche con le seconde classi? Il ministro, a settembre, aveva dato qualche rassicurazione in merito, ma i sindacati, i genitori e i presidi ora chiedono certezze definitive e sono tutti d’accordo: bisogna partire solo con le prime per non creare confusione nelle scuole.

L’ultima parola sarà pronunciata a dicembre in Consiglio dei ministri quando ci sarà il varo definitivo della riforma. Gli occhi sono puntati sul responsabile dell’Economia, Giulio Tremonti: coinvolgendo anche le seconde si tagliano più ore e materie con conseguenti risparmi per le casse dello Stato. Nel frattempo le scuole stanno con il fiato sospeso, mentre gli esperti e i sindacati fanno pressione in Parlamento (dove si stanno vagliando i testi ministeriali) perché siano introdotte anche altre modifiche alla riforma. Per esempio alla Camera, in commissione Cultura, la Confindustria ha espresso apprezzamenti sui nuovi istituti tecnici, ma anche qualche perplessità: bene il cambiamento, ma per i corsi dell’area tecnologica il ministro ha previsto poche ore di laboratorio nel biennio iniziale, solo 8 a settimana. Le imprese vorrebbero che fossero portate a 12, per valorizzare l’apprendimento pratico.

Della stessa idea è anche il professor Alberto Felice De Toni, incaricato dall’ex ministro Fioroni di guidare la commissione per la riforma dei tecnici, secondo cui qualche problemino c’è anche per alcuni indirizzi liceali, uno dello scientifico (quello tecnologico) e uno delle scienze umane (economico) che sono “fuorvianti” in quanto nel primo non ci sono abbastanza laboratori e nel secondo scarseggiano le ore di materie economiche. Secondo De Toni o si cambia o questi indirizzi vanno eliminati per evitare sovrapposizioni con corsi simili dell’istruzione tecnica che potrebbe uscirne ancora una volta danneggiata dopo il crollo di iscrizioni degli ultimi anni: dal 2004 i licei hanno definitivamente preso il posto di comando. La riforma potrebbe invertire questa tendenza con indirizzi più snelli e aderenti alle richieste del mercato. Ecco perché c’è già chi gioca d’anticipo come l’istituto capitolino Pirelli (che ha classi sia di corsi tecnici che liceali) dove hanno già preso il via i nuovi indirizzi per l’area tecnica proposti dal ministro, ma, soprattutto, «è già cambiata- spiega la dirigente Flavia De Vincenzi- la modalità di fare didattica con un’attenzione spinta sui laboratori. La riforma, infatti, prevede soprattutto il passaggio ad un nuovo modo di insegnare, ad una nuova mentalità».

All’istituto di via Rocca di Papa, zona Colli Albani, la scuola del futuro è già una realtà. Le novità riguardano le prime che, da quest’anno, ad esempio, fanno inglese tutte alla stessa ora. «I ragazzi così vengono divisi per gruppi- spiega De Vincenzi- in base al loro livello di conoscenza per garantire una formazione adeguata per tutti».

Scompare, insomma, il vecchio concetto di classe, almeno per qualche ora, e si studia in laboratorio in base alle proprie necessità e capacità con metodi praticamente personalizzati. Anche i nomi dei vecchi indirizzi sono cambiati: non c’è più la divisione tra geometri e ragionieri, ora ci sono l’indirizzo amministrativo e quello di costruzioni, ambiente e territorio, come prevede la riforma. L’orario, poi, è stato ridotto: 32 ore contro le precedenti 35. «Abbiamo solo messo a sistema delle sperimentazioni che già c’erano- chiude la dirigente- e che ora diventeranno ufficiali con l’avvio della riforma. La necessità di cambiare c’è, molti istituti stanno anticipando i tempi anche perché i vecchi modelli orari, ad esempio, erano pesanti. Si stava 6-7 ore sui banchi e c’era pochissima didattica laboratoriale».