Sicurezza a scuola,
Legambiente pone tre quesiti al Ministro

di A.G. La Tecnica della Scuola, 21.11.2009

Riguardano anagrafe scolastica, individuazione dei 100 istituti a rischio sismico da riqualificare e piano Cipe di un 1 miliardo di euro da destinare all'edilizia scolastica. L'associazione pretende risposte immediate perchè più del 38% dei 42.000 plessi scolastici necessita di interventi di manutenzione urgente: un vuoto di programmazione che non possiamo permetterci, in un Paese dove il 70% del territorio nazionale è a rischio sismico.

"A che punto sono l'anagrafe scolastica e quella dell'edilizia non strutturale? Quali sono i 100 istituti a rischio sismico da riqualificare? Qual'è il piano di utilizzo per 1 miliardo di euro destinato all'edilizia scolastica previsto dalla delibera Cipe del marzo scorso?". Sono tre domande, ben definite, quelle che pone Legambiente alla vigilia dell'anniversario del tragico episodio accaduto nel liceo Darwin di Rivoli dove esattamente un anno fa ha perso la vita Vito Scafidi per il crollo di un controsoffitto dell'aula dove si svolgeva la lezione.

L'associazione ricorda che il ministro Gelmini ha di recente annunciato misure adeguate all'emergenza e in generale della situazione degli edifici scolastici in Italia, in linea con il ruolo che la sicurezza scolastica ricopre come "tema – aveva detto il responsabile dell'Istruzione in occasione del occasione del via libera del Comitato interministeriale per la programmazione economica - di primario interesse strategico nazionale" e verso cui i provvedimenti attuati "dimostrano l'impegno del Governo Berlusconi in questo campo".

Alle parole del Ministro non sarebbe seguito un adeguato piano operativo.

"Malgrado le rassicurazioni e le promesse del ministro Gelmini – ha dichiarato Vanessa Pallucchi, responsabile del settore scuola e formazione di Legambiente - ancora non abbiamo avuto un riscontro concreto a quanto dichiarato. Non è avvenuta né una pianificazione degli interventi, né tanto meno un trasferimento di finanziamenti alle amministrazioni locali che da sole non sono in grado di far fronte alla riqualificazione di un patrimonio edilizio tanto vasto e complesso. Sono quarantaduemila, infatti, gli edifici scolastici in Italia, un numero che comprende stabili risalenti per la maggior parte a prima del 1974, anno in cui è entrata in vigore la normativa antisismica, mentre già sappiamo che più del 38% di questi necessita di interventi di manutenzione urgente. Un vuoto di programmazione che non possiamo permetterci, in un Paese dove il 70% del territorio nazionale è a rischio sismico".

Secondo Legambiente, che da dieci anni monitora lo stato di salute delle scuole nel nostro Paese attraverso l'indagine Ecosistema Scuola, la situazione va affrontata con i fatti il prima possibile: andrebbe "dato immediato compimento alla più volte annunciata anagrafe scolastica, iniziata nel 1996 e mai compiuta" poiché non è "più rinviabile una programmazione nazionale e regionale in merito all'edilizia scolastica".

Le preoccupazioni sullo stato di salute degli edifici scolastici appartengono anche all'Unione degli studenti: l'associazione studentesca è convinta che i rischi sulla sicurezza, assieme agli spazi di studio limitati, incidano negativamente non solo sulla sicurezza, ma anche sulla qualità formativa. "L'assenza di strutture adeguate, con spazi dove poter svolgere attività didattiche, laboratori ali ed extracurricolare – ha detto il coordinatore Stefano Vitale - risente fortemente nella formazione delle studentesse e degli studenti italiani".

Nelle scorse settimane il sindacato studentesco ha avviato un sondaggio, in 400 istituti, proprio su questi temi. "Ciò risulta anche dai primi risultati del sondaggio avviato il mese scorso dall'Unione degli Studenti da cui sono emersi alcuni dati interessanti: il 45% risultano edifici costruiti prima del 1990, il 34% costruiti in zone a rischio sismico, il 35% con barriere architettoniche, il 26% senza scale di emergenza".
Dello stesso parere è Luca De Zolt, portavoce della 'Rete degli studenti': "non si può accettare che in uno Stato che si dice civile milioni di studenti e lavoratori della conoscenza ogni giorno vengano consegnati al pericolo e al rischio".