Influenza A: di A.G. La Tecnica della Scuola, 24.11.2009 Il 23 novembre il ministero dell'Istruzione transalpino ha raggiunto le 252 unità di istituti chiusi (contro le 210 di due giorni prima) su un totale di 55.000: ben 211 sono scuole primarie e 41 secondarie. Il regolamento prevede che per arginare la diffusione del virus H1N1, i prefetti francesi possono decidere di chiudere una classe o l'intera scuola, per sei giorni, a partire da tre casi comparsi nella stessa settimana in una stessa classe o in classi che hanno attività condivise, come la mensa. Con l'influenza A/H1N1 è difficile fare previsioni: anche se in Italia il cosiddetto “picco”, l’apice dei casi di cittadini colpiti dal virus, sarebbe stato già raggiunto la scorsa settimana, quella centrale di novembre, è probabile che le polemiche sui comportamenti migliori da adottare siano ancora lontane dal sopirsi. Anche perché nella maggior parte dei Paesi e noi più vicini sta accadendo esattamente il contrario. A cominciare dalla Francia, dove negli ultimi giorni il numero delle scuole chiuse a causa del aumentato numeri casi su cui si è abbattuto il virus A è improvvisamente aumentato. Il 23 novembre il ministero dell'Istruzione transalpino ha infatti raggiunto le 252 unità (contro le 210 di due giorni prima) di istituti chiusi su un totale di circa 55.000 scuole e 11.000 collegi e licei: numeri che corrispondono a 364 classi, suddivise in 22 accademie sulle 26 del Paese, dove le lezioni sono sospese a data da destinarsi. Il ministero dell’Istruzione francese ha anche fatto sapere la maggior parte dei colpiti in età scolastica sono giovanissimi. Gli adolescenti, al pari degli adulti, sembrano detenere un numero decisamente più alto di anticorpi. Basta dire che dei 252 istituti chiusi, 211 sono scuole primarie e 41 secondarie. Il regolamento approvato nell’estate scorsa prevede che per arginare la diffusione del virus H1N1, i prefetti francesi possono decidere di chiudere una classe o l'intera scuola, per sei giorni, a partire da tre casi comparsi nella stessa settimana in una stessa classe o in classi che hanno attività condivise, come la mensa. Una linea condivisa anche nel nostro Paese, dove l’ultima parola in caso di chiusura spetterebbe sempre alle istituzioni locali. E dove il vice-ministro della Salute, Ferruccio Fazio, d’accordo con il ministro dell’Istruzione, Mariastella Gelmini, ha più volte sottolineato che per chiudere una classe occorrano sempre almeno tre casi di compagni infetti. |