SCUOLA

I veri insegnanti
che sanno guidare i ragazzi

Gianni Mereghetti, il Sussidiario 19.3.2009

Il ministero della Pubblica Istruzione ha pubblicato lo schema di regolamento concernente il “Coordinamento delle norme vigenti per la valutazione degli alunni”. Si tratta di una sorta di punto e a capo su come si debba valutare oggi e in particolar modo sul valore della condotta, che, come è ormai risaputo, concorre alla valutazione finale, tanto che con il cinque uno studente d’ora in poi verrà bocciato. Il ministero ha fatto un significativo lavoro di sintesi per identificare i criteri fondamentali che devono essere tenuti in adeguata considerazione quando un insegnante si metta a raccogliere i dati necessari ad esprimere una valutazione sul grado di preparazione di uno studente. Processi di apprendimento, comportamento e rendimento scolastico complessivo, sono questi i fattori che secondo il ministro concorrono ad una valutazione corretta dello studente.

Nulla da obiettare: questi fattori sono sicuramente da tenere in considerazione. Ma non bastano. Manca l’aspetto dinamico della valutazione, ossia il percorso che lo studente ha compiuto per raggiungere l’obiettivo prefissato. Valutare uno studente, infatti, non è solo considerare se abbia o non abbia raggiunto un risultato, ma anche il cammino fatto. In certi casi si dovrebbe premiare maggiormente uno studente che dal quattro passi al cinque che non quello che parte dal sei e non fa altro se non conservarlo.

Purtroppo oggi la scuola è fatta da insegnanti che hanno un obiettivo e valutano gli studenti rispetto al suo raggiungimento o al non raggiungimento, mentre scuola significa fare insieme un cammino di conoscenza. Perché non si valuta anche il cammino? La ragione forse è molto semplice: è che si vuol garantire la maggioranza dei docenti, che dice allo studente che cosa deve fare e aspetta che lo faccia. Che tristezza tutto ciò! Fare scuola invece è accompagnarlo in questa avventura, ed è ciò che la maggioranza dei docenti non sa fare. Comunque, il ministro rifletta, e lo facciano anche i docenti: è facile insegnare a chi sa già studiare, ma il bello è portare alla conoscenza chi ha difficoltà ad arrivarci o non ha interesse a farlo.

Lo schema di regolamento si sofferma poi in modo diffuso sulla valutazione della condotta. Di questo aspetto se ne sta parlando in lungo e in largo, anche perché numerosi sono stati i cinque in condotta attribuiti alla fine del primo quadrimestre; ma il modo con cui si affronta il problema è quello delle procedure, come se bastasse una norma perfetta o la sua coerente messa in pratica a convincere uno studente a cambiare sguardo su di sé e sugli altri. Invece la questione seria è un’altra: è cominciare a valorizzare gli studenti che hanno un approccio positivo alla realtà e alla vita in classe. È questa la strada per far sì che la condotta diventi una occasione educativa; altrimenti succede quello che già accade in tante scuole, ossia che l’insegnante usa la condotta per non coinvolgersi con i suoi studenti. È invece un dato di fatto che solo in forza di un rapporto si apre l’altro alla positività del reale.