Dagli slogan ... alle scuole paritarie

di Marco Pistoi, Pavone Risorse 9.3.2009

Leggendo i primi dati sulle iscrizioni in Lombardia salta all’occhio la consistente migrazione di iscritti verso gli istituti privati. In particolare, solo alla primaria, le iscrizioni alle scuole private segnerebbero un aumento di circa il 15%.

A quanto pare  “i genitori sono spaventati dalla prospettiva dello smantellamento della scuola statale da parte del governo, temuto da opposizione e sindacati”.
Rifletto.

In effetti, la “riforma” Gelmini non ci piace.

Non ci piace lo “spezzettamento” in tanti modelli organizzativi: 24, 27, 30, 40 ore…(chi offre di più?) e non ci piace l’idea dell’insegnante unico di riferimento e l’annunciata perdita delle ore di compresenza…

Non condividiamo la logica “semplificativa” e sommativa del nuovo sistema di valutazione e ci sconforta la richiesta di armonizzare in sede di programmazione documenti difficilmente conciliabili come i Piani di Studio e le Indicazioni per il curricolo… non ci piace… insomma, per questo (e molto altro ancora), noi insegnanti abbiamo protestato, scioperato, manifestato… ma forse commettendo un errore: non abbiamo ricordato ai genitori che la scuola è fatta anche (!) di insegnanti.  Insegnanti delusi e preoccupati dalle motivazioni che muovono i cambiamenti nella scuola, ma che proprio per questo hanno finalmente ricominciato a parlare di pedagogia e di programmi, di didattica… (di questo passo finirò per ringraziare il Ministro Gelmini!).

Voglio dire che non basta offrire semplicemente un contenitore (magari appariscente e allettante, come può apparire quello privato): per fare una buona scuola, efficiente ed efficace, occorrono risorse e insegnanti capaci e motivati. Le risorse ahimé possono essere ridotte, la capacità messa alla prova (questo non sarebbe un male)… ma la motivazione e la voglia di continuare a lavorare per costruire una scuola diversa e migliore, dipende unicamente dagli insegnanti. Non ci sono alibi.

Passato il tempo della delusione e dell’indignazione,  è arrivata l’ora di rimboccarsi le maniche, e prepararsi a compensare o “limitare i danni”.  Una buona scuola, statale, è ancora possibile… nonostante la Gelmini.