Pronto soccorso ed educazione alimentare.
Il Parlamento studia la scuola del futuro
di Marino Petrelli,
Panorama del
31.3.2009
Scuola, tra presente e futuro:
non solo riforme, ma anche nuove materie all’esame (o d’esame).
O meglio, nuove discipline che potrebbero entrare in vigore se le
numerose proposte di legge presentate alla Camera e al Senato
saranno convertite in legge dai due rami del Parlamento.
Internet, le lingue straniere, educazione civica e forse educazione
sessuale le più conosciute, ma quanti sanno che ci sono deputati e
senatori che spingono per inserire i rudimenti del primo soccorso,
oppure corsi di educazione alimentare? O ancora l’insegnamento delle
“specificità culturali, geografico, storiche e linguistiche delle
comunità territoriali” piuttosto che “attività teatrali e di
intelligenza emotiva”?
Il tema della scuola ha da sempre suscitato l’attenzione e
l’interesse di molti parlamentari italiani. Così, se negli anni
novanta le proposte di legge più singolari in materia potevano
arrivare a poche decine per legislatura, oggi, scorrendo rapidamente
i siti internet di Camera e Senato, se ne possono ritrovare
quantomeno un centinaio. Maggioranza e opposizione spingono, ad
esempio, per inserire i rudimenti del pronto soccorso alle medie e
al liceo. Le cifre, del resto, parlano chiaro: ogni anno in Italia
60 mila persone muoiono per un arresto cardiaco, 23 mila sono
vittime di un trauma improvviso e 6 mila di un incidente stradale.
Un intervento di primo soccorso può salvare il 30 per cento delle
persone colpite, sottolineano i firmatari delle due iniziative
legislative, il deputato del Pd
Gerolamo Grassi e il senatore del Pdl
Luigi D’Ambrosio Lettieri.
Ma i legislatori non si fermano qui: altri testi scolastici
potrebbero finire sui banchi degli studenti, come l’educazione
alimentare. L’Italia è ai primi posti in Europa per numero di
bambini e adolescenti in sovrappeso. Ecco perché
Antonio Razzi,
deputato dell’Idv, propone di istituire, fin dalla scuola primaria,
corsi di educazione alimentare per “formare una cultura alimentare
basata su informazioni complete e corrette, ancora poco diffusa nel
nostro Paese”. Il deputato
Fabio Granata
(Pdl) e la senatrice
Anna
Maria Carloni (Pd) chiedono, invece, che nei programmi
scolastici trovi posto anche l’insegnamento dell’educazione civica
ambientale perché, spiegano, “tende a sviluppare nello studente la
consapevolezza di soggetto attivo e protagonista della comunità
attraverso i valori costituzionali della cittadinanza,
dell’ambiente, della salute, della legalità”. Gli zaini degli
studenti potrebbero appesantirsi ulteriormente se saranno approvate
altre due proposte di legge della deputata della Lega
Paola Goisis,
che propone l’insegnamento delle “specificità
culturali, geografico, storiche e linguistiche delle comunità
territoriali e regionali“. Così, si legge nella proposta di
legge, “lo studio della realtà Sabauda per gli studenti piemontesi
può assumere un’importanza non inferiore a quella che riveste lo
studio della realtà Borbone per gli studenti delle regioni
meridionali o del califfato arabo e dei ducati normanni per gli
studenti della Sicilia”.
Molto simile il
ddl presentato da Angela Napoli (Pdl), che chiede l’introduzione
della storia locale. La Napoli, tra l’altro è molto attiva
sull’argomento scuola: solo in quest’ultima legislatura si contano
una decina di provvedimenti presentati alle commissioni di
competenza, che vanno dalla “disciplina del sistema nazionale di
istruzione”, alle “Disposizioni concernenti i dirigenti scolastici,
fino alle “Disposizioni in materia di stato giuridico degli
insegnanti e di rappresentanza sindacale nelle istituzioni
scolastiche”.
Più controverso, invece, il
progetto di legge presentato da Valentina Aprea, presidente
della commissione Cultura della camera dei Deputati ed ex
sottosegretario all’Istruzione del precedente Governo Berlusconi,
che chiede “Norme per l’autogoverno delle istituzioni scolastiche e
la libertà di scelta educativa delle famiglie, nonché per la riforma
dello stato giuridico dei docenti”.
Il progetto di legge, prevede, infatti, oltre ad una serie di novità
sostanziali che potrebbero sconvolgere l’attuale assetto
organizzativo scolastico, un maggior carico di responsabilità (e di
potere) proprio per i dirigenti. A presidi verrebbe infatti
demandato prima di tutto il compito di bandire concorsi per nuovi
docenti, specifici per ogni istituto, oltre che di scegliere
personalmente (senza più graduatoria pubbliche) i docenti supplenti.
Anche loro, i capi d’istituto, saranno comunque sottoposti a
verifiche sull’operato svolto: lo stesso ministro ha ricordato come
i nuovi concetti “di responsabilità e merito” non andranno applicati
solo agli studenti, “ma anche ai docenti e ai dirigenti, che vanno
valutati e incentivati”. Il testo ha ricevuto forti critiche da
parte dei dirigenti scolastici, mentre il Forum degli insegnanti ha
cominciato
una raccolta di firme per fermarne l’iter parlamentare. E se il
deputato dell’Idv
Fabio Evangelisti ed il parlamentare del Pdl
Enrico Pianetta insistono perchè nei programmi scolastici venga
inserito “l’insegnamento dell’educazione ai diritti umani”, la
deputata del Pdl
Fiorella Ceccacci si spende perchè tra le materie di studio vi
sia anche “attività
teatrali e intelligenza emotiva“. Il teatro “ha da sempre una
straordinaria funzione di educazione alla cultura ed è diventato un
elemento nuovo della nostra cultura educativa, grazie anche
all’apporto di moderne discipline socio psicologiche”, si legge nel
testo della proposta di legge presentato lo scorso 26 maggio, quando
la nuova legislatura era cominciata da appena un mese.