RETROSCENA

La rivolta per il sabato a scuola

Genitori e famiglie contro la Gelmini: con le ore di 60 minuti week-end a rischio

Raffaello Masci, La Stampa 30.3.2009

ROMA
Uno spettro aleggia su molte scuole: l’ipotesi che possa saltare la sacra istituzione del week end libero, tornando a scuola al sabato mattina per una questione di distribuzione dell’orario. È solo un’eventualità, ma il fatto stesso che venga posta è bastato a turbare i sonni di alcuni milioni di alunni (e altrettante famiglie). Quelli che, appunto, al sabato non vanno a scuola.

Il sito Tuttoscuola.com ha sollevato la questione. In dicembre il ministro Gelmini ha ricordato ai presidi che l’orario di lezione prevede ore di 60 minuti. E se è vero che una circolare del ‘79 consentiva di proporre lezioni di 50 minuti, questo era possibile solo per far fronte «a situazioni d’emergenza». Per esempio, il problema degli alunni pendolari che dovevano prendere un mezzo per tornare a casa.

Vent’anni dopo questa circolare, nel ‘99, è giunta la legge sull’autonomia scolastica che consentiva agli istituti un ampio margine nella gestione dell’orario. Questi due provvedimenti, incrociati tra loro, di fatto avevano permesso, a chi avesse voluto, di ridurre le ore di dieci minuti, senza tanti distinguo.

Ora il ministro Gelmini ha deciso di mettere fine a questo andazzo e - quattro mesi fa, per l’appunto - ha presentato un regolamento che fa ordine in questa anarchia. Un regolamento che sarà in vigore dal 2010, ma il cui solo annuncio è bastato a mettere molte scuole nel panico. Anche se non tutte, beninteso, stanno nelle stesse situazioni: nelle elementari ci sono formule orarie molto diversificate (27, 30 e 40 ore settimanali) che consentono di gestire il problema con una certa elasticità.

«Dove si fa il tempo pieno - dice Clara Gnaccarini, docente in una scuola di Collegno, alle porte di Torino - il problema non è mai esistito. Noi facciamo quaranta ore settimanali di sessanta minuti. Altrove si tratta solo di tornare a essere più responsabili: il recupero del tempo scuola andava fatto anche prima, ma molti istituti, specie al Sud, non l’hanno mai fatto. Ora devono tornare nelle regole. E gli strumenti ci sono. Per esempio, i rientri pomeridiani». Più problemi si presentano negli istituti tecnici industriali, dove l’orario è già di 36 ore: parlare di 50 o di 60 minuti all’ora fa una bella differenza. La maggior parte degli Itis fa lezione anche al sabato, molti hanno sperimentato la settimana corta, e l’idea di dover rinunciare anche a quella, dopo una tabella oraria tanto esigente, non piace.

«Intanto va detto che la riforma Gelmini prevede una riduzione dell’orario per gli istituti tecnici da 36 a 32 ore settimanali, e questo già ci dà un respiro di sollievo - spiega Ernesto Totaro, preside dell’Itis John Neumann di Roma - ma il problema rimane. Molte scuole, poi, stanno utilizzando l’orario lungo, che vuol dire un’ora in più al giorno, ma anche questa sembra una soluzione dura, in quanto è difficile tenere in classe i ragazzi fino alle 14.30. La cosa migliore è quella pensata dal ministero: ridurre l’orario». Quanto alle famiglie, l’Associazione genitori dà una indicazione chiara per la salvezza del sabato. «L’autonomia scolastica dà facoltà di trovare soluzioni accettabili e condivise - dice il presidente Davide Guarneri - noi chiediamo solo tollerabilità della scuola con la vita familiare, rispetto delle norme sul recupero dei tempi di lezione e attenzione ai bisogni formativi dei ragazzi: il che vuol dire orario completo di 60 minuti, ma forse qualche ora di lezione in meno».