Fine d’anno tra cortei e scioperi:
la protesta non si placa

di A.G. La Tecnica della Scuola 10.3.2009

Ripartita con i sit-in della Rete nazionale dei precari davanti agli Usp, la contestazione contro i tagli del Governo e il DdL Aprea prende sempre più corpo: il 18 marzo lo sciopero di Flc-Cgil e Gilda, a cui hanno aderito diversi movimenti. Il 23 aprile quello dei Cobas. All’orizzonte di Cisl e Uil. E anche gli istituti non stanno a guardare.

Manifestazioni, sit-in, cortei, scioperi e dibattiti: è questo lo scenario che attende la scuola nei prossimi mesi. Ad alimentarlo saranno, ancora una volta, i movimenti sindacali e una serie di associazioni che in questi giorni hanno reso noto il loro piano di proteste contro i noti tagli del Governo al mondo della scuola e l’ipotesi di approvazione del DdL Aprea che introdurrebbe un'innovativo stato giuridico-selettivo dei docenti.

I primi a muoversi sono stati i rappresentanti della Rete nazionale dei precari che nel pomeriggio del 4 marzo hanno manifestato sotto l’Ufficio scolastico provinciale di Milano e Palermo. Il 9 è toccato a Roma, mentre il 10 sarà la volta di Catania. Poi Agrigento (il 12 marzo ore 15), Napoli (il 12 marzo dalle ore 12,30 alle 16), Terni (il 16 marzo ore 15) e Livorno (17 marzo ore 15,30). Secondo la Rete dei precari la situazione delle scuole italiane è destinata a diventare drammatica, con "migliaia di lavoratori precari, aule sovraffollate, diffuse violazioni del diritto allo studio degli alunni disabili, inagibilità di numerose strutture scolastiche". Per questo i precari chiedono "il ritiro della legge 133 e del ddl Aprea; l'assunzione dei precari della scuola su tutti i posti vacanti e disponibili".

Tra le richieste dei precari figura anche la necessità "che gli uffici scolastici provinciali pubblichino le proiezioni dei tagli previsti dalla legge 133 sulle diverse scuole, sulle varie categorie di lavoratori, sulle differenti classi di concorso e renda noti quanti precari non lavoreranno più nei prossimi anni”.

Il 9 marzo al sit-in davanti l’ex Provveditorato agli studi di Roma c’erano anche altri rappresentanti: quelli della Flc-Cgil, del Movimento insegnanti precari e del Coordinamento genitori-insegnanti “Non rubateci il futuro” (quest’ultimo nato ad inizio anno scolastico a seguito delle occupazione di alcuni istituti del quartiere Casilino a Roma, in particolare la Iqbal Masih). Oltre che le riduzioni di organico la protesta è servita per rendere pubblica la penalizzazione della qualità dell'offerta formativa, l’aumento delle spese a carico delle famiglie e il mancato rispetto delle norme sulla sicurezza a seguito dell’aumento del numero di studenti per classe.

Nella stessa giornata la Flc-Cgil (già in piazza a Montecitorio il 6 marzo contro la “norma ammazza precari”) ha organizzato, sempre nella capitale, un incontro con le forze politiche, le associazioni professionali, dei genitori e degli studenti per specificatamente con le forze politiche, le associazioni professionali, dei genitori e degli studenti per specificatamente discutere sul ddl Aprea. “Un testo che se approvato – ha detto il segretario nazionale Fulvio Fammoni - comporterebbe uno scenario devastante per la scuola pubblica ed il ruolo che ad essa assegna la nostra Costituzione, facendo scempio della sua autonomia, della professionalità e dignità del suo personale e dell'esercizio della democrazia nei luoghi di lavoro".

Un po’ a sorpresa tra i manifestanti di marzo non figurano i Comitati di base. Ma è solo questione di tempo. Domenica 15 marzo, presso la sala Pintor in via Scalo San Lorenzo, a Roma, dalle 9.30 i Cobas e il Coordinamento nazionale precari della scuola si riuniranno in un'assemblea nazionale. Poi sarà la volta dello sciopero generale, programmato già per il 23 aprile. La loro contestazione non comprende però solo la scuola: nella “Piattaforma contro la crisi” redatta dai Cobas l’istruzione è infatti solo uno dei tanti motivi per cui occorrerebbe scendere in piazza: assieme c’è anche l’esigenza di risanare, tanto per citare qualche esempio, il blocco dei licenziamenti, la riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario, l’esigenza di aumenti consistenti di salari e pensioni, l’introduzione di un reddito minimo garantito per chi non ha lavoro. A livello di scuola, invece, i Cobas lamentano, oltre ai tagli, “l’aumento, in tutti gli ordini di scuole, di 2 alunni nel limite massimo di alunni/classe , che quindi passerà dall’attuale 25 (che con la prassi delle “deroghe”, arriva attualmente fino a 30-31) a 26-27-30 (che, sempre con le “deroghe”, significherà arrivare a 31-32-35) a seconda degli ordini di scuole. Questo ulteriore, forte aumento – continua il sindacato di Bernocchi - oltre che ovviamente essere catastrofico per i tagli di classi e di posti di lavoro nonché per l’inevitabile scadimento della qualità della scuola pubblica, confligge clamorosamente con le norme sulla sicurezza e l’agibilità delle aule per la didattica”.

Uno sciopero mirato alla scuola, o meglio al settore della Conoscenza, è previsto invece per il 18 marzo: alla protesta, indetta dalla Flc-Cgil prima e della Gilda in seconda battuta, hanno dato la loro adesione una serie di movimenti e associazioni, tra cui i Cip, il Cidi, l’Unione degli studenti e degli universitari. Non ci saranno invece gli altri sindacati della scuola. E per questo, anche per evitare che vi sia un numero esiguo di adesioni (come è già accaduto alla Flc-Cgil il 13 dicembre scorso quando portò in piazza nemmeno il 10% del personale) il coordinatore della Gilda, Rino Di Meglio, auspica "che anche gli altri sindacati convergano su quella data, così da rinnovare quell'unità che ha animato la grande manifestazione nazionale del 30 ottobre scorso".

Se non di certo per il 18 marzo è probabile che la lista delle manifestazioni si allunghi: soprattutto dopo che anche i sindacati sinora più aperti al confronto con Governo e Miur sembra che stiano perdendo la pazienza. “chiediamo che gli obiettivi di risparmio siano rimodulati – ha detto il segretario della Cisl Scuola, Francesco Scrima - , sia per gli impegni assunti in tal senso dal Governo, ma ancor più per le concrete esigenze derivanti dalla scelta di tempi e modelli espressa dalle famiglie all`atto delle iscrizioni. Chiediamo garanzie e risposte immediate: diversamente ci rimarrà che avviare formalmente le procedure della mobilitazione. Abbiamo già tutto pronto".

Dello stesso avviso Massimo Di Menna, leader della Uil Scuola, secondo cui "sarà una conclusione di anno scolastico di forte mobilitazione, senza risposte concrete da parte del Governo andremo in piazza". Qualora il confronto con i tecnici del Miur sugli organici, il prossimo incontro è previsto per il 10 marzo, dovesse andare male è molto probabile che anche Cisl e Uil Scuola proclamino lo sciopero.

Tensioni e confronti stanno infine coinvolgendo anche i singoli istituti. Un esempio su tutti è quello del liceo romano Mamiani, dove l’assemblea cittadina organizzata dal “Comitato difesa scuola pubblica Liceo Mamiani” per il pomeriggio del 24 marzo ha organizzato un dibattito aperto. Nell’aula magna dello storico liceo classico capitolino il movimento cercherà di sottoporre ai presenti tutte le novità derivanti dalla riforma: si parlerà quindi della possibilità che" dall’anno prossimo ogni classe – fa sapere il movimento del Mamiani - potrebbe ritrovarsi un prof diverso per ogni materia: uno per il greco, uno per il latino, uno per la storia, uno per la filosofia, uno per matematica, uno per fisica, uno per biologia, uno per chimica. E non è finita qui: ogni classe potrà essere ogni anno accorpata o smembrata secondo le necessità di far quadrare il bilancio: l’obiettivo costante sarà quello di farti stare in classi di 30-35 alunni. Già da ora – concludono dal liceo romano - mancano i soldi per l’ordinaria amministrazione delle scuole statali". Uno scenario forse eccessivo, quasi apocalittico. Ma che per molti potrebbe configurarsi come una triste realtà.