Accordo tra Formigoni e Gelmini sugli istituti Ifp Nasce il diploma regionale di Alessandra Ricciardi, ItaliaOggi 17.3.2009
Si potrà avere un diploma regionale al IV anno delle superiori. È la
prima esperienza federalista fatta in Italia e non è un caso che sia
targata Lombardia. È stata firmata ieri l'intesa tra il ministro
dell'Istruzione, Mariastella Gelmini, e il presidente della regione,
Roberto Formigoni, che dà il via libera all'attuazione del governo
regionale dell'istruzione e formazione professionale. Si
sperimenterà, su base volontaria degli istituti professionali a
partire dall'anno 2009-2010, l'unificazione del sistema
dell'istruzione professionale statale con l'istruzione e formazione
professionale (IFP) regionale, appunto sotto il governo regionale.
Sempre nell'intesa si sancisce il ritiro del ricorso del governo
contro la legge lombarda di riforma dell'istruzione (legge regionale
n. 19 del 2007) e, quindi, dei ricorsi della Lombardia contro le
disposizioni della legge finanziaria del 2007 e la legge n. 40 del
2007. «Questa decisione chiude di fatto un contenzioso lungo due
anni, durante i quali la Lombardia aveva contestato al governo
nazionale il tentativo di ricondurre indebitamente l'intera materia
dell'istruzione professionale nella sfera delle competenze statali»,
ha commentato Formigoni, «è un segnale promettente, per la
Lombardia, di un'autentica attuazione della riforma del Titolo V
della Costituzione». Il ministro Gelmini ha ipotizzato la
possibilità di «estendere questa esperienza anche a livello
nazionale». L'eventuale trasferimento dei circa 1400 istituti
professionali alle regioni riguarderebbe circa un terzo degli
iscritti alle superiori. «La scelta presenta dichiaratamente profili
di illegittimità visto che viene sperimentata in deroga alla
legislazione nazionale vigente», attacca la resposnabile scuola del
Pd, Mariangela Bastico, «si tratta di un'anticipazione del
federalismo scolastico da applicarsi in tutto il paese, che spezza
l'ordinamento nazionale dell'istruzione superiore e indebolisce
proprio quella scuola che spesso accoglie i ragazzi più in
difficoltà». |