Alle elementari l'80% delle famiglie ha scelto il tempo lungo di 30-40 ore di lezioni settimanali Dopo il flop del maestro unico, tagliare diventa più difficile Scoppia la grana degli organici Alessandra Ricciardi, ItaliaOggi 3.3.2009
È stato un tripudio per il modello scolastico lungo. Il maestro
unico -nel senso di un insegnante che da solo fa lezione in classe
per 24 ore la settimana- non lo vuole quasi nessuno. Solo il 3%
delle famiglie ha chiesto per i propri figli il nuovo modello di
gelminiano conio. Una maggioranza bulgara, l'80%, si è invece
espressa a favore dei modelli orari più consistenti: quello a 30 ore
(il 56%) e a 40 ore (il 34%). La restante offerta a 27 ore è stata
indicata nel 7% dei casi. I dati, raccolti dallo stesso ministero
dell'istruzione su un campione di 900 scuole elementari all'indomani
della chiusura delle pre-iscrizioni per il prossimo anno, minacciano
di creare non pochi problemi alla Gelmini. Il ministro
dell'istruzione infatti è alle prese con la definizione del decreto
sugli organici dove attuare tutti i tagli previsti dal decreto legge
112/2008: 44 mila da cancellare alle elementari, in tre anni. In
questo contesto, garantire a tutti l'offerta formativa richiesta
sarà un'impresa. E se pure è vero che possono saltare le
compresenze, è anche vero che un solo maestro non potrà mai fare 30
o 40 ore. Il che significa che comunque alle elementari andranno
garantiti in organico più insegnanti per la stessa classe: un
docente che fa le 22 ore previste da contratto e un altro -o anche
più di uno se si fa lo spezzatino- che fa le altre 8 o addirittura
18 mancanti. Il favore delle famiglie per il modello allargato di
scuola pare -il dicastero sul punto non fornisce precisazioni- sia
stato registrato anche in regioni dove finora era quasi sconosciuto,
come la Sicilia. Un boomerang per l'Istruzione. Le richieste più
consistenti al Centro-Nord, in quelle regioni, come l'Emilia
Romagna, dove c'è esperienza e ci sono strutture per il tempo pieno.
Nonostante tutto, Mariastella Gelmini chiarisce che il «maestro
unico» (alias insegnante prevalente) ci sarà in ogni caso, sia nelle
classi a 24 ore, sia in quelle a 27 e a 30 ore, in quanto «punto di
riferimento esclusivo» per l'alunno. Gli altri prof copriranno gli
orari restanti, ma evidentemente non saranno quella «figura
indispensabile per la formazione del bambino» che ha motivato,
precisa la Gelmini, la riforma. Nei prossimi giorni i dirigenti
scolastici dovranno trasmettere alle direzioni regionali i dati
sulle iscrizioni. Sarà la prova del nove, anche per il ministero che
così potrà verificare se il nascituro dispositivo sugli organici
reggerà alla prova dei fatti e garantirà il tempo-scuola come
richiesto dalle famiglie. «I dati sulle prescrizioni sono la sonora
smentita dell' operazione nostalgia costruita dal governo per
motivare e giustificare i tagli», attacca il leader della Cisl
scuola, Francesco Scrima. Per capire che l'offerta del maestro unico
«era improponibile, bastava venire in piazza lo scorso 30 ottobre,
durante la manifestazione di protesta contro la riforma», ragiona il
coordinatore di Gilda, Rino Di Meglio. «Le famiglie hanno scelto la
continuità di un modello educativo vincente rispetto ai tagli
selvaggi», aggiunge Mimmo Pantaleo, segretario Flc-Cgil. Che intanto
scalda i motori per lo sciopero di scuola e università del prossimo
18 marzo. |