Più iscritti alle private

Aumentano gli alunni delle scuole non statali
ma diminuiscono gli istituti e le classi crescono 

Flavia Amabile, La Stampa 23.3.2009

ROMA
Almeno 15-20 mila alunni passeranno dalla scuola pubblica a quella privata il prossimo anno. Tutto era iniziato lo scorso novembre con un taglio dei fondi alle scuole parificate cattoliche: scomparsi 133 milioni di euro per il 2009 e i 140 milioni di anticipo per il 2008/2009. I vescovi avevano subito protestato e incassato la promessa di Berlusconi di risolvere tutto.

Ma le promesse in Italia sono quello che sono e allora alcune Regioni ed enti locali avevano preferito intervenire come potevano. E, quindi, è andata a finire che non solo le scuole cattoliche non saranno in crisi ma un primo bilancio delle iscrizioni le vede in deciso aumento. «Soprattutto al Nord - precisa Ernesto Mainardi, tesoriere dell’Agesc, associazione che rappresenta i genitori delle scuole cattoliche - dove sono state attuate politiche di aiuto: Lombardia, Piemonte, Emilia Romagna».

E infatti in Lombardia alle elementari le richieste per gli istituti non statali crescono all’incirca del 15%, alle medie del 10%. Le iscrizioni per il prossimo anno sono ancora aperte, ma per il momento il prossimo settembre nella sola Lombardia oltre 8 mila studenti passeranno alle paritarie. Una cifra destinata a raddoppiare se si considera tutto il Centro-Nord. I motivi di questo aumento? In parte gli aiuti finanziari che hanno reso meno onerosa la retta, in parte le incertezze legate ai cambiamenti introdotti dal ministro Gelmini che hanno disorientato i genitori.

In prima fila negli aiuti è Roberto Formigoni, governatore della Lombardia e ciellino. Già lo scorso anno aveva previsto 45 milioni di euro di finanziamento. Li aveva chiamati «dote per la libertà di scelta» e trovato un modo per estendere i contributi anche a famiglie non particolarmente disagiate. Infatti il 73,55% dei beneficiari ha un reddito lordo annuo che va da 30 mila fino a 198.000 euro. Aiuti pienamente riconfermati per il nuovo anno scolastico.

Ma a dare una mano alle scuole private sono in tanti. A Omegna, in Piemonte, la giunta comunale ha previsto 18 mila euro per gli istituti non statali. Anche la Regione Piemonte non si è mostrata meno generosa: alla fine del 2008 ha dato il via libera a un buono scuola che prevede il 40% di contributo in più (con punte dell’80%) rispetto allo scorso anno per le famiglie che iscrivono i figli alla scuola paritaria.

Oppure la Provincia di Trento dove le spese per le scuole private sono cresciute del doppio rispetto al 2008: un aumento pari a 1 milione e 300 mila euro da assegnare alle singole scuole in base al numero degli iscritti. A incidere sulla decisione sarebbe proprio l’aumento del numero degli studenti delle scuole private: 128 alunni in più che su 3778 alunni totali rappresenta un buon 3% in più.

E il risultato non si fa attendere. Le iscrizioni aumentano. Gli ultimi dati ufficiali disponibili mostrano 700.118 iscritti alle scuole non statali con un aumento dello 0,8% e 952.571 iscritti alle scuole statali, pari a un calo dell’1,5%.

Il problema è che gli istituti privati, almeno quelli cattolici, diminuiscono. In media chiudono una decina l’anno già da alcuni anni, e quindi il numero di alunni per classe nelle scuole non statali aumenta sempre di più. Alle elementari nell’anno scolastico 2005/06 in media negli istituti statali si contavano 18,45 alunni per classe, cifra più o meno invariata due anni dopo (18,64). Nelle scuole non statali, invece, da 19,43 si passa a 20,10: vale a dire quasi un alunno in più per classe in due anni. Lo stesso alle secondarie: da 15,41 alunni si passa a 16,21 dopo due anni contro i 21,27 pressoché invariati degli istituti statali. Nelle scuole di primo grado il numero degli alunni delle statali è in lieve calo (da 21,02 a 20,92 dopo due anni) mentre aumenta nelle scuole non statali (da 21,76 a 22). La scuola pubblica, insomma, è in crisi e le associazioni che rappresentano le scuole cattoliche chiedono una riorganizzazione del settore.

La scuola pubblica, insomma, appare in crisi e le associazioni che rappresentano le scuole cattoliche ora chiedono una riorganizzazione del settore. E’ necessaria una legge per la parità scolastica, ha chiesto Maria Grazia Colombo, presidente dell’Agesc. «Occorre lasciarci alle spalle il modello della scuola unica», ha spiegato. E il ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini ha promesso una legge «molto prima della fine della legislatura» ricordando che al ministero è al lavoro una «commissione sulla parità» per affrontare la questione.