Il 5 in condotta e le responsabilità dei docenti In corpore vili di Vincenzo Pascuzzi, ReteScuole 16.3.2009
Riferendosi all’intervento
(1) della prof.ssa Maria Luisa Masturzo, il preside Giuseppe
Moncada così concludeva la sua risposta
(2): « … è INDISPENSABILE CHE ANCHE I DOCENTI SIANO SOTTOPOSTI A
VALUTAZIONE.»; suo il maiuscolo. Il senso della frase – neanche
tanto velato - è che ai docenti viene attribuita la responsabilità
esclusiva, o comunque maggioritaria, dello stato di degrado della
scuola. E si lascia intendere che, sottoposti a valutazione, molti
docenti non supererebbero la prova.
Perciò, con riferimento alla situazione
generale, conviene puntualizzare quanto segue: • Non c’è dubbio, non si può negare che la scuola sia in “stato di degrado” sia per gli apprendimenti (il profitto) che per i comportamenti (la c.d. condotta). Chi ci vive e opera quotidianamente non solo lo sa senza ricorrere alle indagini e alle classifiche internazionali ma ne è anche vittima. • La maggioranza dei docenti non riesce a svolgere le lezioni come vorrebbe. Le classi non seguono adeguatamente, non si studia, i prerequisiti sono carenti, manca motivazione, i programmi si sono molto ridotti. • Però la scuola è un sistema complesso che va dal governo e dal ministro pro tempore fino ai presidi, ai docenti e agli alunni, passando per le strutture del Miur, degli Usr, degli Usp, di Comuni e Provincie e coinvolgendo il personale ata e ovviamente le famiglie. Attribuire la responsabilità della situazione ai soli docenti è profondamente ingiusto e gravemente sbagliato . Un po’ come – per fare un paragone - nelle ferrovie attribuire ai macchinisti e ai controllori la responsabilità dei ritardi, dei malfunzionamenti, dell’affollamento delle vetture, delle pessime condizioni dei servizi igienici. Oppure – altro esempio e più attuale – prendersela con i poliziotti incapaci dimenticando che sono costretti a tenere le volanti in garage per mancanza di fondi. Sbagliare la diagnosi, o farne una di comodo, non aiuta certamente a individuare le cause e poi la terapia giusta. Ma tant’è: dare la colpa di tutti i mali della scuola ai soli docenti ormai sembra essere un ritornello o uno sport nazionale. • Sono almeno alcuni decenni che la scuola sta affondando o si sta avvitando su se stessa. Perciò è illusorio cercare di rimediare con provvedimenti episodici e sbrigativi se non di sola facciata: mi riferisco all’OM n. 92 del 2007 sui debiti scolastici e corsi di recupero e al più recente DM n. 5 (16.1.2009) sul voto di condotta. Entrambi i provvedimenti sono stati calati dall’alto, con scarsissimo coinvolgimento di insegnanti e presidi ed hanno avuto esiti molto modesti e deludenti rispetto a quelli annunciati, previsti e sbandierati. Perciò i problemi profitto e comportamento sono sostanzialmente rimasti tali. Mentre, riguardo al caso specifico, si può osservare: • Nessuna preclusione di principio alla valutazione dei docenti come di tutto il restante personale della scuola. Presidi compresi. Su questo punto il preside Moncada si era già dichiarato favorevole, In privato glielo lo avevo riconosciuto e apprezzato. • Tornado ai docenti, però la valutazione è già in atto. Si parte dalla laurea (20-30 esami), poi almeno un’abilitazione, uno o più concorsi o corsi-concorso, la ssis, gli anni di precariato (fino a 15, 20 o più), vari master, poi l’anno di prova una volta entrati in ruolo. • Non si può negare che alcuni docenti, pur con tutte le carte in regola, risultano poi non adatti all’insegnamento a volte da subito oppure – logorati con sindrome da burnout - dopo alcuni anni. Loro stessi a volte chiedono il trasferimento in biblioteca, in amministrazione o il distacco agli uffici ministeriali. Ma quanti sono percentualmente? Forse il 2-3%, non credo che arrivino al 5%. • Anche facendo una valutazione più severa di quella sopracitata, quanti docenti si pensa di riconoscere non idonei? Un altro 2-3%, non di più. E poi come fare questa valutazione? I presidi a simpatia e sottomissione? Oppure studenti e famiglie secondo i voti attribuiti? Su quanto sanno o su come insegnano? Non mi sembra che finora sia venuta una proposta concreta, dettagliata e fattibile. Perciò l’ipotesi viene prospettata un po’ come minaccia, un po’ come accusa magari per autoassolversi. • Dice Mastrocola, citata da Moncada: «Potevo chiamare il preside ma non era detto che il preside avrebbe dato ragione a me etc etc .» Ma allora ci sono anche responsabilità omissive dei presidi! Forse converrebbe discuterne e approfondire. • Solo recentissimamente (e … in corso d’opera) il Consiglio dei Ministri ha approvato il regolamento sulla valutazione affidando l’attribuzione dell’insufficienza prima al Collegio dei Docenti (!) poi ai Consigli di Classe, appellandosi a un refuso [ma ad oggi l’errore non è stato ancora corretto sul sito del Miur]. Probabilmente, come è avvento per l’OM 92, anche per il voto di condotta le scuole si comporteranno in modo creativo e diversissimo fra loro; alcuni presidi troveranno il modo per imporre comunque i loro punti di vista sia al Collegio che ai Consigli di Classe. • Allora potrebbero aver ragione entrambe, sia Masturzo che Mastrocola (se i 5 in condotta verranno confermati a giugno). Ciò a seconda delle diverse realtà e situazioni. Non credo che nessuna e nessuno possa pensare di imporre ad altri il proprio vissuto. Le situazioni sono diverse dalle medie alle superiori, dai licei ai tecnici, ai professionali, da materia a materia, da docente a docente,da città a città. Quello che sembra inadeguato è il Miur: prima d’imperio il DM, poi il regolamento interpretabile alla mercè delle scuole; il tutto nel mezzo dell’a. s. e ignorando docenti, presidi, genitori e studenti, perciò senza conoscere le situazioni e le realtà vere delle scuole e soprattutto le cause dell’indisciplina.
• Infine, per completare la questione 5 in
condotta, conviene ricordare che il 7 del buon tempo antico non
comportava la bocciatura ma l’esame di riparazione a settembre in
tutte le materie. |