A Milano la prima classe di soli stranieri:
la politica e le favole sull'immigrazione

 Polis Blog, 11.3.2009

In altri paesi d’Europa soglie psicologiche di questo tipo sono già state superate da tempo; per Milano, però, è una prima assoluta: il prossimo settembre, nella Scuola Elementare di Via Paravia, cominceranno le lezioni di prima 15 bambini, tutti di origine straniera (anche se molti nati e cresciuti in Italia).

Si tratta ovviamente di un caso-limite, in una città in cui la percentuale di studenti stranieri si aggira in realtà in media attorno ad un modesto, anche se in costante aumento, 17%. E non varrebbe in fondo la pena di spendere troppe parole su questo caso, se non costituisse, appunto, una soglia psicologica e un evento emblematico sotto molti punti di vista.

Cosa rivela infatti questa notizia? A me dice due cose: primo, tutti quei politici che in questi anni hanno dato a credere di essere in grado e/o di voler fermare i flussi migratori verso il nostro paese, vendevano fumo. Consapevolmente e colpevolmente.

Secondo: questo è quello che succede quando fenomeni come l’immigrazione vengono fatti oggetto di propaganda, criminalizzati, difesi con manifestazioni di solidarietà.. tutto, fuorché governati. Queste le parole della preside della Scuola di Via Paravia, Agnese Banfi:

Il mio bacino di utenza è per tre quarti extracomunitario e non mi sembra che, dall’alto, ci sia una gran voglia di cambiare le cose (..) ci sentiamo abbandonati

Il riferimento è innanzitutto al Comune di Milano. Lo stesso che alcuni mesi fa aveva avuto la brillante quanto pragmatica idea di proibire le iscrizioni dei figli di genitori clandestini o irregolari agli asili della città.

Tra 15 anni, i bambini di Via Paravia avranno circa 20 anni. E se non cambierà qualcosa nel modo in cui in Italia si affrontano i temi dell’immigrazione e dell’integrazione, saranno anche giorni molto duri per il nostro paese.