Sproloqui della Gelmini
Pasquale Almirante,
La Sicilia
29.3.2009
"La scuola non appartiene alla sinistra e al sindacato ma appartiene
agli italiani", parole della ministra Gelmini al congresso del Pdl,
svoltosi nei giorni scorsi, ma che lasciano perplessi perché
oggettivamente sono frasi spiacevoli tanto che, per essere
accettate, bisogna fare lo sforzo di ritenerle solo propaganda. Ci
chiediamo infatti che significa: la scuola non appartiene alla
sinistra? E quando mai vi è appartenuta? Non sono stati forse tutti
i ministri della P.I. sempre democristiani fino alle soglie del
2000? Come ministri di sinistra ricordiamo solo Luigi Berlinguer,
mentre Fioroni è un ex Dc e De Mauro uno studioso senza tessera
politica.
E che significa ancora dire che la scuola non appartiene al
sindacato? Ma il sindacato non è espressione della libera adesione
dei lavoratori che addirittura pagano una quota associativa? E non è
il sindacato riconosciuto dalla Costituzione? E non sono i
rappresentanti sindacali eletti, come i politici, democraticamente
dai lavoratori? Con ogni probabilità una lettura coerente delle sue
parole farebbe intendere che la Gelmini non ama gli intralci per i
suoi obiettivi e quindi neanche la normale, libera, democratica,
costituzionale rappresentanza sindacale a garanzia dei diritti dei
docenti. Ma la ministra ha continuato dicendo che "la scuola
appartiene agli italiani." E a chi è appartenuta finora la scuola
pubblica? Solo quella privata non è sicuramente degli italiani,
perché è espressione di una ideologia di parte, sia essa religiosa e
sia essa di gruppi associati a vario titolo, ma che è invece proprio
la scuola verso cui tende il partito politico di Gelmini. E' noto
infatti che depotenziare la scuola pubblica a favore della privata è
nel programma, legittimo, del Pdl.
Ancora una volta dunque l'affermazione di Gelmini non è affatto
corretta, anzi appare fuori dalla stessa logica del suo partito.
Aggiungiamo fra l'altro che nella nostra scuola statale a un
insegnante di qualunque ideologia politica e di qualunque formazione
culturale non è stata mai tolta la parola. Chi ha voluto scegliere
la professione docente ha fatto regolare concorso o opportuna
abilitazione, seguendo un iter uguale per tutti, iter che ora l'on
Valentina Aprea, del Pdl, vuole abolire per cercare la strada della
chiamata diretta dalle scuole dove la tessera politica o
l'appartenenza possono invece incidere e profondamente,
discriminando il valore professionale e oggettivo dei nuovi docenti.
Ma lasciano perplessi pure, sempre nello stesso intervento alla
convention, le successive parole: "E' finita un'epoca, é finita
l'epoca dell'indottrinamento ideologico. Nella scuola è cominciata
la rivoluzione della responsabilità e del merito, unica vera leva di
mobilità e progresso sociale". Che pensare se non che il
riferimento, e quindi la precisa e insidiosa accusa, sia rivolta
alla gestione ministeriale della sua collega di partito, Letizia
Moratti? Non fu lei infatti a togliere, sia la commissione esterna
agli esami di stato (con cui le promozioni raggiunsero vette
altissime), e sia la possibilità di non ammettere anche con una
media bassissima e pure in presenza debiti formativi, umiliando il
merito degli studenti preparati? Ma ricordiamo di contro che fu il
suo successore e predecessore di Gelmini, l'ex Dc Fioroni, a
riportare il concetto di merito e a ripristinare pure i vecchi esami
di riparazione a settembre per saldare i debiti. Se dunque la
ministra Gelmini vuole scagliarsi contro qualcuno, questo è il suo
partito politico e l'amministrazione che il suo governo ha espresso.
Per quanto riguarda l'indottrinamento ideologico, a questo punto, ci
pare che sia proprio la ministra a volerlo propinare, politicizzando
la scuola e additando nei nemici di sempre, i comunisti, l'Armageddon
contro cui armare una crociata.
Il messaggio che cogliamo dal suo
intervento è proprio l'esatto contrario da ciò che si voglia far
credere: l'indottrinamento ideologico con la frase a effetto, ma
priva di qualunque supporto culturale e storico,e che svolazza dai
suoi altoparlanti.
Vetero-centrista indottrinamento ideologico perché tutte le accuse
che rivolge agli altri, dalla sinistra ai sindacati, sono invece
travi portanti della dottrina cui la Gelmini si ispira e con cui
continua pure a riesumare il vecchio "68, morto e sepolto, come lo
spettro di Banquo, mentre è ormai un innocuo re Lear privato persino
del ricordo.