La sorpresa durante le trattative per il nuovo contratto:
le decurtazioni superiori agli aumenti

E ora ai presidi tolgono i soldi .
Per recuperare lo stipendio
pagato in più rispetto alle risorse

 ItaliaOggi, 27.5.2009

Con le migliori intenzioni nei confronti del governo, ammette una sigla sindacale che preferisce non comparire, nessuno potrebbe firmare un contratto così, un contratto a perdere. Già, un accordo con l'amministrazione che stabilisce aumenti di salario su un fronte mentre su un altro se li rimangia, al punto da decurtare anche una fetta di stipendio base. È quanto si sta prospettando per il contratto dei dirigenti scolastici, i circa 10 mila presidi che portano avanti le scuole italiane.

La sorpresa è venuta fuori nel corso delle trattative in corso presso l'Aran, l'agenzia governativa per la contrattazione nel pubblico impiego, dove i sindacati stanno discutendo del rinnovo del primo biennio economico del comparto. Le sigle si sono trovate a dover fare i conti con la richiesta di restituire una fetta di salario accessorio - quello che serve e retribuire la posizione e i risultati - che i vari fondi a livello regionale negli ultimi anni avrebbero pagato in eccesso rispetto agli stanziamenti autorizzati. E che ora il Tesoro rivuole indietro. Secondo quanto risulta a ItaliaOggi, a fronte di un aumento medio mensile di 215 euro - tanto arriverebbe in tasca ai presidi con la firma del contratto - il recupero da fare sarebbe di circa 300 euro. In attesa che l'agenzia guidata da Massimo Massella chiarisca con il ministero dell'economia gli importi delle decurtazioni e i margini di trattativa possibili, i sindacati hanno fatto muro e sospeso le trattative. Si apre così un nuovo fronte incandescente nella scuola, dove la temperatura della protesta sta salendo costantemente, via via che si fanno i conti con gli effetti della manovra tagliacattedre.

Approvato infatti il decreto interministeriale che dispone l'eliminazione di oltre 40 mila cattedre per il prossimo anno, a livello provinciale si stanno stabilendo le dotazioni organiche per il prossimo anno. Saltano compresenze, ci sono docenti di ruolo in soprannumero e contratti di supplenza che non potranno essere rinnovati a settembre. E poi c'è il problema sempre più gravoso dell'insufficienza dei fondi per il finanziamento della gestione ordinaria, dal pagamento delle supplenze brevi all'acquisto dei materiali di segreteria al pagamento dei fornitori dei servizi. Le scuole denunciano il rischio di non poter più a settembre garantire il regolare servizio. Per avere un'idea della crisi, ammonta a circa 1,5 miliardi di euro solo il credito che gli istituti hanno maturato con il dicastero di viale Trastevere per spese anticipate e mai ripagate.

Ora c'è la grana del contratto dei dirigenti. Il problema nasce dal fatto che per l'ultima contrattazione integrativa, che appunto attribuisce l'accessorio e che si svolge a livello regionale, i finanziamenti erano stati parametri sul numero dei dirigenti in servizio al 2002. Ma negli ultimi due anni sono stati immessi in ruolo, tra concorsi riservati e ordinari, altri tre mila dirigenti. E così la spesa è cresciuta, senza autorizzazioni giustificative. Tanto che diversi uffici scolastici regionali sono già arrivati a minacciare il blocco della retribuzione accessoria e l'eventuale recupero dei compensi eccedenti la disponibilità del relativo fondo.

«Il problema rientra nella responsabilità dell'amministrazione che non ha valutato opportunamente a suo tempo l'esigenza di provvedere all'incremento dei fondi regionali in corrispondenza del conferimento di nuovi incarichi dirigenziali», accusa Giorgio Rembado, presidente dell'Anp, l'associazione nazionale dei presidi, «e ora non può procedere unilateralmente alla decurtazione dei salari». «Non possiamo rinnovare un contratto nazionale da un lato mentre dall'altro l'amministrazione sta per togliere soldi dale buste paga», spiega la Flc-Cgil guidata da Mimmo Pantaleo, «il problema è a livello nazionale e ci aspettiamo che il ministro Gelmini faccia la sua parte per evitare un'ingiustizia. Noi non la tollereremo ». La richiesta avanzata è di stabilire nell'intesa nazionale che il finanziamento per l'accessorio sia conteggiato sulla base del numero di sedi di dirigenza e non più su quello dei presidi al momento in servizio. E che al passato provveda l'erario con risorse fresche. Ma per farlo serve il via libera dell'Economia.