Il sei d'ufficio

di Giuseppe Dini, ScuolaOggi 25.5.2009

Questi giorni tutte le scuole medie di primo grado sono in forte fermento anche nella nostra provincia: collegi docenti riuniti in sedute, gli stessi presidi convocati a decidere linee comuni per tutte le scuole.

A creare tutta questa agitazione sono le recenti circolari del ministro Gelmini applicative del nuova legge dell’ottobre 2008 sulla valutazione, disposizioni che prevedono l’ammissione degli allievi alla classe successiva, da parte del consiglio di classe in base: “alla validità di frequenza alle lezioni (le assenze), un voto non inferiore a sei decimi in ogni disciplina di studio, un voto non inferiore a sei decimi nel comportamento”.

In pratica se un ragazzo riceve una insufficienza in una sola disciplina, viene bocciato.

E’ per questo che tutto lo staff educativo della scuola media è in forte apprensione ed è pur vero che il regolamento e la legge base fanno riferimento ad un regio decreto del 1923, ma le varie modifiche che l’ordinamento scolastico avrebbe dovuto concepire oggi, tutte le variazioni subite nel tempo, come il non effettuare più gli esami di riparazione a settembre, il passaggio ai giudizi ed ora il ritorno ai voti.

Resta il fatto che ciascun insegnate è il solo responsabile della propria disciplina e solo a lui spetta indicare, in base alle valutazioni ottenute da singole prove, la valutazione finale dell’allievo. Imporre quindi al docente una valutazione diversa da quella da lui assegnata diventa costringerlo ad un vero e proprio “falso in atto pubblico”. Inoltre né presidi, né lo stesso consiglio di classe possono andare a modificare ciò che lui, unico “notaio” della propria disciplina ha indicato, rischiando loro, “usurpazione di potere”. Insistere su questo aspetto, può diventare proprio una “istigazione” ad andare contro legge.

Certamente spetta a tutto il consiglio di classe, valutare a maggioranza la promozione o la bocciatura del ragazzo, ma questo è proprio un’altra cosa e non è previsto nelle circolari.

Lo stesso insegnamento della religione cattolica continua ad essere escluso dalla valutazione decimale e rimane con il giudizio sintetico.

Per concludere, pare proprio che chi ha scritto il regolamento non conosca affatto la scuola. I provvedimenti varati dal consiglio dei ministri su proposta della Gelmini «per riportare il merito tra i banchi», dovrebbero servire per dimostrare quello che i ragazzi hanno imparato, cosicché la scuola dovrebbe riacquistare maggiore credibilità.

Si vuol far passare per severa una riforma che nei fatti non lo è, realizzata a colpi d’ascia, solo per questione di recupero di denaro, per far tornare i conti, senza considerare che la scuola ha bisogno di un periodo di calma, non di continue modifiche.

Una riforma che non tiene in giusto conto i docenti che sono uno strumento per la formazione dei ragazzi, una attività lavorativa certamente anomala rispetto ad altre, ma sicuramente importante per il futuro delle generazioni.