Sei decimi in tutte le materie

di Giuseppe Adernò La Tecnica della Scuola, 21.5.2009

E’ arrivata il 20 maggio la circolare ministeriale n. 51 relativa all’esame di Stato conclusivo del primo ciclo di istruzione. Alcune riflessione sui i criteri proposti dalla circolare. Prima della pubblicazione dei risultati all’albo, sarebbe saggio incontrare gli studenti e i genitori e comunicare direttamente gli esiti conseguiti e la votazione riportata.

Nel primo paragrafo relativo all’ammissione agli esami si legge che oltre alla prescritta frequenza ogni studente deve ottenere, con decisone assunta a maggioranza dal consiglio di classe un voto non inferiore a sei decimi in ciascuna disciplina ed un voto di condotta non inferiore a sei decimi”.

Come avviene per la scuola secondaria di secondo grado si riteneva che anche per gli esami di stato conclusivi del primo ciclo e la valutazione della secondaria di primo grado si attuasse il criterio che “il voto di condotta fa media” e quindi si poteva registrare anche qualche insufficienza, purché la media complessiva fosse di sei decimi. Con le recenti indicazioni il Ministero costringe i docenti a registrare il falso, facendo scrivere la votazione di sei decimi anche in quelle materie dove il profitto non è stato pienamente sufficiente.

Interloquendo con coloro che hanno redatto la circolare, forse, senza vivere da vicino i problemi reali delle scuole, viene da chiedere che valore educativo assume l’aver messo al primo quadrimestre delle insufficienze (3, 4, 5) se poi al secondo quadrimestre tutti i voti vengono indiscriminatamente elevati al “6 politico”?

Perché per la scuola secondaria di primo grado non è stata riproposta la stessa procedura del secondo grado, che prevede per l’ammissione agli esami la media del sei, calcolata a tutti gli effetti, compreso il voto di comportamento?

Quale messaggio educativo ricevono gli alunni che, ammessi con il 6, si sentono già promossi e quindi viene sminuita la valenza educativa dello stesso esame?

Con quale “coscienza professionale” dopo aver assegnato la votazione di sei decimi in tutte le materie (anche se con voto di consiglio) si potrà registrare al termine degli esami una votazione non sufficiente nelle prove di esame?

Certamente è evidente una forte disarmonia ed incoerenza nelle procedure indicate dalla circolare n. 51.

La riflessione non si limita ad una sterile contestazione di disappunto, ma tende a far riflettere sui vari passaggi che, operando nella scuola, e vivendo il problema sulla propria pelle di “educatore”, con la volontà di “scrivere dritto su righe storte” si avanzano delle proposte di prassi operativa.

Quando il consiglio di classe assume la decisione “a maggioranza” di ammettere agli esami uno studente, è proprio necessario scrivere il “sei” in tutte le materie, non sarebbe forse più corretto, più educativo, più coerente lasciare l’insufficienza e stimolare lo studente ad una maggiore serietà e responsabilità per la prova finale degli esami?

So bene che non si recuperano gli apprendimenti tra la fine dell’anno scolastico ed il momento degli esami, ma la scuola non può “perderci la faccia” nell’agire in maniera incoerente e con falsità solo formale. Né tanto meno diventa esempio di coerenza far finta di nulla e nascondere la testa sotto la sabbia come fa lo struzzo.

Si ritiene educativamente valida e coerente la valutazione che nel passaggio da una classe all’altra si assegni allo studente il voto che merita, in relazione ai risultati di apprendimento conseguiti e, qualora si registrassero ancora delle carenze, si potrebbe utilizzare la procedura similare a quella in adozione nelle scuola secondaria di secondo grado, evidenziando eventuali “debiti” da recuperare   mediante un diligente studio estivo e nel mese di settembre fare svolgere una particolare prova di verifica che sarà carica dina forte valenza educativa, più che burocratico-amministrativa.

Consegnare agli studenti con debiti insieme alla “pagella” una lettera di avviso per la famiglia è da ritenersi un gesto educativo, che pone le premesse per un efficace impegno di recupero e successivo miglioramento generale. Se non altro si comprende la lezione di vita che non si può ottenere tutto e in modo facile e superficiale.

L’averlo già sperimentato negli anni precedenti, ancorché non indicato da nessuna circolare, anche quando si adottavano i giudizi e la valutazione con l’espressione “sufficiente”, mi consente di dare conferma dell’efficacia e della positività di reale beneficio per lo studente, di responsabile impegno per il successivo anno scolastico.
Le circolari 50 e 51 ripropongono ancora una volta l’atto formale di affiggere all’albo della scuola gli esiti degli esami e della valutazione finale.

Valorizzando i gesti della relazione educativa, si ritiene, invece, più professionale prima della pubblicazione dei risultati all’albo, incontrare gli studenti e consegnare e comunicare direttamente gli esiti conseguiti e la votazione riportata, dialogando con gli studenti e i loro genitori.

Affidare la comunicazione degli esiti di un percorso formativo al freddo tabellone, che in maniera asettica elenca nomi e numeri come se gli alunni, prima ritenuti “persone” divenissero improvvisamente semplici nomi e numeri, non credo risponda allo stile di relazione educativa che la scuola intende insegnare e costruire.

Una eventuale contestazione sul voto, troverà direttamente la saggia e pedagogica risposta e testimonia la ricerca del vero bene dello studente, che ancora una volta viene trattato da persona e non come numero.

Se la valutazione è un atto educativo e non solo burocratico amministrativo, anche la comunicazione deve avere le medesime caratteristiche. L’esperienza ventennale di riproposizione di tale gesto educativo conferma e consolida la valenza educativa dell’incontro finale con gli studenti e ritengo che tale gesto di attenzione sia da riproporre in tutte le scuole.