GELMINI: IL MINISTRO "SCORCIATOIA"
di Laura Grimaldi,
CCS NEWS
18.5.2009
Tra le tante donne della corte berlusconiana, Maria Stella Gelmini ha goduto di ben più di un
quarto d'ora di notorietà, promuovendo due leggi (la 137 e il DL 180
) tra le più avversate sul tema di scuola e università. Non è da
tutte, insomma, passare dal pieno anonimato di presidente della
giunta del comune di Desenzano del Garda a uno dei ministri più
odiati del governo in carica.
Laureata all'Università di Brescia in
Giurisprudenza, consegue poi l'esame di stato per diventare avvocato
a Reggio Calabria. Scelta singolare se si pensa che all'inizio del
suo mandato come Ministro della Pubblica Istruzione, si era
scagliata contro i professori del sud Italia, sostenendo che le
scuole del meridione abbasserebbero la qualità dell'istruzione
nazionale.
Cosa può averla spinta allora ad attraversare tutto il paese per
ottenere l'abilitazione da avvocato?
La “generosità” della commissione calabrese: nel 2000 erano stati
ammessi alle prove orali dell'ostico esame di abilitazione il 93%
dei candidati, il triplo di Milano, il quadruplo di Ancona.
Così la Gelmini va in Calabria, quella stessa regione in cui poco
prima è scoppiato lo scandalo della sede d'Appello di Catanzaro,
dove l'esame viene direttamente dettato dal Commissario agli
aspiranti avvocati.
La Gelmini ha ammesso di aver cercato una scorciatoia per lavorare
il prima possibile; come gli altri esponenti del PdL non cela le
proprie magagne da furbetta del quartierino.
Certo, stona un po' con la sua firma al progetto di legge “per la
promozione e l'attuazione del merito nella società, nell'economia e
nella pubblica amministrazione” ( 5 Febbraio 2008 ), ma nell'Italia
dell'individualismo sfrenato nessuno sembra farci troppo caso.
Il merito più grande di Maria Stella
Gelmini è quello di essere riuscita laddove la sinistra italiana non
era più in grado di operare: ha dato vita a un movimento studentesco
che ha unito universitari e maestre d'asilo, genitori e liceali, e
che per mesi ha lottato contro lo smantellamento dell'istruzione
pubblica e le varie originali trovate per “rinnovare la scuola”, dal
grembiulino al voto in condotta, al tempo scuola limitato a 24 ore
settimanali.
Le contestazioni, sintomo di una democratica partecipazione della
popolazione alla vita politica del proprio paese, sono state
massicce e hanno invaso le piazze per tutto l'inverno.
In un qualsiasi altro paese europeo la legge sarebbe stata non solo
ridiscussa, ma probabilmente ritirata. Il governo italiano invece,
ha chiesto la fiducia anche su questo, sottolineando la grande
democrazia dell'attuale legislativo.
Dal prossimo anno, dunque, grazie alle leggi Gelmini l'istruzione
diverrà un diritto d'elite, l'università rischierà la
privatizzazione, le tasse si innalzeranno e le scuole superiori
ricadranno negli schemi educativi degli anni '50.
Per fortuna però che la Gelmini ha annunciato di aver stanziato i
fondi per acquistare 10.000 lavagne interattive multimediali.
Tiriamo un sospiro di sollievo.