LA SCUOLA DEI MESTIERI

Tecnici e professionali la rivoluzione Gelmini

Abbattuto il numero dei corsi, più laboratori e lingue straniere

Raffaello Masci, La Stampa 29.5.2009

ROMA
Gli Istituti tecnici saranno articolati in due mega-aree per un totale di 11 indirizzi; gli Istituti professionali saranno divisi in due aree tematiche ma per un totale di 6 indirizzi. La scuola si semplifica, i corsi di studio (oggi sono oltre 800 e per la maggior parte si tratta di diramazioni proprio degli istituti tecnici e professionali) si vanno riducendo e la riforma Moratti va verso la sua piena (ancorché controversa) applicazione.

Va in questa direzione il nuovo modello dell’Istruzione tecnica e professionale introdotto ieri dal governo. Un modello che, data la competenza che hanno anche le Regioni, aveva richiesto una lunga e sofferta gestazione. Tra le novità più rilevanti, per entrambi gli ordini di scuola, ci sarà la valorizzazione sia dei laboratori che della lingua straniera, una riduzione dell’orario e la possibilità di svolgere stages all’interno delle aziende.

Gli Istituti tecnici saranno divisi in due settori (economico e tecnologico), per un totale di 11 indirizzi (oggi 39, con centinaia di sperimentazioni), con un orario settimanale di 32 ore «piene» di lezione (contro le 36 attuali di 50 minuti). Nel settore economico sono stati inseriti 2 indirizzi: Amministrativo, finanza e marketing e Turismo. Nel settore tecnologico sono stati definiti 9 indirizzi: meccanica, meccatronica ed energia; trasporti e logistica; elettronica ed elettrotecnica; informatica e telecomunicazioni; grafica e comunicazione; chimica, materiali e biotecnologie; sistema moda; agraria e agroindustria; costruzioni, ambiente e territorio.

Tutti gli attuali corsi, sperimentazioni comprese, confluiranno gradualmente nel nuovo ordinamento. Ma, affinché non si perdano le esperienze dei molteplici indirizzi, spesso legati ad esigenze territoriali (per esempio il settore tessile del Piemonte, il cartario delle Marche), gli Istituti avranno, oltre alla quota di autonomia nella scelta delle discipline del 20% (di cui godono tutte le scuole) un ulteriore 30% di flessibilità. In sostanza ogni scuola potrà giostrarsi l’offerta formativa con una autonomia pari alla metà dei programmi istituzionali. Saranno inoltre potenziate le ore di laboratorio (oggi variano da indirizzo a indirizzo) che diventeranno 264 nel biennio e 891 nel triennio; incrementate le ore di inglese e si potrà introdurre un’altra lingua straniera.

Finisce la guerra tra competenze regionali e statali: «Verrà superata - ha spiegato il ministro Gelmini - la sovrapposizione con l’istruzione tecnica e si pongono le basi per un raccordo organico con il sistema d’istruzione e formazione professionale, di competenza delle Regioni». Gli istituti professionali si articoleranno in due macrosettori: istituti per il settore dei servizi (5 indirizzi: agricoltura e lo sviluppo rurale, manutenzione e l’assistenza tecnica, servizi socio-sanitari, enogastronomia e l'ospitalità alberghiera, servizi commerciali) e istituti per l’industria e l’artigianato (un indirizzo: produzioni artigianali e industriali).

L’orario settimanale sarà di 32 ore di 60 minuti. Anche qui è prevista un’ampia autonomia didattica. Il percorso è articolato in due bienni più un quinto anno. Il secondo biennio sarà articolato in singole annualità per facilitare i passaggi tra diversi sistemi di istruzione e formazione; sono previste più ore in laboratorio, stage, tirocini e alternanza scuola-lavoro.