Quei ragazzi privi di educatori. da TuttoscuolaNews N. 391, 4 maggio 2009 Isabella Bossi Fedrigotti, editorialista del Corriere e nota scrittrice, traccia un quadro preoccupante dei ragazzi d'oggi e, in particolare, di quella parte di loro (e non sono pochi) che con freddezza, cinismo e indifferenza salgono quotidianamente agli onori delle cronache per fatti criminosi, segnati da incredibile violenza. Di loro, dei ragazzi, quando li arrestano, - osserva la giornalista - si coglie per lo più la freddezza e l'indifferenza, non solo per le vittime ma anche per i propri cari e il proprio destino, quasi che qualsiasi cosa - compreso il carcere - fosse preferibile all'insopportabile noia che li affligge. La giornalista svolge una lunga analisi sui comportamenti di tanti giovani, sul loro ambiguo conformismo, sulla loro vita priva di progetti e di speranze per il futuro; poi si chiede: Ma da dove vengono e chi sono questi alieni crudeli e indifferenti? La risposta è disarmante: Da case normali per lo più; anche dal degrado, dalla miseria e dall'emarginazione, ma altrettanto, da case belle, quartieri buoni e famiglie per bene. Potrebbero essere figli di tutti noi, incappati per insicurezza, per solitudine, per noia nell'amico più forte, nel gruppo sbagliato; e si sa che il gruppo ormai conta più della famiglia, per il semplice fatto che la famiglia, nonostante il gran parlare che se ne fa, è oggi più debole che mai. I ragazzi sono privi della costante ed equilibrante presenza di entrambi i genitori, la famiglia non è più come un tempo affiancata e sostenuta nel suo magistero dagli insegnanti e da altre figure di educatori come, per esempio, i parroci. Poveri ragazzi - conclude l'editorialista - però è questo il piatto che abbiamo preparato per loro, gli esempi che abbiamo fornito, i modelli che abbiamo fabbricato. Ed è un serpente che si morde la coda perché se famiglia, scuola e istituzioni varie oggi si rivelano così deboli, così inascoltate e incapaci di educare è anche perché per prime sembrano aver smarrito nel tempo le ragioni forti del loro essere. I maestri, insomma, i tanto invocati maestri grandemente scarseggiano perché non credono più al loro magistero. |