Università italiana, di A.G. La Tecnica della Scuola, 27.5.2009 Ricerca del consorzio Almalaurea sullo “Stato della riforma universitaria del 3+2”: ci si laurea in corso di più, ma è inequivocabile che meno studenti arrivano sino in fondo. E che l'età media di chi prende il titolo accademico non si è abbassata quasi per nulla. Cresce poi la frequenza dei corsi, ma diminuisce la qualità degli studi. Per il ministro Gelmini è la conferma che “urgente una riforma che rilanci il sistema e la sua qualità”. Il nuovo sistema universitario sembra tradire le aspettative deludendo proprio sugli elementi più qualificanti, come l’età dei laureati, sempre troppo alta, e gli abbandoni, che si confermano tra i più elevati in Europa. Le indicazioni giungono dalla ricerca sullo “Stato della riforma universitaria del 3+2”, condotta dal consorzio Almalaurea, cui fanno capo circa cinquanta atenei italiani: complessivamente ci si laurea in corso di più che in passato, ma è inequivocabile che meno studenti arrivano sino in fondo. E che l'età media di chi prende il titolo accademico non si è abbassata quasi per nulla. Cresce poi la frequenza dei corsi, ma diminuisce la qualità degli studi. In base a quanto emerso dalla ricerca, presentata il 25 maggio dal direttore di Almalaurea Andrea Cammelli direttamente al ministro dell'Istruzione Mariastella Gelmini, la regolarità nel concludere gli studi nella durata prevista dagli ordinamenti, che era a livelli ridottissimi (9,5%), ora è più che quadruplicata ed è raggiunta oggi da quasi 40 laureati su cento: nel 1995/96, infatti, concludeva in corso il percorso di studi solo il 3,7% degli immatricolati (l'11,2% comprendendo il ritardo di un anno). Fra gli immatricolati del 2001/02 a concludere in corso sono 17,6 laureati su cento (32,5 entro il primo anno fuori corso). Tuttavia, se aumentano i laureati in corso, su un'intera generazione di giovani che si iscrive all'università solo una minima quota raggiunge il titolo nei tempi previsti. Confermata in pieno anche la tendenza all'abbandono degli studi precoce, già durante il primo anno d'iscrizione: una triste realtà che riguarda circa due neo-iscritti su dieci (contro una percentuale media europea vicina al 10%). Se è vero che poi le conoscenze linguistiche ed informatiche quasi ovunque risultano in espansione, è comunque diffuso il dubbio che la qualità della preparazione si sia abbassata, soprattutto tra i laureati di primo livello. Per Almalaurea le possibili cause sono nell'ampliamento della popolazione che ha avuto accesso agli studi universitari; nella minore preparazione di tanti giovani provenienti dalla scuola secondaria superiore; nelle la contrazione delle ore per ogni insegnamento; nella moltiplicazione dell'offerta formativa e dei corsi non sempre giustificata da reali esigenze; nell'abolizione dell'obbligatorietà delle tesi.
Per il ministro Gelmini "i dati
dimostrano che l'università italiana ha bisogno di un profondo
rinnovamento. Per questo è urgente una riforma che rilanci il
sistema e la sua qualità. Credo sia indispensabile che le università
pubblichino i risultati del loro lavoro e della loro didattica -
conclude - per poter misurare la competitività del sistema". Risulta poi in crescita poi la tendenza a non allontanarsi da casa, a studiare nella sede più vicina quale che sia l'offerta formativa disponibile: a frenare la mobilità territoriale sono i costi, spesso insostenibili per le famiglie soprattutto dove mancano infrastrutture adeguate. A fronte di una scarsa capacità attrattiva delle università italiane verso i giovani degli altri Paesi, aumenta il numero dei connazionali che decidono di studiare all'estero. Con il modello “3+2” sono aumentati i tirocini e gli stage fuori dall'ambiente universitario per gli studenti del nuovo ordinamento, che rimangono invece esperienze circoscritte fra i laureati pre-riforma. In crescita il numero dei laureati (nel 2001 172mila; nel 2008 post-riforma 293mila: la laurea è entrata per la prima volta nelle famiglie di 72 laureati su cento), ma non si abbassa l'età media alla laurea, che nel 2008 è di 27 anni, mentre nel 2001 era di 28 anni. Per quanto riguarda le votazioni Almalaurea ha rilevato che sono molto alti, con una media che arriva a 108,7 su 110 nei corsi specialistici: ma alla luce della preparazione media degli studenti universitari, piuttosto modesta, “il dato rivela – spiegano dal consorzio universitario - che in alcuni casi si rinuncia a fare una valutazione effettivamente basata sulla qualità e sul merito”. |