Varata la riforma che coinvolgerà la maggioranza
delle superiori dal prossimo anno
Tecnici e professionali, si cambia Salvo Intravaia, la Repubblica 28.5.2009 Meno ore di lezione, più autonomia didattica, esperti esterni e migliaia di cattedre in meno. Ecco, in estrema sintesi, la riforma degli istituti tecnici e professionali approvata questa mattina in Consiglio dei ministri. Per i sindacati si tratta di un provvedimento che mira soltanto a fare cassa, cioè a tagliare posti di lavoro nella scuola. Secondo il governo "inizia oggi il processo di riforma della scuola secondaria". Come siamo abituati da tempo, si fronteggiano due visuali completamente opposte. I rappresentanti dei lavoratori giudicano la riforma una specie di "papocchio", per l'esecutivo è un provvedimento "storico", visto che non si riesce e mettere mano alla riforma delle superiori dal 1931. Una cosa è certa, dal 2010/2011 più della metà degli studenti della scuola secondaria di secondo grado italiana (un milione e 400 mila su oltre 2 milioni e mezzo) faranno i conti con nuovi indirizzi e nuovi programmi. I regolamenti approvati sono tre: uno sull'istruzione tecnica, quello sull'istruzione professionale e il regolamento (in seconda lettura) sulla valutazione. "Il rilancio della cultura tecnica e professionale - ha spiegato il ministro dell'Istruzione Mariastella Gelmini - è la migliore risposta della scuola alla crisi, perché favorisce la formazione del capitale umano necessario per il rilancio del made in Italy e perché consente una pluralità di scelte formative integrate con la formazione professionale regionale, in contrasto con i rischi di dispersione scolastica". Ma i sindacati sono tutt'altro parere. "Siamo ormai - dichiara Domenico Pantaleo, segretario generale della Flc Cgil - al completamento del processo di destrutturazione del sistema scuola; il "riordino" dell'istruzione superiore ci consegna un sistema d'istruzione, non solo più povero ma completamente inadatto a rispondere al diritto all'istruzione e formazione previsto dalla Costituzione". Secondo il collega della Cisl scuola, Francesco Scrima, "così non si innova né si riforma". "La Cisl scuola ribadisce la propria contrarietà alla logica di risparmio di cui è pervaso tutto l'articolato", continua Scrima. Ma di che si tratta? Attualmente l'istruzione tecnica in Italia è suddivisa in 39 indirizzi e quella professionale in 27 indirizzi. I nuovi istituti tecnici avranno invece 11 indirizzi suddivisi in due settori: Economico e Tecnologico. Del primo faranno parte 9 indirizzi (meccanica, meccatronica ed energia; trasporti e logistica; elettronica ed elettrotecnica; informatica e telecomunicazioni; grafica e comunicazione; chimica, materiali e biotecnologie; sistema moda; agraria e agroindustria; costruzioni, ambiente e territorio) del secondo due: amministrativo, finanza e marketing e turismo. Anche gli indirizzi dell'istruzione professionale vengono decimati, passando a 6. Nel settore dei Servizi troveremo 5 indirizzi (servizi per l'agricoltura e lo sviluppo rurale; servizi per la manutenzione e l'assistenza tecnica; servizi socio-sanitari; servizi per l'enogastronomia e l'ospitalità alberghiera; servizi commerciali) e nel settore industria e artigianato ritroveremo l'indirizzo delle Produzioni artigianali e industriali. Per tutti gli indirizzi l'orario settimanale passa a 32 ore. Ed è su questo che si rivolgono le critiche dei sindacati. In parecchi indirizzi le ore di lezione sono anche 36 (basti pensare al tecnico industriale ad indirizzo informatico) mentre negli istituti professionali si arriva a 40. Il taglio delle ore di lezione consentirà al governo di alleggerire gli organici di diverse decine di migliaia di cattedre. Inoltre, la riforma degli istituti tecnici fra un anno coinvolgerà i ragazzi delle prime due classi. Compresi cioè coloro che quest'anno hanno scelto secondo un'altra organizzazione. "Non si possono cambiare le regole a partita avviata", dice il leader della Cisl scuola che continua: "Mentre le prime due classi inizieranno con nuovi programmi la terza e la quarta faranno 32 ore ma con i vecchi programmi". Un pasticcio. Le 1.056 ore annuali (pari a 32 a settimana) saranno suddivise in insegnamenti generali per tutti gli indirizzi e insegnamenti obbligatori, che variano da indirizzo a indirizzo. Su quest'ultima quota, che si incrementa andando verso l'ultimo anno del corso, "possono essere utilizzati spazi di flessibilità" crescenti per adattare il curriculum "alla peculiarità del territorio". Lo studio delle lingue straniere verrà potenziato e all'ultimo anno è previsto l'insegnamento di una materia in Inglese. Gli istituti professionali, con quote orerie diverse, funzioneranno in modo simile. L'organizzazione scolastica verrà inoltre modificata profondamente. I collegi dei docenti potranno articolarsi in Dipartimenti "per un aggiornamento costante dei percorsi di studio, soprattutto nelle aree di indirizzo". Verrà istituito "un Comitato tecnico-scientifico, con composizione paritetica di docenti ed esperti" del mondo del lavoro, delle professioni e della ricerca e per "migliorare l'organizzazione la funzionalità dei laboratori e la loro sicurezza" ci sarà un Ufficio tecnico. Le scuole potranno nominare esperti esterni con contratti d'opera, mentre le innovazioni introdotte verranno monitorate e valutate annualmente. Il terzo regolamento approvato è quello che contiene le norme sul 5 in condotta, che reintroduce i voti in decimi sin dalla scuola elementare e che inasprisce dal 2010/2011 l'ammissione agli esami di maturità cui si potrà accedere soltanto con la sufficienza in tutte le materie, condotta compresa. |