Via il valore legale ed il governo potrà
commissariare gli atenei in rosso
Laurea, addio al pezzo di carta
Flavia Amabile, La
Stampa 21.5.2009
ROMA
Università commissariate se avranno gravi deficit di bilancio e
abolizione del valore legale della laurea. Il disegno di legge di
riforma dell’Università dopo mesi di modifiche, annunci e rinvii è
entrato nella fase finale, contiene molte novità, alcune ancora
destinate a essere modificate nelle prossime settimane, altre ormai
certe. Il ministro dell’Istruzione, Maria Stella Gelmini, ha
assicurato che la riforma «è pronta, la presentiamo dopo il 6 giugno
per toglierla dalle dinamiche della campagna elettorale e discuterla
in Parlamento con un dibattito sereno».
La data della presentazione in
Consiglio dei ministri dovrebbe essere il 12 giugno, sette mesi dopo
la presentazione delle linee guida della riforma. Fra le novità in
arrivo il commissariamento degli atenei che non si siano messi in
regola con i conti, voluto dal senatore del Pdl Giuseppe Valditara.
E, poi, l’abolizione del valore legale
della laurea. Di quest’ultima misura si parlava già
quando Letizia Moratti era ministro dell’Istruzione. Significa fare
in modo che le lauree non siano più tutte uguali davanti alla legge.
E quindi si pongono diversi problemi: come si garantirebbe
l’esercizio delle professioni libere da quella di avvocato a quella
di medico, oppure con che criterio si ammetterebbero i giovani ai
diversi esami di Stato o come si dovrebbe prevedere la
partecipazione ai concorsi. L’idea, in questo caso, potrebbe essere
quella di assegnare punteggi differenti a seconda del «ranking»
conquistato dal proprio ateneo. E ancora, come potremmo chiedere
all’Europa il riconoscimento dei titoli conseguiti in Italia?
Nel governo Berlusconi i sostenitori
dell’abolizione del valore legale della laurea sono molti. Il
ministro della Funzione pubblica, Renato Brunetta, è a favore:
«Tanto più viene meno il valore legale dei titoli di studio tanto
più aumenta il valore dei contenuti degli stessi».
Anche il ministro Gelmini ci crede.
«Se vogliamo una vera concorrenza tra gli atenei si passa da lì e
sono convinta che il Paese riuscirà a recuperare efficienza e
qualità da questa misura». Il 9 gennaio, la Lega Nord aveva anche
presentato in Parlamento un ordine del giorno proprio
sull’abolizione del valore legale della laurea sostenendo che
l’attuale titolo di studio, legalmente riconosciuto, sarebbe alla
base della «falsa concorrenza» agli atenei del Nord da parte delle
università meridionali che si sarebbero trasformate in «laureifici».
I sostenitori dell’abolizione
ritengono infatti che se è soltanto il titolo di laurea il
passepartout nel mondo delle professioni gli studenti cercano la
sede che prospetta minori difficoltà, i professori si limitano a una
preparazione asettica e manualistica e la media dei voti
permetterebbe di sovrastimare le università che premiano con un
minore impegno.
La proposta però non convince i
sindacati. Mimmo Pantaleo, segretario generale della Flc-Cgil: «E’
il grimaldello con cui passare a un sistema privatistico e alla
nascita dei laureifici».