Tempo pieno. da Tuttoscuola, 9 maggio 2009 E' immaginabile un "tempo pieno" diverso da quello consolidatosi in decenni di esperienze organizzative e di pratiche pedagogiche nelle scuole italiane (2 maestri per 40 ore)? Un tempo pieno, cioè, in cui non ci sia omogeneità e continuità verticale tra gli insegnanti e gli insegnamenti, bensì la giustapposizione (anche se l'obiettivo è l'integrazione) di due diversi modelli? Risponde di sì il candidato del PD alla carica di sindaco di Bologna, Flavio Delbono: "Penso a un tempo pieno comunale per i ragazzi delle elementari, che il sindaco potrà organizzare per l'anno scolastico 2010-2011", ha detto in una intervista rilasciata al direttore del Resto del Carlino. Visto che anche a Bologna la domanda di tempo pieno potrebbe essere superiore all'offerta, "il sindaco troverà le risorse finanziarie necessarie e attiverà le collaborazioni necessarie" per assicurarlo a tutte le famiglie che lo chiederanno. Ma sarà un "tempo pieno" nuovo e diverso: le attività pomeridiane saranno gestite da "associazioni che già si occupano dei più piccoli, le polisportive, i tirocinanti in scienze dell'educazione, le Fondazioni bancarie, il terzo settore, quello del volontariato, il mondo delle cooperative, la società civile in genere". E alla domanda un po' provocatoria ma non infondata del giornalista, che gli chiede se si tratterà di una "baby sitter comunale", Delbono risponde così: "No, assolutamente. Avrà un contenuto comunque pedagogico per occupare il tempo pomeridiano dei bambini con attività culturali, artistiche, sportive, anche ricreative". Se e come queste attività si intreccino con quelle antimeridiane, se e come possano essere valutate, quale qualificazione sarà richiesta agli operatori, il candidato sindaco non lo dice. Insiste, invece, sul fatto che le famiglie bolognesi, "da sempre abituate al tempo pieno dai 3 ai 15 anni", lo avranno comunque. Ma a noi sembra che, se resta impostata in questi termini un po' quantitativi, e da braccio di ferro anti-Gelmini (il comune di Bologna versus le politiche nazionali) la partita rischi di essere giocata su un terreno che non è quello della ricerca di ciò che è meglio per i bambini. |