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Le novità introdotte dalla Gelmini
Senza codice fiscale niente maturità
Flavia Amabile, La
Stampa 27.5.2009
ROMA
Da quest’anno all’esame di maturità si va con il codice fiscale. E
non con un codice qualsiasi perché il proprio numeretto
perfettamente verosimile lo si fabbrica in pochi secondi anche su
Internet: all’esame si dovrà andare con il codice validato
dall’Agenzia delle Entrate. E tutti i dati degli studenti, la loro
carriera scolastica e il risultato dell’esame verranno comunicati
singolarmente, ragazzo per ragazzo, e non più complessivamente.
È una
rivoluzione. Per
le segreterie degli istituti si tratta di perdere il sonno e la
ragione. Per il mondo politico e per una buona fetta di docenti e
dirigenti scolastici si tratta di qualcos’altro: discriminazione,
schedatura. Lo dice in modo molto netto Mariangela Bastico,
responsabile scuola del Pd. In un’interrogazione urgente chiede al
ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini il senso di queste
novità: «Che cosa significa questa disposizione per gli stranieri
non regolari? Perché introdurre una norma di validazione da parte
dell’Agenzia delle Entrate, quando il codice per gli studenti
dovrebbe avere una funzione prettamente identificativa a fini
informativi e statistici? Che cosa accadrà in caso di mancata
validazione o di mancato possesso del codice? Si stanno
introducendo, attraverso norme amministrative, impropri controlli
sulla regolarità degli studenti? È un modo indiretto di verificare
il possesso del permesso di soggiorno?».
Le circolari del
ministero richiamano
all’ordine le scuole sull’Anagrafe nazionale degli alunni, un
progetto ancora non funzionante di cui si parla da anni. Il ministro
Gelmini è decisa a andare fino in fondo. L’8 maggio 2009 ha inviato
alle scuole una nota molto chiara: l’Anagrafe è molto indietro,
circa un centinaio di scuole non ha ancora inviato dati sugli
alunni. Molte di quelle che hanno adempiuto hanno inviato dati
sbagliati con «date di nascita non coerenti con il corso di studi;
attribuzione di tutti gli alunni della scuola su uno stesso anno di
corso». E alcune altre incongruenze di minor conto. E, insomma,
invita gli istituti a mettersi in regola. Il 22 maggio una circolare
è ancora più chiara e annuncia che i dati comunicati saranno
consultabili dall’8 giugno all’interno del Sidi, il sistema
informatico dell’istruzione a cui hanno accesso tutte le scuole.
Ma la strada del
ministro è tutta in salita.
Giorgio Rembado, presidente dell’Anp, l’Associazione Nazionale
Presidi: «La richiesta del codice fiscale validato potrebbe essere
una forma implicita di discriminazione nei confronti degli studenti
extracomunitari privi di permesso. Se così fosse saremmo
assolutamente contrari. Lo stesso per la comunicazione di dati
relativi ai singoli alunni. Se ci fossero degli intenti di
schedatura non potremmo essere d’accordo».
I sindacati
confederali hanno inviato ieri un fax al ministro Gelmini per
protestare contro la richiesta dei permessi di soggiorno e contro
ogni tentativo di discriminare gli immigrati irregolari.
«Interverremo presso il ministero dell’Istruzione affinché faccia
rispettare la normativa attualmente in vigore che tutela il diritto
all’istruzione e il diritto a portare a compimento il percorso di
studi».
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