Maestro unico: di Marilena Adamo, ScuolaOggi 16.5.2009 La stampa non dà nessun rilievo, inspiegabilmente, a un fatto che io considero clamoroso, in sé e per il rilievo politico che assume. Secondo il sondaggio del ministero dell’Istruzione, le famiglie che hanno scelto il Maestro Unico e la scuola a 24 ore sono solo il 3% ( tre per cento), dato determinato dalle scelte delle famiglie di regioni come Lombardia ed Emilia Romagna che sarebbero intorno all’1%. Quindi il rimanente 97% ha optato per il tempo pieno a 40 ore o per le trenta, i modelli aborriti dal Governo. In termini di marketing rivolto all’utente- consumatore, per utilizzare i riferimenti politico-culturali cari al centrodestra, un fallimento totale; in termini politici, anche. Infatti l’introduzione del maestro unico con la legge 137 dello scorso autunno è stata accompagnata da una martellante campagna mediatica a copertura culturale e pseudopedagogica dei tagli di personale docente, particolarmente pesanti per la scuola primaria, decisi dal famoso art. 64 della legge 133 ( prefinanziaria di Tremonti).
Tutti si ricordano le teorizzazioni
sull’unicità della figura educativa di riferimento, sulla
pericolosità di avere 2 o 3 insegnati specializzati per aree
disciplinari, e così via. Ma tutti ricordano anche le promesse che
persino Berlusconi rivolse da New York alle “mamme italiane” e la
Gelmini da tutte le emittenti televisive: “non toccheremo il tempo
pieno, anzi ne daremo di più”. Promesse che avevano trovato
riscontro istituzionale nei pareri delle due commissioni di Camera e
Senato che richiedevano pari dignità tra tutte le opzioni, come del
resto il relativo accordo sindacale sugli organici. |