Maestro unico Dedalus, ScuolaOggi 10.5.2009 “Il maestro unico riguarda tutti i modelli orari. Tempo pieno compreso”. Così ha dichiarato esplicitamente il ministro Gelmini in un’intervista al Corriere della Sera, pagina nazionale, di sabato 9 maggio. L’articolo in questione riguardava i dati ufficiali delle iscrizioni, secondo i quali le famiglie hanno respinto in massa il modello orario a 24 ore nella scuola primaria (“In Lombardia solo sette maestri unici” titola infatti l’articolo di Rita Querzé). Gilda, Flc-Cgil, Cisl e Uil scuola hanno diffuso i dati aggiornati sugli organici della scuola in Lombardia sottolineando, tra l’altro, che solo una quota irrisoria delle famiglie su scala regionale ha espresso il proprio gradimento per le 24 ore/maestro unico, a fronte di una crescita delle richieste di tempo pieno. Ad essi controbatte la Gelmini sostenendo che “Primo: le classi che hanno scelto il modello delle 24 ore in Lombardia non sono sette ma il triplo” e “Secondo, e più importante, il sindacato fa finta di non sapere che il maestro unico riguarda tutti i modelli orari. Tempo pieno compreso. Finalmente anche nel nostro Paese i docenti avranno responsabilità educative chiare”. Perché signori - aggiungiamo noi - il catalogo è questo!
La prima precisazione ci sembra
francamente inconsistente. Ammesso che in Lombardia le richieste di
tempo scuola di 24 ore siano 21 invece che 7, il dato è del tutto
irrilevante. La questione del modello del maestro unico
onnipervasivo, che riguarda quindi anche le classi a tempo
pieno, è invece un’affermazione rilevante e di una certa gravità. E
non è certo un lapsus freudiano.
Quindi, una volta assegnato l’organico
alle scuole (e si sono spese mille parole da parte del Miur per
rassicurare che al tempo pieno sarebbe stato confermato il doppio
organico, due docenti per classi), sta a
queste stabilire quale modello organizzativo attuare.
E, storicamente, il tempo pieno ha sempre previsto la piena
contitolarità dei due docenti e la collegialità dell’azione
didattica. Ma queste affermazioni del ministro confermano nella sostanza quanto da tempo andiamo sostenendo. Da un lato si agita la cortina fumogena dell’aumento delle classi a 40 ore spacciandolo tout court come aumento del tempo pieno, come se fossero la stessa cosa. Dall’altro trapela con chiarezza quello che è l’obiettivo ultimo della politica scolastica di questo governo. Vale a dire il contenimento della spesa pubblica nella scuola (e il contenimento-ridimensionamento della stessa scuola pubblica). Per ottenere questo risultato in un primo tempo si smantella l’organizzazione modulare nella scuola primaria affermando la “priorità” del modello 24 ore/maestro unico (“Insegnante unico nella scuola primaria” titola l’art.4 della legge 169/2008 e “nella scuola primaria va privilegiata l’attivazione di classi affidate ad un unico docente e funzionanti per 24 ore settimanali” dice il Piano programmatico…). In una seconda fase si cercherà di imporre questo principio anche nei modelli orari a tempo lungo (un insegnante sarà il titolare di classe, depositario degli insegnamenti principali, l’altro coprirà la parte restante dell’orario). Infine si cercherà di rimarcare il fatto che nella scuola primaria 24 ore (e maestro unico) per tutti bastano e avanzano e che al restante orario di permanenza degli alunni a scuola ci debba pensare qualcun altro, come in passato (enti locali, ecc.). Con il ritorno in pompa magna del vecchio doposcuola. Il “ritorno al passato”, appunto. Siamo pessimisti e/o dipingiamo scenari improbabili? Non crediamo. Certo, la realizzazione di questa prospettiva – il ritorno generalizzato al maestro unico e alla scuola del mattino - dipenderà fortemente dall’opposizione e dalla resistenza che genitori e insegnanti, forze sociali e politiche sapranno (continuare) a mettere in campo. |