Riforme e controriforme Pasquale Almirante, La Sicilia 17.5.2009 Per capire quanto le parole dissimulano i fatti è bastato partecipare al convegno «La scuola al crocevia delle riforme» e ascoltare la senatrice Bastico, del Pd, e il prof. Bertagna che ha formulato la riforma della scuola ai tempi di Letizia Moratti. Occasione troppo ghiotta per non chiedere a Bastico se il Pd avesse una disegno di legge alternativo alla proposta Aprea sullo stato giuridico dei professori; e a Bertagna perché avesse soppresso il biennio comune nel sistema dei licei di Berlinguer. Ebbene, la prima si è limitata a condannare tutto il disegno di legge Aprea relativo, non solo al nuovo stato giuridico, che intende stabilire tre diversi stadi di avanzamento di carriera, ma anche alla chiamata diretta dei docenti da parte dei presidi. Bertagna, invece, è stato molto chiaro nel bocciare il biennio comune che frustrerebbe competenze più compiute. La evidente contraddizione fra parole e fatti si evince sulla comune affermazione che una riforma della scuola non si può cancellare a ogni cambio di governo. Se così fosse, la precisazione di Bertagna alla nostra domanda sta invece a dimostrare, non già una condivisione strategica e di compromesso fra tutte le forze politiche, ma la precisa volontà di applicare un marchio ideologico alla istruzione. Infatti Bertagna, oltre ad avere cancellato quasi tutta la precedente riforma, ha pure sostenuto che essa, come quelle della scuola o della sanità, non si possono fare col concorso dei diretti interessati, ma con l’assunzione della responsabilità da parte della classe dirigente: sarebbe come, ha specificato, avallare spinte corporative. Bastico, da parte sua, si è invece dichiarata contraria alla trasformazione delle scuole in fondazioni, scordando che la proposta originaria fu fatta da Fioroni del suo stesso partito. Nessuna risposta (mancavano però gli interlocutori istituzionali) è invece venuta sulla confusione in cui si dibatte ogni giorno di più il Miur, soprattutto nel merito delle graduatorie a esaurimento che stanno impazzando da qualche giorno, con cavilli e capziosità e astruserie e dubbi che solo un docente dotato di giobbesca pazienza può sopportare. |