Il Valore dell'Istruzione... di Davide Suraci, Territorio Scuola 25.7.2009 Non si può non essere d'accordo con quanto scrive Luca Ricolfi su La Stampa. Quella che Ricolfi indica è tuttavia una piccola sfaccettatura di un problema ben più vasto senza la risoluzione del quale non sarà mai possibile cambiare rotta. A poco servirebbe, infatti, “insegnare qualcosa che a poco a poco, diciamo in una ventina d'anni, risollevi i nostri figli dal baratro cognitivo in cui li abbiamo precipitati” se non comprendiamo prima che non solo la scuola, ma anche società italiana è precipitata in un baratro sociologico… Sarebbe perciò molto interessante capire, dal punto di vista sociologico, quali sono state le cause di tale sprofondamento in cui sono precipitati la scuola e la società italiane. Non siamo sprofondati per caso e improvvisamente ma per gradi. Si è trattato infatti di un fatto evolutivo/involutivo strettamente correlato con i cicli di rinascita/distruzione che caratterizzano tutti i sistemi biologico-sociologici. Basti pensare alle comunità di insetti che, come la maggioranza dei viventi, tendono a conservare la loro presenza sul territorio costruendo i nidi nei luoghi più sicuri. Già, ma chi dice loro che sono tali? Forse la scuola? Immaginate adesso una qualsiasi “comunità” di italiani alle prese con la gestione del proprio territorio “vitale” e fate il confronto… Domanda: gli italiani hanno veramente bisogno della scuola? A giudicare dai risultati ottenuti, sembrerebbe proprio di no; anzi, più la massa è liberata dalla facoltà del “non pensare” più essa è “funzionale” agli obiettivi del potere…Tanto più l'italico individualismo è riuscito a ritagliarsi la propria fetta di potere, tanto meno spazio è rimasto per la libertà degli altri di crescere e di evolversi…Per chi non l'avesse ancora capito, mi sto riferendo proprio al “pensiero dominante” quale “decisore culturale” prima ancora che politico, religioso od etico… Purtroppo, il “pensiero dominante” di cui la nostra società è pregna possiede solo degli obiettivi di brevissimo termine e coincide con gli interessi di coloro che del valore dell'istruzione non sanno proprio che farsene. In questa storia hanno barato tutti, fin dalla nascita di questa Repubblica: non è sufficiente, infatti, avere una buona Costituzione quando mancano i presupposti per metterla in pratica, quando i politicanti di turno si creano dei privilegi ad hoc, quando le istituzioni intendono dare il buon esempio mentre hanno le mani sporche di sangue. Che cosa è possibile pretendere dai nostri studenti, dai nostri insegnanti, dalla nostra scuola, dalla nostra università, dalla nostra società, quando le nostre “istituzioni” fanno acqua da tutte le parti? In tutto questo sembra esservi, purtroppo (ed è un fattore aggravante), una connivenza della nostra società con il potere più perverso nel senso che, lasciandolo fare, abbiamo avallato il suo operato e tutte le sue scelte. Il valore dell'istruzione deve essere dunque posto prima di qualsiasi altro interesse politico-affaristico-religioso: non può essere barattato con nessuna “ragione di Stato” ed è un diritto umano nel suo più profondo significato, anche se la nostra Costituzione non ne fa alcun cenno. I primi segnali di una democrazia vacillante si manifestano quando il peggiore “sentire comune” si identifica nei “non-valori” dell'essere “qualcuno” e dell'avere per apparire… Le scelte in materia di politica scolastica (come tutte quelle di politica in generale) – prendiamo una data di inizio (immediato dopoguerra ma potrebbe essere una qualsiasi della nostra storia) – sono da sempre (e volutamente) caratterizzate da obiettivi di brevissimo periodo e con finalità strumentali alla gestione del potere. Già, in Italia stiamo ancora subendo le conseguenze dei mancati appuntamenti con la democrazia perchè abbiamo perso (o perchè deve ancora nascere?) la facoltà di decidere individualmente (e collettivamente) dei nostri destini. Purtroppo è ancora l'italico individualismo che ci ha fregato la democrazia. Ricordate Padre Padrone? La nostra società, la nostra scuola e le nostre vite rappresentano il “Gavino bambino”, inerte spettatore delle scelte fatte dal padre, con la sola differenza che il “Gavino adulto” riuscirà a dire di no ma sarà poi tentato dal diventare, a sua volta, il “padre-padrone” di turno… |