Protesta di Lombardo. «Avvenire» approva la classifica

Atenei, rivolta della Sicilia
Gelmini: al Sud qualità bassa

 Il Corriere della Sera 26.7.2009

ROMA — Di atenei del Mezzogiorno nella lista dei «virtuosi» che riceveranno premi dal ministro Gelmini in seguito alla sua riforma dell’università ce ne sono pochi e così inevitabilmente lo scontro si sposta sul rapporto tra le «eccellenze» del Nord e le «mediocrità» del Sud.

Già venerdì il presidente della Regione Siciliana, Raffaele Lombardo, aveva risposto duramente al governo: «Tentano di colpire i nostri atenei con valutazioni negative basate su carte truccate». Le «carte truccate» di cui parla, Lombardo le ha argomentate tornando sul tema. Sarebbero i criteri di valutazione, che si fondano su una ricerca vecchia, del 2003, con standard «irraggiungibili» per molti atenei meridionali. «Invece di giudicare gli effettivi miglioramenti, anno dopo anno — continua il presidente — si valutano le università del Sud sulla capacità che gli studenti trovino occupazione, dimenticando quanto essa dipenda dalle effettive possibilità offerte dal mercato del lavoro locale e dalle connesse condizioni economiche. O sulla capacità di attrarre finanziamenti esterni, dimenticando che la grande impresa risiede al Nord e proprio lì investe per acquisire le migliori risorse umane da inserire nelle aziende del territorio ». Non c’è nessun intento di penalizzare il Sud, è la risposta che arriva dal ministero, in una nota con la quale si replica a Lombardo e ad alcuni esponenti del mondo accademico, e dove li si invita ad «avere il coraggio di guardare al futuro ». «Come si può vedere dalla classifica molti atenei del Centro-sud sono stati promossi », così come «alcune università del Centro-nord sono state ritenute non virtuose. I criteri sono attualissimi e sono stati elaborati tenendo conto dei parametri adottati da tutte le classifiche internazionali. È la prima volta che questo viene fatto in Italia, per cui i criteri sono perfettibili e il nostro impegno sarà renderli ancora più oggettivi», e tuttavia «è finita l’epoca in cui, poiché i criteri di valutazione sono da perfezionare, non si deve mai iniziare».

Soprattutto, il ministero ha puntato il dito su alcuni atenei del Sud, «che hanno avuto una bassa valutazione per la bassa qualità della ricerca, nonostante diverse regioni del Mezzogiorno ricevano miliardi di euro dai fondi strutturali finalizzati alla ricerca». Ma proprio a proposito di finanziamenti interviene l’ex ministro dell’Università del governo Prodi Fabio Mussi, che denuncia il taglio dei fondi. «Dalla Gelmini arrivano piccoli espedienti utili per coprire i tagli. Premiare i migliori? Se mancano i soldi non premi nulla, devi solo distribuire la fame. Il resto in queste condizioni è fuffa». Luigi Berlinguer non critica il sistema della valutazione, «me ne sono occupato io — precisa —, Mussi ha avviato il processo, la Gelmini lo continua. Che si faccia la valutazione degli atenei è giusto. Si potranno così anche migliorare gli indicatori, soprattutto una correzione a favore della ricerca di base. Ma ancora di più la valutazione della qualità e dei risultati scientifici, non solo della quantità». La sua durissima critica va invece ai tagli alla ricerca. «Attenzione però — continua l’ex ministro —. L’Italia ha una posizione vergognosa sull’ammontare di risorse pubbliche e private destinate alla ricerca. I tagli alla ricerca sono un grave danno per il Paese, ho timore che il frastuono sui buoni e i cattivi, e quindi sugli sprechi, favorisca questa evidenza che sarà rovinosa».

Apprezzamenti arrivano invece dalla Lega Nord e dal quotidiano dei vescovi l’Avvenire.

Il deputato leghista Nicola Molteni sottolinea come «premiare gli atenei virtuosi e penalizzare quelli spreconi risponde ai principi meritocratici del federalismo », mentre il giornale cattolico scrive: è un piccolo passo, sono solo 525 milioni di euro da distribuire ai virtuosi, ma «ha in sé le potenzialità per generare un grande balzo».