GRUPPO DI FIRENZE

per la scuola del merito e della responsabilità

Rispetto dei fatti e luoghi comuni

dal Gruppo di Firenze per la scuola del merito e della responsabilità, 23.7.2009

“La Stampa” pubblicava ieri in prima pagina un intervento di Umberto Veronesi (Ma io boccio la scuola che boccia), il quale, spiace dirlo, ha pensato di spendere la sua grande autorevolezza in un campo in cui autorevole non è, come mostrano le cose che scrive. Pur dicendo di apprezzare diversi aspetti dell’analisi di Marco Rossi Doria sulle stesse colonne (questa sì autorevole, perché fondata sulla profonda conoscenza delle cose di cui tratta), non sembra averne colto soprattutto il rigoroso riferimento ai fatti. L’articolo di Veronesi mette insieme molti degli slogan e dei luoghi comuni prodotti nelle ultime settimane dal dibattito sulle bocciature (il fallimento della scuola, l’autoritarismo obsoleto, la cultura nozionistica, la bocciatura come punizione), suggerendo che “la scuola dovrebbe essere in grado di stimolare la curiosità e la creatività”, un po’ come consigliare a un chirurgo l’uso del bisturi.

Sempre sul quotidiano torinese, quasi come in risposta a Veronesi, si può leggere oggi un editoriale di Luca Ricolfi (La scuola ha smesso di insegnare). Anche Ricolfi, come Rossi Doria, invita a partire dalla realtà dei fatti, anche se risulta politicamente scorretto, e conclude la sua analisi affermando che “la scuola facile si è ritorta innanzitutto contro coloro cui doveva servire: un sottile razzismo di classe deve avere fatto pensare a tanti intellettuali e politici che le «masse popolari» non fossero all’altezza di una formazione vera, senza rendersi conto che la scuola senza qualità che i loro pregiudizi hanno contribuito ad edificare avrebbe punito innanzitutto i più deboli, coloro per i quali una scuola che fa sul serio è una delle poche chance di promozione sociale.”