La scuola non cambia,
e forse siamo un po' tutti colpevoli

di Maurizio Tiriticco, Pavone Risorse 15.7.2009

Giovanni Valentini in Le vere sfide della scuola (“la Repubblica” del 14 u. s.) scrive tra l’altro: “Più che da un maggior rigore e da una maggiore severità, insomma, questa selezione scolastica sembra ispirata da una volontà punitiva e dimostrativa, dettata da ragioni di natura politica che poco hanno a che vedere con la missione educativa e formativa della scuola”. Una valutazione assolutamente condivisibile! Dopo la campagna di un anno in cui il nuovo ministro non ha fatto altro che sollecitare un ritorno al passato, la liquidazione del “pedagogismo” e del “sessantottismo”, l’esaltazione del merito e della condotta, che a volte chiama anche comportamento, confondendo con assoluta ignoranza due concetti tra loro antitetici, che cosa ci dovevamo aspettare?

D’altra parte questo conservatorismo di destra, di quella destra più pericolosa proprio perché ignorante, non è ritornato per caso! Che cosa abbiamo fatto, noi della sinistra operosa e lungimirante, dagli anni Settanta ad oggi per condurre in un porto sicuro quel rinnovamento del nostro Sistema educativo nazionale di istruzione e formazione (insisto da sempre a chiamarlo così)? Non tutto ciò che si doveva! Vediamo alcune tappe significative.

Il Settantasette ha segnato una grossa svolta, quando si sono aboliti voti e pagelle nella scuola ottonnale dell’obbligo. Si è avviato un discorso totalmente nuovo, che sostanzialmente prevedeva il superamento del Programma ministeriale e l’introduzione della Programmazione curricolare, la liquidazione dei voti e l’avvio di una vera e propria cultura della valutazione. Ma su questi due percorsi ci siamo mossi con la necessaria determinazione? Assolutamente no! Abbiamo continuato a varare programmi, quelli del ’79 e quelli dell’85! Quindi abbiamo mostrato un’estrema timidezza nei confronti di un insegnamento/apprendimento curricolare, pluridiscipinare, e modulare anche, fondato più su obiettivi acquisiti (ancora il concetto di competenza non era maturato) che su contenuti appresi! E, per quanto riguarda la cultura della valutazione, ci siamo spesso gingillati, limitandoci a somministrare dall’alto schede sempre “nuove” (ad esempio, con le cm 167 e 237 del ’93), ma sempre meno comprese e partecipate, lasciando ampi spazi a mormorii, disagio, rimpianti anche… si diceva: ma le pagelle e i voti di un tempo non erano forse più semplici e più leggibili? Ed a chiudere quel diffuso malcontento si è abbattuta la mannaia della circolare 491/96 (Ahi, Berlinguer, di quanto mal fu matre… parafrasando il Poeta!) che, tentando di semplificare le operazioni valutative, segnò di fatto l’inizio della fine! E di cultura della valutazione, quella diffusa, condivisa, praticata, non si parlò quasi più. Mentre il secondo ciclo di istruzione sembrava immune da ogni innovazione valutativa! Ed è per questa serie di ragioni che la “nuova” amministrazione ha trovato un terreno più che fertile per ripristinare i voti!

Il Novantasette ha segnato una seconda grossa svolta: il passaggio da un esame centrato sulla valutazione della maturità ad un esame centrato, invece, sulla certificazione delle competenze. Ma possiamo dire oggi, a più di dieci anni di distanza che il nuovo esame certifichi veramente competenze? Assolutamente no! E con i ritocchi della legge 1/07 di competenze neanche l’ombra! Di qui un secondo tipo di malcontento ed, a volte, di vero e proprio rimpianto per un passato forse un po’ più sempliciotto, ma più chiaro (su questo argomento si vedano i dettagli sul mio Quizzone perché? in www.educationduepuntozero.it). Ed è per questo che la “nuova” amministrazione ha trovato un terreno più che fertile per ripristinare il rigore di un’ammissione “piena” e di un esame senza sconti!

Il Novantanove ha segnato altre due tappe importanti: l’innalzamento dell’obbligo di istruzione, colato a picco dopo appena un anno di esperienza (la legge 9/99 fu abrogata dalla legge 53/03), e l’avvio dell’autonomia delle istituzioni scolastiche (dpr 275/99). Quest’ultima aveva a monte forti “raccomandazioni”, tutta l’esperienza della Carta dei servizi scolastici, avviata dai provvedimenti del giugno ’95, e la legge delega 59/97. Ed a valle avrà nel 2001 il conforto costituzionale. Si tratta di pezzi da novanta per garantire il successo di un’impresa… mah! Tutti sappiamo come l’autonomia resti in grande misura ai blocchi di partenza! La responsabilità è delle scuole? E’ dei dirigenti che, proprio per garantire lo sviluppo dell’autonomia, non sono più né direttori didattici né presidi? E’ degli insegnanti che dell’articolo 4 del dpr 275, bello corposo anche per le possibilità che offre, ne fanno soltanto una fugace lettura? E’ dei genitori che si limitano a chiedere come va mio figlio? E’ degli enti locali che non sanno programmare il servizio scolastico sul territorio? Ed è per questo – sto ripetendo la solita solfa – che la “nuova” amministrazione ha trovato un terreno più che fertile per ripristinare il pieno controllo del tutto! Taglia e cuce come crede, nonostante certe sentenza della Corte e grazie a “strani” avalli del Consiglio di Stato!

Il Duemilasette ha segnato un’altra tappa importante: il riavvio, con il dm 139, di quell’obbligo di istruzione decennale cassato dalla Moratti! Un’impresa meravigliosa. In questo mese di giugno tutti i nostri sedicenni avrebbero dovuto concludere il primo nuovo obbligo di istruzione con il conseguimento di competenze culturali e di cittadinanza che i loro professori avrebbero accertate e debitamente certificate. Per cui, forti di questa certificazione – che di fatto avrebbe reso obsoleta ed inutile la licenza media – avrebbero poi optato se proseguire nei percorsi dell’istruzione o di accedere in quelli offerti dalla formazione professionale regionale. Con una certificazione, peraltro, leggibile anche nei sistemi di istruzione e di formazione dei Paesi dell’Unione europea! E’ un auspicio dello stesso Parlamento europeo, datato 2006! Nessuno studente però – tranne, forse, qualche rara eccezione – è stato certificato! Nessuno si è accorto di nulla! Forse anche perché la Moratti ha covato sotto le ceneri! Ed è per questo – replico la solita solfa – che la “nuova” amministrazione ha trovato un terreno più che fertile per ripristinare il pieno controllo del tutto! Con un semplice emendamento aggiuntivo ad uno dei numerosi provvedimenti adottati da questa maggioranza – per l’esattezza si veda l’articolo 64, comma 4 bis della legge 133/08 – si è deciso che l’obbligo di istruzione si assolve anche – io aggiungerei ‘e soprattutto’ – nei percorsi di formazione professionale regionale.

Sono tutte vicende tristi, per le quali, se da un lato vince l’aggressività della destra, dall’altro è sempre stata debole la spinta innovatrice delle forze della democrazia e dello sviluppo. Se una giovane e inesperta ministra può metterci alle corde, è segno che un rinnovamento radicale del nostro sistema di istruzione non lo abbiamo mai portato avanti fino in fondo. Ed è così che il richiamo al rigore di un tempo e al cosiddetto merito, trova spazio anche in molti settori della pubblica opinione: chi non studia, non deve essere promosso! Del resto, nessuno ha mai detto il contrario, e l’istituto della ‘non ammissione’ – mi veniva da dire ‘respingimento’ che fa tanto Lega – non è mai stato cancellato dal nostro ordinamento, però…

Il ‘però’ è semplice ed è tutto nella lezione di Don Milani! Il rigore è necessario, certamente, ma nella scelta dei metodi adeguati ed indispensabili perché ciascuno, non uno di meno, raggiunga il suo personale successo formativo. E questo rigore era tutto nel lungo processo di innovazione che, attuando la Costituzione, è partito dall’istituzione della scuola dell’obbligo del ’62, con tutte quelle difficoltà che Don Milani denunciò con estrema onestà civile e competenza professionale. Rigore che poi è proseguito con quei provvedimenti di cui ho scritto più sopra, ma che non abbiamo mai condotto fino ai traguardi previsti! Rigore che doveva essere tutto nelle innovazioni da cui mai si doveva derogare! Perché, una volta che si fosse derogato, il ritorno al passato sarebbe stato fatale! E non è un caso che la ministra ha scelto una data precisa: si torni al presessantotto! Finora il vento è dalla sua parte! Così il rigore senza innovazione cade tutto sulla testa degli studenti. È il rigore di quella selezione culturale e sociale contro la quale abbiamo in tanti e per tanti anni sempre combattuto!

Ovviamente, non è finita qui! Domani è un altro giorno, ma occorre avere idee chiare sulle responsabilità di tutti gli attori di questa storia infinita di un Sistema di istruzione che non si riesce mai a cambiare in meglio! Ma che è tanto facile mantenerlo in peggio!