Gelmini: metodo Napolitano
 per l'università

da Tuttoscuola, 15 luglio 2009

Mariastella Gelmini e Giulio Tremonti sono stati i protagonisti del convegno sull'università promosso ieri a Roma dal gruppo parlamentare del Senato del PDL, con l'intervento di numerosi rettori e di esponenti dell'opposizione.

Tremonti ha colto l'occasione per rispondere all'editoriale di Francesco Giavazzi, uscito lo stesso giorno sul "Corriere della Sera", nel quale si sosteneva l'idea di aumentare sensibilmente le rette degli studenti per finanziare il diritto allo studio dei meno abbienti, purchè meritevoli. La risposta del ministro dell'economia su questo punto è stata sostanzialmente positiva, anche se, ha osservato, "scrivere un fondo è più facile che fare una riforma".

Dopo una serie di interventi, che hanno messo in luce una ampia convergenza sul mantenimento di uno stretto collegamento tra risorse e riforme, è toccato al ministro Gelmini trarre le conclusioni, anche politiche, del convegno. Il ministro ha apertamente auspicato che in materia di riforma dell'università venga raccolto l'invito del presidente Napolitano al dialogo alla collaborazione.

"Bisogna avere il coraggio di cambiare l'Università", ha detto Gelmini, "non difendendo lo status quo ma premiando i giovani meritevoli, i nuovi ricercatori e le Università che puntano sulla qualità eliminando gli sprechi e i corsi inutili''.

Tra le novità il disegno di legge in preparazione prevede la possibilità per gli atenei di fondersi tra loro o aggregarsi su base federativa per evitare duplicazioni e costi inutili, una contabilità economico-patrimoniale più chiara e uniforme, la riduzione dei settori scientifico-disciplinari dagli attuali 370 a circa la metà, la riorganizzazione dei dottorati di ricerca al fine di creare un vero sistema di formazione di terzo livello sia per l'accademia che per le imprese, e un 'codice etico' che garantisca trasparenza nelle assunzioni ed eviti incompatibilità o conflitti di interessi legati a parentele.

Inoltre, sulla governance degli atenei, distinzione netta di funzioni tra Senato e CDA, il primo organo accademico e scientifico, il secondo di alta amministrazione e programmazione, con la partecipazione di esterni (stakeholders) fino al 40%, affidato a un direttore generale con elevate responsabilità.

Il Nucleo di valutazione d'ateneo dovrebbe essere a maggioranza esterna, allo scopo di garantire una valutazione oggettiva e imparziale.

In questo quadro di forte innovazione, ha concluso Gelmini, potrebbe anche essere riaperto il capitolo delle risorse, soprattutto a favore dei giovani ricercatori, ai quali tuttavia occorre aprire prospettive di lavoro, anche fuori dell'università, in caso di non soddisfacente produttività scientifica dopo un certo numero di anni (si fa l'ipotesi di 6).