Intervista a Maria Stella Gelmini da Adige.TV, 30.7.2009
Mariastella Gelmini, ministro dell’Istruzione, ma davvero per insegnare nelle scuole lombarde si dovrà conoscere il dialetto? E quale? Quello di Milano, quello di Lecco o quello di Bergamo?
«Legare il reclutamento degli insegnanti al territorio mi sembra
giusto. Esiste un problema reale, molto sentito al Nord al di là dei
colori politici, tanto è vero che il consiglio provinciale di
Vicenza ha approvato una mozione bipartisan contro i dirigenti del
sud».
«Il legame con il territorio è importante, bisogna mettere fine al via
vai di insegnanti che arrivano al nord e poi vanno via dopo poco
tempo minando la didattica. Ma bisogna trovare altri modi per
riuscirci. Ci stiamo pensando. Si potrebbe legare il reclutamento
alla residenza, ad esempio. Oppure alla regionalità».
«Penso che si possa più utilmente inserire all’interno delle scuole un
approfondimento con lo studio dei dialetti o della storia del
luogo».
«Penso che questa proposta sarà superata da altri provvedimenti più
facili da mettere in pratica ma in una ottica sempre di attenzione
al territorio».
«Non esiste alcun problema con la Lega».
«Dopo quell’episodio abbiamo lavorato molto bene insieme. La Lega è
stata molto funzionale nel permettere di approvare le riforme, i
loro voti e il loro appoggio non sono mai mancati. E’ vero che Bossi
ha capito che una scuola efficiente e che funziona è necessaria e
quindi bisogna riformarla».
«Non è stata una decisione di questo esecutivo, non facciamo altro che
eseguire provvedimenti decisi dal governo Prodi e quindi immetteremo
in ruolo questi dirigenti idonei sui quali in alcuni casi ci sono
perplessità».
«Accorpare è necessario per poter reinvestire in edilizia scolastica,
in formazione, in incentivi. In alcune situazioni un solo dirigente
per due scuole vicine può bastare, il piano di razionalizzazione è
partito, e dal prossimo anno si dovrebbero vedere i risultati anche
in termini di organico dei dirigenti scolastici».
«Stiamo pensando a sgravi fiscali e aiuti economici per i professori
che vogliano investire nella loro formazione acquistando libri o
aggiornandosi sulle nuove tecnologie».
«Si tratta di risorse che fanno parte del nostro budget. In tre anni
prevediamo risparmi per 2 miliardi di euro e contiamo di
redistribuirli su base meritocratica come avviene in altri Paesi».
«E’ il grande lavoro che dovrà realizzare l’Invalsi, valutare ogni scuola per restituire loro credibilità. Soltanto dopo averle valutare potremo definire come incentivare il lavoro delle più meritevoli». |