Scuola, le classi si «gonfiano»
Alle medie anche 31 alunni

Sarà un suono incerto quello della campanella di settembre. Sulle scuole emiliano-romagnole si abbatterà senza pietà la mannaia dei tagli ministeriali e il rischio è che molti istituti non riescano ad aprire. A lanciare l’allarme i sindacati che denunciano un quadro «assolutamente desolante», che «mette in seria discussione la possibilità della regolare apertura dell’anno scolastico, in tutte le scuole».

di Alice Loreti, l'Unità 22.7.2009

Sarà un suono incerto quello della campanella di settembre. Sulle scuole emiliano-romagnole si abbatterà senza pietà la mannaia dei tagli ministeriali e il rischio è che molti istituti non riescano ad aprire. A lanciare l’allarme i sindacati che denunciano un quadro «assolutamente desolante», che «mette in seria discussione la possibilità della regolare apertura dell’anno scolastico, in tutte le scuole».

I NUMERI DEL DISSESTO
Rispetto all’anno scolastico appena passato, nella nostra regione mancheranno ben 1.637 docenti, un -3,8% rispetto al 2008-2009, a fronte di un aumento degli alunni di circa 10mila unità. La carenza di docenti peserà soprattutto sulle scuole superiori, seguite da medie ed elementari. Non va meglio per il personale Ata, gli assistenti tecnici e amministrativi: dal prossimo anno ne mancheranno 713, -4,98% rispetto all’anno precedente. Negli istituti della nostra regione saranno tagliati 518 bidelli, 116 segretarie amministrative, 77 assistenti tecnici e 2 direttori di servizi generali amministrativi. La sforbiciata più pesante colpirà dunque i collaboratori scolastici, quelli che ogni mattina aprono le scuole e ogni pomeriggio chiudono i portoni, vigilando sulla sicurezza degli alunni. In totale, da settembre l’organico degli insegnanti in Emilia-Romagna sarà di 41.500 unità (l’anno scorso erano 43.087) dei quali 1.756 derivanti da spezzoni orari, a cui si aggiungono 5.900 docenti di sostegno (in media uno ogni 2,02 studenti) e 14.131 tra personale ausiliario, tecnico e amministrativo. L’aumento di alunni previsto (10 mila in regione, di cui solo 3 mila a Bologna) porterà ad un incremento degli studenti per classe: nelle scuole dell’infanzia si arriverà a 29 bambini, alle elementari le classi potrebbero essere composte da 27 alunni, alle medie e alle superiori si potrebbe addirittura arrivare a 31 studenti per aula.

TROPPI ALUNNI PER CLASSE
«Più alunni significa meno tempo per seguire chi ha difficoltà – spiega il segretario regionale Cgil Scuola, Paolo Tomasi – come gli studenti disabili o gli stranieri. Ma non è solo un problema didattico. Questo aumento avrà conseguenze dirette sulla sicurezza: le aule delle nostre scuole non sono né attrezzate né grandi abbastanza per contenere tutti quegli studenti senza sforare i limiti di legge previsti». A soffrire maggiormente i tagli ai docenti sono le scuole di Piacenza, che in percentuale perdono più di tutte le altre province della regione: -4,71%, passando da 3.036 a 2.893. Seguono Reggio Emilia (-4,62%), Rimini (-4,45%), Forlì (-4,39%) e Bologna, che da 9.086 docenti passa a 8.695, ovvero un 4,3% in meno rispetto all’anno scorso. Sul podio del crollo del personale Ata vi sono invece Modena (-5,95%, passando da 2.506 a 2.375 unità), Ferrara (-5,81%) e la provincia di Forlì-Cesena (-5,64%), seguite da Bologna, che registra un -5,51% (da 2.906 a 2.746 unità). Alle difficoltà che si presenteranno a settembre, si aggiunge poi la perdita di posti di lavoro. «Tra docenti e personale Ata - commenta il segretario regionale Uil Scuola, Domenico Cassino - 2.350 persone rimarranno senza lavoro e senza ammortizzatori sociali. Parliamo di un esercito di precari che lavorano nelle scuole da 10-15 anni, con contratti a tempo determinato o supplenze annuali. E non sono giovani, hanno 40-50 anni».