Docenti demotivati

Pasquale Almirante, La Sicilia 12.7.2009

Con ogni probabilità l'eccellenza la fanno gli alunni, non gli insegnanti perché i più bravi restano più bravi e frequentano i licei, mentre tutto il resto affolla tecnici e professionali con risultati incerti. Si dovrebbe dunque pensare a livellare questo scoglio, smontando l'idea che la riduzione di organico possa servire al miglioramento della scuola dove poco è pure fatto per rimuovere gli ostacoli che riflettono le stratificazioni sociali. Mission dei Licei, dice infatti il rivisto sistema d'istruzione della ministra Gelmini, è l'acquisizione di capacità critiche autonome per svolgere compiti di responsabilità, ma per tecnici e professionali la mission è l'acquisizione di competenze da usare nel mondo del lavoro o nella dimensione operativa.

Dalla riforma Gentile ai giorni nostri sembra dunque essere cambiato poco, tranne l'accentuarsi, sempre più visibile, della demotivazione dei docenti la cui professione è il più delle volte scelta come ripiego, considerando l'esiguità dello stipendio e la sempre più scarsa considerazione sociale che è purtroppo un dato acquisito perfino dai sondaggi. Né la riscoperta del rigore nei confronti degli alunni concorre a migliorare questi dati, perché se è vero per un verso che il ragazzo ha il diritto ad avere un giudizio oggettivo dalla scuola, che rappresenta l'autorevolezza dello Stato, dall'altro bocciature o promozioni indiscriminate non rendono un buon servizio a nessuno, tanto meno al prestigio. Sembra inoltre che raramente un ragazzo respinto trovi giovamento psicologico e cognitivo o motivazioni sufficienti per riprendere lo studio. E fa riflettere inoltre quanto riportato da una rivista, secondo cui i risultati della prova nazionale Invalsi nella ex scuola media indurrebbero a pensare che gli alunni del Meridione siano stati aiutati dai docenti, perché i voti sono più alti dei coetanei del nord. E' facile capire a questo punto che qualcosa non funziona e che tutto il sistema di valutazione all'interno della nostra scuola dovrebbe essere rivisto, non solo per evitare selezioni in entrata nel sistema di istruzione superiore secondario, ma anche per consentire giudizi unanimi e senza equivoci. Se bocciare educa poco, promuovere agli esami di stato con un voto unico non narra molto del ragazzo, ma la dice lunga sui compromessi e le alchimie per scrivere quel solo e singolare numero.