La Corte boccia parte della riforma Gelmini

 La Stampa 2.7.2009

ROMA
Lo Stato, in particolare il ministero dell’Istruzione, non può ridimensionare la rete scolastica sul territorio perchè si tratta di una competenza delle Regioni. Lo ha stabilito la Corte costituzionale dichiarando parzialmente illegittime alcune norme del decreto sviluppo del giugno 2008, quelle che realizzavano consistenti risparmi di spesa sulla scuola a partire dal prossimo anno scolastico.

Due i punti dichiarati incostituzionali dai giudici della Consulta, alle prese con i ricorsi delle Regioni: l’assegnazione al ministero dell’Istruzione del compito di definire ’criteri, tempi e modalità per la determinazione e l’articolazione dell’azione di ridimensionamento della rete scolastica'; e il fatto che anche lo Stato, oltre a Regioni ed enti locali, possa ’nel caso di chiusura o accorpamento degli istituti scolastici aventi sede nei piccoli comuni, prevedere specifiche misure finalizzate alla riduzione del disagio degli utenti». La sentenza, depositata stasera in cancelleria e redatta dal giudice Alfonso Quaranta, fa riferimento all’articolo 117 della Costituzione che disciplina le competenze legislative di Stato e Regioni.

I criteri di definizione della rete scolastico hanno «una diretta e immediata incidenza su situazioni strettamente legate alle varie realtà territoriali e alle connesse esigenze socio-economiche di ciascun territorio, che ben possono e devono essere apprezzate in sede regionale», osserva la Corte. Le disposizioni in questione non possono essere «qualificate come ’norma generale sull’istruzione'» ma al contrario «invadono spazi riservati alla potestà legislativa delle Regioni», sostiene la Consulta.