ESAME DI STATO 2009/ Maturità:

 gli orali, da ambigua procedura statale
a occasione di crescita

Gianni Mereghetti, il Sussidiario 1.7.2009

Per gli studenti è tempo di colloqui! È in scena l'ultimo atto degli esami di stato, quello più contraddittorio, tant'è che se qualcuno si prendesse la briga di fare un giro in un po' di commissioni rimarrebbe a dir poco sconcertato. Non tanto per la modalità di svolgimento del colloquio, quanto per il valore che viene dato ai diversi momenti che lo caratterizzano. Infatti il colloquio dell'esame di stato ha un procedimento standard, prima lo studente presenta il lavoro di ricerca che ha preparato, quello che nel dire comune va sotto il nome di "tesina", poi ogni insegnante interroga sulla sua disciplina, infine vengono mostrati al candidato gli scritti e dove ci siano errori vengono indicati e corretti. Dovunque il colloquio si svolge in queste tre fasi, ma ci sono commissioni che al lavoro presentato dallo studente prestano grande attenzione, tanto che le domande sulle singole discipline fanno riferimento a quello, ce ne sono altre che invece lo considerano solo uno scotto da pagare alla formula dell'esame, tanto che succede di vedere interrompere la presentazione perché sono scaduti i dieci minuti che lo studente aveva a disposizione per passare al fuoco di fila delle domande sulle singole discipline. Quanto alla valutazione del colloquio è un pasticciaccio, come si possa identificare in un numero, quest'anno da 1 a 30, il valore di una prova che ha dentro le situazioni più diverse è uno dei misteri della scuola italiana. Alla fine molte commissioni che fanno? Beh! quello che non si potrebbe fare, ogni insegnante esprime la sua valutazione numerica, si fa la somma e si divide per sei, ed eccolo bell'è fatto il voto del colloquio! Gli studenti in questi giorni vanno ad affrontare una delle prove più strane, pensate da una mente che non aveva molta famigliarità con la scuola. La questione seria è come non essere schiacciati dalla formula, ma dominarla, e questo riguarda certo gli studenti, ma anche gli insegnanti che sono l'ago della bilancia prima ancora che del voto della modalità stessa di svolgimento del colloquio. La strada è unica, è quella di far diventare il colloquio un’occasione di dialogo tra gli insegnanti e gli studenti, dove gli studenti possano mettere in campo le loro capacità di approccio critico alle discipline e gli insegnanti possano andare a cercarlo. Il problema del colloquio è che sia colloquio, ossia confronto tra persone tese verso la conoscenza, e non come spesso è stato e rischia di continuare ad essere o una finzione o l'ennesima interrogazione in cui l'insegnante chiede allo studente di ripetere ciò che gli ha insegnato. Siccome il colloquio dell'esame di stato è quanto di più equivoco ci sia, è nelle mani di insegnanti e di studenti quello di farlo diventare una possibilità di raccontare di sé, di mettere in gioco il timbro umano della propria conoscenza. Svolto così diventerebbe interessante, per gli studenti una prova vera della loro criticità, per gli insegnanti un’occasione privilegiata per imparare!