Docenti precari, per il Tar del Lazio di A.G. La Tecnica della Scuola, 7.6.2009 Il 5 giugno i giudici hanno accolto la richiesta dell’Anief di sospensiva del Decreto 42, ritenendo non legittima la decisione del Miur di collocare i docenti in coda. Anche se il beneficio riguarderà solo i ricorrenti la decisione si riverserà su graduatorie e nomine. Soprattutto se il Ministero si appellerà al Consiglio di Stato. Pubblicate in ritardo, modificate, contestate. Ed ora anche sottoposte alla ‘spada di Damocle’ del Tar. Quello del nuovo regolamento introdotto dal Miur per la gestione delle graduatorie ad esaurimento - le liste da cui si attingono i nominativi degli insegnanti precari ma abilitati e spesso super-titolati - sembra un percorso ad ostacoli sempre più incerto e complesso: a far discutere, in modo particolare, è stata la possibilità fornita quest’anno da viale Trastevere di far scegliere ai docenti precari tre province totalmente ex-novo (in aggiunta alla vecchia di appartenenza). Peccato che nello stesso Decreto ministeriale n. 42/09 fosse anche fissato l’obbligo di collocare gli aspiranti, che avrebbero dato questa opzione, in fondo alla graduatoria. Negando, così, l’inserimento cosiddetto “a pettine”: una scelta che ha rovinato i piani di migliaia di docenti, soprattutto del Sud, quelli disposti a ricoprire cattedre annuali o rispondere alla chiamata in ruolo anche in province lontane da quella di residenza. La sospensione del Tar del Lazio riguarda però solo un centinaio di docenti. Nei prossimi giorni i giudici si pronunceranno sugli altri ricorsi presentanti da altri 6.000 docenti, sempre tutelati dall’Anief. Se anche in questa occasione i giudici daranno ragione al sindacato per il ministero dell’Istruzione quella delle graduatorie potrebbe trasformarsi in una vera e propria “gatta da pelare”. Il dilemma, per i tecnici di viale Trastevere, sarà se ricorrere al Consiglio di Stato oppure procedere sin da subito, a graduatorie ancora da pubblicare, alle modifiche normative indicate dal Tar. E visti i precedenti, orientati a ricorrere al secondo grado, diventa così probabile che nel bel mezzo dell’estate le vicende giudiziarie si ripercuotano su immissioni in ruolo e supplenze annuali. Così anche le nomine diventeranno… precarie. Molti di loro hanno così fatto ricorso. La novità, che potrebbe far ritornare il Miur sui suoi passi, è che il 5 giugno la terza sezione del Tribunale amministrativo del Lazio ha accolto la richiesta di sospensiva del Decreto 42, formulata dal sindacato Anief, ritenendo non coerente, con un’ordinanza ad hoc, la parte che imponeva la coda nelle stesse graduatorie di tutti i docenti che hanno chiesto di voler lavorare nelle tre province aggiuntive alla propria. Per i giudici del Tar la disponibilità ad insegnare in un’altra provincia non cambierebbe infatti i meriti, quindi i punteggi acquisiti. La sentenza sembra rispecchiare quella dello scorso anno, sollecitata sempre dall’Associazione nazionale educatori in formazione, sempre contro il trasferimento in coda in altra provincia: l’eventuale modifica, tuttavia, come richiesto dallo stesso sindacato non riguarderà tutti i docenti precari che hanno indicati altre tre province oltre quella dove erano già iscritti. A trarne beneficio saranno infatti solo coloro che hanno presentato ricorso: per loro si prevede, quindi, il cosiddetto spostamento ‘a pettine’, in base all’effettivo punteggio posseduto (sommando titoli e servizi). E non più la collocazione in fondo a quelli già inseriti, come avrebbe voluto invece il Miur. "Con questa sentenza – ha detto Marcello Pacifico, presidente Anief – i giudici hanno dimostrato di comprendere le ragioni di una battaglia culturale e di diritti dei docenti. Ora il Miur ha tutto il tempo di adeguarsi, poiché gli Uffici scolastici provinciali inizieranno a lavorare sulle graduatorie aggiuntive solo dal 21 giugno. ". Pacifico non ha dubbi: "le graduatorie dovranno essere fatte in tutta Italia. L'Italia – ritiene il leader dell’Anief - è ancora una Repubblica unita senza alcuna divisione per aree geografiche che garantisce il diritto al lavoro in base al merito e non al censo o alla provenienza". |