Ragazzi di oggi 1,2, 3: ecco chi sono
i giovani che arrivano all'esame
Tre profili di giovani maturandi: gli
interconnessi,
quelli che si imbambolano alla tv e i trasversali ai primi due
Mara Gualdoni, Il Corriere della Sera
16.6.2009
Ragazzi di oggi1 - Aspettano la
fine della scuola, per girare l’Europa con i voli low cost; girano
in qualche museo contemporaneo, comperano jeans e scarpe uguali a
quelli che trovano da noi, ma che costano molto meno e tornano con
le magliette di un rock caffè internazionale; indossate qui, danno
l’idea di una incurante, variegata mappa del mondo. Pensano
all’università anche per fare l’Erasmus e andarsene. Discutono i
risultati elettorali sulla scala del parlamento europeo, del tutto
secondaria la rappresentanza italiana e le nostre percentualine.
Quando parlano di soldi, dicono grandi cifre in termini di milioni
(i miliardi di «vecchie» lire, non sono vecchi; non esistono). E di
milioni discutono molto, preparatissimi, causa vendita o acquisto di
un calciatore. Sono risentiti per la loro squadra amputata; ma poi
il campionato diventa un mescolamento unico di Milan, Atalanta,
Manchester United, Real, Chelsea. Si sono iscritti a migliaia alle
prove di selezione per entrare nei corsi delle accademie militari
(6000 circa per ogni arma, 100 posti al massimo); hanno il sogno di
rappresentare l’Italia portando la pace nel mondo e ci credono sul
serio. Se gli chiedi chi votano, rispondono che prenderebbero un po’
da una, un po’ dall’altra delle varie proposte. Allo stesso modo
mescolano tracce audio, frammenti video, testi poetici, classici
latini, brandelli di canzoni. Catullo sta con De André, traversando
quello sfigato di Ortis e la tragedia greca con la foto dello sbarco
in Normandia, con efficace logica di copia/incolla. Si abbracciano e
si baciano molto, ma non per forza stanno insieme. Avanti,
interconnessi e vivi, questi ragazzi di oggi in una rete che unisce
il mondo di casa con quello vastissimo, saltando i confini di una
piccola Italia. Sarebbe bello che qualcuno se ne accorgesse, agli
esami. E proponesse tracce di tema o domande, finalmente
ascoltandoli. Le domande sempre dallo stesso libro, sulle stesse
cose, con le stesse parole, non sono già state fatte? Ma siamo
capaci di farle, le domande per farli parlare, ragionandoci insieme?
Ragazzi di oggi2 - Stanno ai
margini, si uniscono a gruppi e cercano tra di loro risposte, che
nessuno fuori dal loro cerchio sa dare. Si imbambolano alla TV e
sognano il Grande Fratello, ambiscono a vincere il concorso che
promette «di vivere la straordinaria emozione di stare sul set del
nuovo film di Natale, insieme ai protagonisti». In gita scolastica
si fanno fotografare sulla cupola di San Pietro o sulla terrazza del
Beaubourg, senza vedere ciò che sta alle loro spalle e sotto di
loro; potrebbero essere dovunque, l’importante è mostrare di
esserci. Qualche volta alla prima ora dormono a scuola, perché
chissà dove sono stati di notte. Passano a sciami aggressivi in
metropolitana, nei vagoni dei treni locali o in centro al sabato,
perché è l’unico modo che conoscono per dire che esistono. Hanno
come modello di luogo il centro commerciale, l’outlet, il centro
abbronzatura. Non leggono, perché non gli hanno insegnato a
soffermarsi, distratti e superficiali non sempre per scelta. A
scuola trovano prima o poi un insegnante che li ascolta, si ferma in
corridoio, prova a dargli uno spiraglio per ripartire; si fidano, ma
è poco, lo spiraglio viene rinchiuso dal prevalere del resto.
Talvolta hanno famiglie con problemi economici, spesso no; tutte
rinunciano per défault a un futuro migliore. Non hanno genitori e
insegnanti che gli spiegano che anche per loro è possibile andare
oltre. Qualche cosa riesce a fare la scuola, magari per caso.
Intercettano la scelta personale di un prof. che ci crede, al suo
lavoro, ma non basta. Non ci diamo da tempo, infatti, né come
genitori, né come insegnanti o amici, il progetto civile di
costruire una nuova generazione con strumenti e bagaglio adatto ad
essere migliori. La stessa scuola spesso li relega a priori nella
condizione di quelli che «tanto che cosa ci vuoi fare…». Così per
molti, per questi fuori dalla categoria precedente (vedi Ragazzi di
oggi 1), difficile avere armi affilate per un bel domani, con
prospettiva lunga. Cosa valutano, in questi casi, gli esami?
Ragazzi di oggi3 - Trasversali a
Ragazzi di oggi1 e Ragazzi di oggi2, assolutamente non collocabili
in alcun mondo predefinito, hanno imparato l’italiano alle scuole
elementari o alle medie. Vivono qui con le loro famiglie o adottati
da noi; tutti mescolati in classi in cui, da anni, le maestre hanno
confezionato strumenti di lingua e di cultura uniformi partendo dal
russo, cinese, marocchino e italiano dialettale. Grande lavoro fatto
in silenzio da almeno dieci anni, su gruppi numerosi per classe
senza che nessuno si sia mai accorto e per il quale non hanno mai
chiesto niente. Sono ragazzi che possiedono con ovvia dimestichezza
2 lingue e mezza; la loro, la nostra e quell’inglese che comunque
sanno meglio della generazione cinquantenne italiana. Il sabato sera
e la domenica vanno ancora in famiglia a godersi la città, come
facevano i nostri nonni immigrati. E se li osservi in metropolitana
o sull’autobus, sono loro quelli perfettamente orientati nei nostri
segni, loro, che fanno da tramite a padri e madri che mantengono
lingua, abiti e tradizioni del loro paese. I loro coetanei parlano
di Magdi, Desirée, Zhou, Mohammed, Alexis come raccontano di
Christian, Ilaria, Jacopo, Jonathan e Francesca. Li trovi in tutte
le scuole superiori, affollano le scuole serali, là dove ancora ci
sono; a gruppi in aule semivuote, guardano libri e studiano tra loro
perché non sempre hanno docenti che, alle nove di sera, hanno voglia
di fare la stessa lezione che farebbero alla mattina. Hanno spesso
alle spalle genitori che pensano al risultato scolastico come
traguardo, come successo e futuro riscatto. Talvolta sembrano un po’
antiquati, le madri festeggiano una promozione, i padri si
inorgogliscono. Se stanno in queste famiglie, sono bravissimi,
determinati e vanno avanti agguerriti. Corrono molti rischi, se
stanno dalla parte di una famiglia e di una scuola che non ha saputo
costruire ponti in avanti. Faranno gli esami come trampolino, o come
passaggio obbligato e senza senso.