SCUOLA

Razionalizzazione delle cattedre:
no alla burocrazia, sì all’autonomia

Gianni Mereghetti, il Sussidiario 1.6.2009

Negli Uffici Scolastici Provinciali si sta giocando una partita decisiva rispetto al futuro della scuola: l’applicazione, o meglio l’anticipazione dei tagli che portano a rivedere la costituzione degli organici di ogni istituto. Che la questione sia delicata lo si evidenzia dall’insoddisfazione che serpeggia nel mondo docente.

E’ giusto che si metta mano alla questione con una razionalizzazione che porti ad un miglior utilizzo dei docenti e ad un rapporto più equilibrato tra docenti e studenti. Su questo va dato merito al ministro Gelmini di aver preso una decisione che non prevede ritorni all’indietro, quella cioè di portare l’orario di tutti gli insegnanti a 18 ore, in realtà già stabilito da tempo ma di fatto sempre attuata un po’ sì un po’ no, in base a non si sa quali criteri.

Il problema, semmai, è che come al solito nella scuola, ma non solo, si passa dalla applicazione soft a quella rigida. Ossia, sempre come al solito, non si considera la realtà. Sta quindi succedendo che insegnanti con orario cattedra di 17 ore debbano andare a farne 3 da un’altra parte altrimenti perdono la titolarità della cattedra stessa, o che insegnanti con orario cattedra di sedici non potendo completare se non con quattro ore siano costretti a farne 20 per mantenere la cattedra.

E’ questo un segnale preoccupante, perché indica l’incapacità della scuola di procedere facendo riferimento alla realtà. Se accade questo è perché la scuola soffre e in modo grave della prevalenza della burocrazia. Continuerà ad essere così se nella scuola si fissano le regole e si lascia ai burocrati la loro applicazione. Lo sappiamo bene, il burocrate ha un unico modo di procedere, ed è quello di fare somme e divisioni. Poco gli importa della realtà. Per questo urge un nuovo modo di procedere, urge che si abbandoni il metodo dei meccanismi per accedere a quello della realtà. Che le cattedre degli insegnanti le facciano dei burocrati, seduti ad una scrivania, è quanto di più contrario vi sia alla natura della scuola.

Sarebbe ora che l’autonomia diventasse effettiva; solo in questo modo, infatti, si possono utilizzare adeguatamente e in modo efficace le risorse. Infatti se un burocrate ad un insegnante che ha 17 ore in una scuola non può far altro che aggiungerne 3 a Canicattì, un istituto autonomo sa bene che quell’insegnante può utilizzarlo per l’ora rimanente in attività fondamentali per la realizzazione del POF. E’ così semplice! Invece no. Anche oggi la scuola italiana sta scegliendo la strada più complicata, creando solo disagi e confusione. Eppure sulla strada giusta l’aveva già messa il buon Berlinguer con la madre di tutte le riforme: l’autonomia.