Il mondo alla rovescia di Marina Boscaino, Pavone Risorse 7.6.2009 Il mondo alla rovescia non è una favola di Gianni Rodari; il mondo alla rovescia è qualcosa di molto meno intelligente, anzi è qualcosa di decisamente cretino. Il mondo alla rovescia è qui, nel nostro mondo, nel nostro Paese. Il mondo alla rovescia ce lo raccontano – tra tanti - due fatti di cronaca, in due luoghi diversi. È quel mondo opaco, meschino, in cui parole grandi come “scuola” e idee grandi, come tutto ciò che dietro quella parola c’è (in termini di storia, di conquista di civiltà, di lotte, di progresso), si polverizzano stancamente, svogliatamente, tristemente. Da infinitamente grandi divengono infinitamente piccole. Etichette vuote, insignificanti, parole come tante, dimentiche anche del loro glorioso passato. Diventano neutre, zone franche in cui – contraddittoriamente – è possibile mettere in scena l’idiozia. Di un singolo individuo o del sistema, poco importa. Quello che importa è che alle invasioni barbariche, al sonno della ragione, al tramonto della civiltà ci si oppone (se ci si oppone) con timidi bisbigli: urlare, di questi tempi, è ritenuto evidentemente poco chic e un tantino demodé. E così il mondo alla rovescia va avanti. Daria è figlia di una donna delle pulizie ad ore e di un saldatore. Vive a Napoli, viene dall’Ucraina. A scuola è bravissima; del resto ha già conseguito un titolo di studio nel suo Paese; e poi parla 6 lingue. Ma – c’è sempre un piccolo ma, in queste storie sofferenti e dignitose – Daria non ha il codice fiscale. E la nostra Maria Stella ci ha rivelato nientemeno che il 22 maggio, con apposita circolare, che senza codice fiscale non si può sostenere l’esame di Stato. Daria è clandestina. E non importa che i suoi genitori non rubino, non stuprino (anche se non siamo sicuri che non mangino i bambini, data la provenienza; certi vizi sono difficili a tramontare); non importa se certamente stanno disperatamente tentando di non dare adito ad alcun equivoco, se sono onesti, se lavorano come due muli e stanno facendo grandi sacrifici per mantenere la figlia al liceo Margherita di Savoia. In questo strano Paese – immagine del mondo alla rovescia; in questo strano conflitto di interessi tra le due parole d’ordine del nostro illuminato governo (sicurezza e merito) la spuntano l’idiozia e l’inciviltà; e chi ci rimette è Daria. Daria che, con la sua storia, ci dimostra che la scuola non è davvero “aperta a tutti”. Daria che – nonostante il gap di una nascita non precisamente fortunata – ha trovato determinazione, coraggio, intelligenza, energia, dignità per andare oltre e credere che compito della Repubblica sia davvero quello di “rimuovere gli ostacoli”. Nel mondo alla rovescia alcune persone si stanno occupando di dissuaderla, di scoraggiarla dal coltivare illusioni così velleitarie. Altre stanno lentamente metabolizzando – senza gli scossoni dell’indignazione e dello scandalo – il divorzio tra la parola scuola e tante idee civili che eravamo abituati ad incorporare ad essa. Nel mondo alla rovescia vive anche K.Y. di Casablanca, che da circa un anno e mezzo abita a Torino. Appassionata e competente egittologa è riuscita a farsi assumere presso il “secondo museo al mondo dopo quello del Cairo” come addetta alle sale espositive: la ragazza, 31 anni, oltre alla specifica specializzazione e ad una laurea può vantare la perfetta conoscenza di 5 lingue. Nel mondo alla rovescia Marco Pesola, preside di una scuola media di Bari, davanti alla sua scolaresca composta di 40 ragazzini e al personale allibito del museo, ha potuto sciorinare un repertorio razzista e xenofobo degno dei più beceri seguaci del senatùr: “Io parlo soltanto con i miei pari grado; lei se ne torni dai suoi fratelli in Egitto” (K.Y. è marocchina)… “Ragazzi, venite, allontaniamoci dalla mummia”. E giù minacce, compresa quella di “far licenziare” la donna. Nel mondo alla rovescia questo indegno comportamento avrebbe potuto essere alimentato da qualunque situazione: si tratta, per l’appunto, di un mondo alla rovescia. Ma la conferma di quanto il nostro mondo sia alla rovescia risiede nel fatto che, nel caso specifico, la colpa di K.Y. , oltre a quella di avere presumibilmente la pelle un po’ scura, è stata quella di pretendere il rispetto di un turno di prenotazione: l’”educatore” Pesola, forte della sua mancanza di prenotazione, pretendeva – facendo leva sull’ “anello debole” a pigmentazione differente, lui, italico purosangue – che i suoi alunni passassero prima degli altri. Nel mondo alla rovescia l’arroganza e l’arbitrio, il maschilismo, la furberia, la rivendicazione di diritti scritti da nessuna parte eppure pretesi, quasi a suggello di una legge mandata a memoria nei secoli e perciò vigente (quella che dice la superiorità di un essere umano sull’altro semplicemente per il diverso colore della pelle) vincono sull’educazione; sull’incauta pretesa che le regole vengano rispettate; e stigmatizzano con boria e acrimonia l’ostinata violazione del tacito, rigoroso decalogo scritto con inchiostro simpatico, ma stampato indelebilmente nelle menti ottuse dei cretini. Il problema dei problemi è se a quei cretini si richiede – per funzione, per mandato e per uno strano paradossale equivoco – di garantire attraverso gli strumenti della cultura, della cittadinanza, delle regole la “rimozione degli ostacoli” e l’uguaglianza di tutti i cittadini. O se il popolo dà mandato ad un governo che non ha nel suo DNA il rispetto di quei paradigmi imprescindibili. Il corto circuito che si produce quando ciò avviene è straordinario. Perché il luogo e gli agenti dell’inclusione e delle pari opportunità, dell’emancipazione e della crescita si trasformano – come nei casi di Napoli e di Torino - nei più intransigenti negatori di quei principi. E il mondo va sempre più alla rovescia. |