TORINO, IL CORPO TROVATO DALLA MADRE

"Mi bocciano", e si impicca

A 15 anni non regge alla delusione: “Respinto anche alla Nunziatella”

Gianni Giacomino e Grazia Longo, La Stampa 6.6.2009

VENARIA (Torino)
Il salotto con i divani blu è un’oasi verde ricca di tronchetti della felicità. Ma ce n’era ben poca, ieri pomeriggio, in questa casa alla periferia Nord di Torino. E ancora meno, qualche ora prima, nel cuore di Davide. Ha finto di andare a scuola e invece è sceso in cantina e si è impiccato a un gancio della porta. Aveva appena 15 anni e due fallimenti che non è riuscito a reggere. La probabile bocciatura al liceo e la recente esclusione all’Accademia della Nunziatella.

Voleva indossare la divisa da ufficiale, Davide. Era il suo sogno. Ma voleva anche fare contenti mamma e papà che ogni giorno si spaccano la schiena, il primo in macelleria, l’altra all’azienda municipale per la raccolta dei rifiuti. Suo fratello è un brillante studente di ingegneria al Politecnico di Torino, mentre Davide temeva di non essere ammesso alla terza liceo scientifico. Due delusioni troppo pesanti per lui, da tutti definito come un ragazzo d’altri tempi: gentile, sensibile, generoso. Troppo. Glielo rimproverava bonariamente persino il suo allenatore di basket.

«Gliel’ho detto mille volte - racconta Andrea -: sii più cattivo, difenditi, ma lui niente. Era un buono». La Nunziatella oramai era un miraggio, nonostante gli amici lo spronassero a riprovare l’anno prossimo. «Sembrava crederci, diceva che sì gli era dispiaciuto, ma poteva sempre avere un’altra chance». Evidentemente non la pensava davvero così. Altrettanto sconvolgente la frustrazione per la bocciatura che gli sembrava vicina. Anche se ora la preside del liceo Juvarra parla di «una situazione difficile ma ancora aperta». Qualche compagno di scuola racconta di un diverbio con il padre, preoccupato per un risultato scolastico negativo. Chissà.

È la madre a trovare uno straccio di forza per sussurrare «non credevo che il mio Davide fosse tanto triste». E dire che è stata proprio lei a scoprire il corpo del figlio appeso a una corda da trekking. Rientrata a casa dal lavoro, poco dopo le 13.30, era preoccupata per non avervi trovato Davide. «Mancano le chiavi della cantina, magari è andato giù a prendere la bici» le ha suggerito il figlio maggiore. Lei è entrata nell’ascensore. Quattro piani, più il seminterrato. Di fronte alla cantina il cuore ha incominciato a batterle all’impazzata: la porta non si apriva.

Una piccola spinta e ha visto ciò che una madre non dovrebbe mai vedere. Attaccato con lo scotch su una damigiana di vino, un foglio a quadretti con le ultime parole di Davide. Con una grafia nitida e ferma c’erano scritte poche frasi: «Cosa c’è al di là della morte? Speriamo che ci sia un mondo dove non esistono problemi». La lettera è stata sequestrata dai carabinieri della Compagnia di Venaria. Ma dietro il gesto definitivo del ragazzo non esistono misteri. Almeno per quanto riguarda le modalità, tant’è che non verrà eseguita neppure l’autopsia. Il dolore e la disperazione, invece, restano un segreto. Per i suoi genitori, per il fratello, per don Alessio Toniolo, sacerdote della parrocchia Sacro Cuore di Savonera, che conosceva bene Davide, suo chierichetto: «Un ragazzo semplice, solare, educato, chissà quali drammi lo divoravano dentro».

Fino a mercoledì sera Davide aveva chattato su Messanger con alcuni amici. «Sembrava normale, deluso per la Nunziatella e preoccupato per essere bocciato, ma niente di grave». Non era vero. Bello - alto, occhi nocciola, capelli castano chiaro - Davide aveva successo con le ragazzine. Con la scuola meno. E meno ancora è riuscito a sopportare le prime sconfitte della sua giovane vita.