SINTESI
Dopo "La scuola vista
dai cittadini" (indagine sulle opinioni degli italiani nei
confronti del sistema scolastico realizzata nel 2004) l'Associazione
TreeLLLe ha svolto una nuova Ricerca sul tema "la scuola ).
vista dai giovani adulti" che si prefigge di rilevare come i giovani
italiani vedono e valutano il sistema scolastico del nostro paese.
La scuola vista dai giovani adulti Indagine sulle opinioni dei 19-25enni nei confronti del sistema scolastico Associazione TreeLLLe, giugno 2009 Quali sono le scelte scolastiche ed eventualmente universitarie compiute dai giovani? Le scelte e la riuscita scolastica variano in funzione di alcune caratteristiche individuali, familiari e contestuali? I giovani sono contenti delle scelte che hanno compiuto? Quanto sono soddisfatti dell’istruzione ricevuta e di alcuni aspetti specifici dell’esperienza scolastica? Quali elementi disciplinari del curricolo scolastico ritengono imprescindibili, e quali sono invece secondari o addirittura marginali? Quali legami rilevano o auspicano per quanto attiene ai rapporti intercorrenti fra scuola e mondo del lavoro? Quali suggerimenti propongono per il miglioramento della qualità dell’istruzione, specie dal punto di vista dei vincoli curricolari e del calendario scolastico? Per rispondere a questi interrogativi e, in linea generale, per soddisfare l’esigenza di conoscere gli orientamenti della popolazione giovanile intorno ad alcune questioni fondamentali dell’istruzione, l’Associazione TreeLLLe ha ideato, promosso e realizzato un’inchiesta campionaria per cogliere la percezione del sistema scolastico da parte di questo segmento della cittadinanza. Si tratta della seconda ricerca condotta dall’Associazione TreeLLLe. La prima era La scuola vista dai cittadini. Indagine sulle opinioni degli italiani nei confronti del sistema scolastico, pubblicata nel 2004; quella prima ricerca aveva obiettivi affini, riferiti però all’intera popolazione adulta del paese. L’indagine – diretta da Giancarlo Gasperoni – ha coinvolto un campione di 1.508 giovani nati negli anni compresi fra il 1983 e 1989 (e dunque di età compresa fra i 19 e i 25 anni al momento della rilevazione) e residenti nei comuni di Lecce, Siena e Bologna. Al campione è stato somministrato un questionario strutturato per via telefonica. In ciascuno dei tre contesti territoriali sono state effettuate non meno di 500 interviste.
Nota
informativa che deve accompagnare la diffusione dei risultati
Nome del committente - Associazione TreeLLLe - Genova Soggetto che ha realizzato il sondaggio - Dipartimento di Discipline della Comunicazione-Università di Bologna / Delos Ricerche s.r.l. - Bologna Tipo di rilevazione, collettivo di riferimento, tipo di intervistati e tipo di campione - Rilevazione mediante interviste telefoniche con tecnica Cati / Popolazione di riferimento = 19-25enni residenti nei comuni di Bologna, Lecce, Siena / Estrazione casuale degli intervistandi dalle liste dell’anagrafe comunale Estensione territoriale dell’indagine - Comuni di Bologna, Lecce, Siena Consistenza numerica del campione di intervistati, percentuale dei non rispondenti - Consistenza del campione: 1.508 giovani adulti,così suddivisi: 502 casi a Bologna, 501 a Lecce, 505 a Siena / Percentuale di non-rispondenti (rifiuti): 7,6% a Bologna; 12,4% a Lecce; 13,6% a Siena
Periodo
in cui è stata condotta la rilevazione - 21
aprile-21 maggio 2008
Tabelle commentate Nelle seguenti tabelle i risultati non vengono articolati per contesto territoriale (Lecce, Siena, Bologna), anche perché le variazioni territoriali registrate sono del tutto marginali, e quindi irrilevanti. “Quanto sei soddisfatto dei seguenti aspetti specifici della tua esperienza di scuola secondaria superiore?” (valori percentuali)
I giudizi positivi sono maggioritari solo per l’aspetto “rapporti con i compagni di classe”. Un quinto dei giovani adulti si dichiara insoddisfatto degli insegnanti (in termini sia di rapporti personali che di competenza professionale). Le aule e le strutture scolastiche (adeguatezza per l’insegnamento, pulizia, ordine, servizi) sono l’aspetto per i quali si prova maggiore insoddisfazione. Lo scarso rendimento (in termini di apprendimenti dei giovani) della scuola secondaria superiore italiana rilevato da indagini comparative internazionali induce a pensare che la qualità dell’istruzione lascia molto a desiderare. Questa situazione sembra sfuggire alla percezione dei giovani adulti. D’altronde l’ignoranza dei giovani adulti in fatto di prestazioni del sistema scolastico è per certi versi inevitabile, come lo è per l’opinione pubblica nel suo complesso, alla luce della poca evidenza accordata a questi temi nel dibattito pubblico.
“Nella tua esperienza, la scuola ti ha insegnato ad apprezzare ideali che NON ti erano stati dati dalle amicizie o dalla famiglia? E in che misura ti ha dato strumenti per risolvere problemi di tipo personale o quotidiano?” (valori percentuali)
La prima domanda verte sulla capacità della scuola di essere un’agenzia di socializzazione dal forte valore aggiunto, sul piano della formazione culturale e dell’educazione civica. (La domanda sugli ideali menzionava espressamente “il rispetto degli altri, la lealtà, l’importanza dell’impegno, la giustizia, la solidarietà verso gli altri”.) I risultati, però, non sono particolarmente positivi: la maggioranza dei giovani ritiene che la scuola abbia trasmesso loro poco o nulla. Ne consegue che la scuola non riesce ad integrare la trasmissione dei valori che viene operata in ambito familiare. La situazione si presenta solo leggermente migliore ma sostanzialmente negativa anche per quanto concerne la percezione della capacità della scuola di far acquisire agli alunni competenze utili per la vita quotidiana e personale.
“Quanto è adeguato alle richieste del mercato del lavoro il livello di preparazione che ti ha dato la scuola?” (valori percentuali)
La maggioranza degli intervistati ritiene che la funzione professionalizzante della scuola sia “poco” o “per niente” adeguata; soltanto il 7% crede che l’istruzione ricevuta sia stata “molto” o “moltissimo” adeguata. La maggior parte dei giovani non ha avuto alcun contatto con il mondo del lavoro per mezzo della scuola (ad esempio nell’ambito di stage, tirocini, incontri, visite in aziende e altre iniziative). Non sorprende dunque constatare che il 70% sostiene che “la scuola deve tenere in maggior conto il mercato del lavoro”.
“Tra i tuoi insegnanti, c’è ne stato uno o una che ha esercitato su di te un’influenza positiva e decisiva?” (valori percentuali)
La maggior parte dei giovani adulti interpellati dichiarano di essere stati influenzati, in maniera positiva, da uno o più insegnanti di scuola secondaria superiore, e questo pare essere un risultato positivo. Ma la maggioranza di questi giovani che afferma di aver subìto esperienze di questo tipo circoscrive l’influenza positiva a un solo docente (si tenga presente che nel corso dell’istruzione secondaria superiore un alunno entra in contatto con almeno una decina di docenti, talvolta molti di più). Un quinto dei giovani ritiene poi che nessun docente abbia esercitato un’influenza positiva e decisiva sulla propria esperienza. Inoltre, dalla ricerca emerge che l’interazione significativa con uno o più docenti è più diffusa fra quei giovani che provengono da ambienti familiari avvantaggiati e hanno avuto carriere scolastiche più brillanti: proprio gli alunni che avrebbero più bisogno di maggiori attenzioni sono quelli che ne rimangono esclusi.
“Dopo aver concluso la scuola secondaria superiore, tu e i tuoi compagni di studio quanto eravate in grado - secondo te - di dire chi erano stati gli insegnanti davvero bravi e meno bravi?” (valori percentuali)
“I pareri coincidevano oppure erano discordanti?” (valori percentuali)
Alla prima domanda un quinto degli
intervistati manifesta forti perplessità circa la capacità degli
studenti di discernere fra i diversi livelli di qualità
dell’insegnamento, ma la maggioranza ritiene, anche col senno di
poi, che gli studenti sono in grado di individuare docenti bravi e
meno bravi. Inoltre, quasi la metà degli intervistati dichiara che,
ai tempi della scuola, le opinioni dei compagni di classe sulla
migliore o minore capacità dei docenti erano “del tutto
concordanti”, e la grande maggioranza degli altri sostiene che la
concordanza dei giudizi era comunque prevalente rispetto alla
discordanza.
Importanza assegnata ad alcune materie scolastiche secondo i giovani adulti nel 2008 e secondo gli adulti italiani intervistati da TreeLLLE nel 2003 (incidenza percentuale di coloro che assegnano “molta” o “moltissima” importanza)
Il nucleo curricolare più importante riguarda competenze utili per una comunicazione efficace: inglese, italiano, tecnologie informatiche. Un secondo gruppo di materie e di abilità, di rilievo secondario, hanno a che fare con la conoscenza della realtà sociale: l’educazione alla cittadinanza, la storia contemporanea. Le discipline matematiche e scientifiche assumono una posizione ancora più arretrata nella valutazione dei giovani: il sapere far di conto viene percepito come “molto” o “moltissimo” importante da appena la metà dei giovani; l’insegnamento e lo studio di fisica, chimica, biologia e scienze della terra vengono considerati “molto” o “moltissimo” importanti da poco più di un giovane su tre. Assai scarso, infine, il rilievo accordato allo studio della filosofia. Nel complesso, si rileva un’elevata convergenza fra le preferenze dei giovani e le indicazioni degli adulti registrate in una precedente ricerca TreeLLLe (La scuola vista dai cittadini, 2004): gli adulti hanno assegnato il primato alla capacità di esprimersi in italiano anziché all’inglese, e i giovani assegnano meno importanza alla matematica rispetto all’educazione civica, mentre gli adulti fanno il contrario. Ma per il resto l’ordine sotteso alle materie sottoposte ad entrambi i gruppi è lo stesso.
Accordo con alcune frasi riguardanti l’insegnamento del latino e del greco antico (percentuale di giovani adulti che si dichiarano d’accordo con ciascuna frase)
Quanto all’insegnamento del latino e dell’antico greco, gli orientamenti complessivi dei giovani sono favorevoli a un suo ridimensionamento mediante una sua circoscrizione al solo liceo classico e un’attenuazione della sua obbligatorietà (ormai da tempo, negli altri paesi europei e negli Usa sono perlopiù materie facoltative).
Fatica e divertimento, ordine e disciplina a scuola: accordo con alcune frasi riguardanti l’apprendimento e la scuola (valori percentuali)
La maggioranza dei giovani adulti ritiene che a scuola servono maggiore disciplina, ordine e rispetto per l’autorità, ma questa posizione di rigore si accompagna a una convinzione che l’apprendimento sia più efficace quando viene reso più divertente anziché faticoso.
“Se potessi tornare indietro, faresti le stesse scelte che hai fatto dopo aver completato la scuola media inferiore?” (valori percentuali)
Ben un giovane su cinque ammette di aver compiuto una scelta almeno in parte sbagliata, a testimonianza di un orientamento scolastico e formativo che lascia a desiderare.
Eventuali
domande a
Suggerimenti per domande
[risponde Gasperoni] Bologna, Siena e Lecce non sfuggono alla caratterizzazione socio-economica delle aree settentrionali, centrali e meridionali del paese, che fa sì che la qualità della vita e la dotazione di capitale sociale siano nel complesso migliori a Siena e a Bologna. Nonostante anche il contesto dell’istruzione presenti elementi oggettivamente più critici al Sud, questa situazione non incide apprezzabilmente sul vissuto soggettivo della scuola. Va ricordato che i curricoli didattici e i modelli organizzativi della scuola italiana sono tendenzialmente uniformi, in virtù dell’assetto fortemente centralizzato che ha caratterizzato la scuola italiana per oltre un secolo, e anche questo può aver contribuito a rendere più omogenei i giudizi dei giovani adulti.
[risponde Oliva] Non proprio: esiste infatti una profonda contraddizione tra la percezione soggettiva degli studenti e le ricerche comparate PISA effettuate dall’OCSE sui livelli di competenza dei quindicenni scolarizzati. Si tratta di risultati poco noti all’opinione pubblica e molto deludenti per il nostro paese. È probabile che le percezioni siano influenzate dalle aspettative non particolarmente elevate nutrite dai giovani e dalle loro famiglie rispetto a ciò che la scuola potrebbe offrire. L’impressione è che, in generale, ci sia una scarsa consapevolezza dei problemi che gravano sul sistema scolastico del nostro paese.
[risponde Gasperoni] Certo che influiscono. Ad esempio, la scelta dell’indirizzo di istruzione secondaria di II grado dipende anche dalle origini familiari: adolescenti di elevate origini familiari hanno maggiori probabilità di conseguire elevati livelli di successo scolastico e di frequentare un liceo classico o scientifico; di converso, adolescenti di origini meno avvantaggiate hanno carriere meno brillanti e finiscono in indirizzi scolastici ritenuti, tendenzialmente a torto, meno qualificanti. Anche molti altri risultati sono condizionati dalle origini familiari: chi proviene da ambienti più avvantaggiati ha esperienze scolastiche più positive e appaganti, e questo vale, evidentemente, in tutte e tre le città. Non solo: poiché, come rivela la nostra ricerca, alla maggior parte degli alunni la scuola non trasmette neppure ideali, anche su questo aspetto i giovani sono in balia della famiglia e delle amicizie per quanto riguarda la loro socializzazione ai valori.
[risponde Oliva] Così così, un po’ come la scuola nel suo complesso. La “competenza didattica” dei docenti è comunque valutata meglio dei “rapporti personali” con gli studenti. La “professionalità” dei docenti e l’“interesse delle materie” sono i fattori che più incidono sulla soddisfazione per l’esperienza scolastica. Se la qualità degli insegnanti è cruciale, purtroppo sono pochi gli insegnanti capaci di “lasciare il segno”: solo una minoranza di intervistati dichiara di aver beneficiato dell’influenza positiva e decisiva di più di un docente nel corso dell’intero ciclo di istruzione secondaria superiore, e uno su cinque addirittura non ha avuto contatti significativi con alcun docente. (Si tenga presente che nel corso dell’istruzione secondaria superiore un alunno entra in contatto con almeno una decina di docenti, talvolta molti di più.)
[risponde Oliva] Per certi versi è addirittura peggio. La maggior parte dei giovani non ha avuto alcun contatto con il mondo del lavoro per mezzo della scuola (ad esempio nell’ambito di stage, tirocini, incontri, visite in aziende e altre iniziative); per di più, fra coloro che hanno avuto esperienze di questo genere, il giudizio sulla loro utilità tende ad essere tiepido. Non sorprende dunque constatare che la grande maggioranza dei giovani ritiene necessario che la scuola debba tenere in maggior conto le esigenze del mercato del lavoro.
[risponde Gasperoni]
Certo che no: nessuno dice che devono
essere gli studenti a decidere cosa va insegnato e cosa no.
Tuttavia, se i giovani non percepiscono l’importanza delle scienze o
della filosofia, per fare un esempio, allora la scuola deve
impegnarsi affinché il rilievo di queste discipline venga pienamente
colto e apprezzato dagli alunni. Se manca l’interesse per una
materia, difficilmente si raggiungeranno risultati positivi sul
piano della formazione delle competenze. |