La scuola italiana è in coda
nella classifica dei Paesi Ocse

Per la scuola in Italia l'Ocse chiede di misurare le performance di insegnati
e studenti ma allo stesso tempo di dare più autonomia agli istituti

 La Stampa 17.6.2009

ROMA
I risultati medi degli studenti italiani sono tra i più scarsi nell’area Ocse, anche se la spesa per ciascuno studente è più elevata. È la fotografia della scuola italiana contenuta nel rapporto Ocse, illustrato oggi dal ministro dell’Istruzione, Mariastella Gelmini che evidenzia come gli studenti italiani di 15 anni siano di due terzi di anno scolastico indietro nelle scienze rispetto alla media europea e di ben due anni rispetto ai migliori, i Finlandesi.

Solo la metà della popolazione attuale nel nostro paese, evidenzia ancora il Rapporto, ha completato l’istruzione superiore a confronto di due terzi della popolazione dell’area Ocse. Non solo, l’Ocse denuncia anche una differenziazione molto netta tra una regione e l’altra, soprattutto tra nord e sud, delle prestazioni scolastiche.

Per quanto riguarda la spesa l’Ocse evidenzia come «il costo più elevato dell’istruzione italiana è ampiamente dovuto al rapporto insegnante per studente, che è del 50% più alto. In Italia, infatti vi sono 9,6 insegnanti ogni 100 studenti rispetto ai 6,5 nell’area Ocse». Non solo, secondo l’Ocse la spesa in conto capitale riflette una mancanza di investimento in edifici e infrastrutture, particolarmente nel sul del Paese.

A determinare gli scarsi risultati in termini di apprendimento e qualità, secondo l’Ocse, sarebbe anche il sistema di reclutamento e di valutazione degli insegnanti che sono scarsamente motivati. «La motivazione principale per accedere alla professione - rileva l’Ocse - sembra essere soltanto l’elevata sicurezza del posto di lavoro», Non solo, in Italia, rispetto agli altri paesi europei «l’avanzamento di carriere avviene solo per anzianità».

L’Ocse raccomanda quindi di «specificare standard chiari di risultati e successi e offrire migliori test, monitoraggio e linee guida per la conformità a livello nazionale», sottolineando che «per migliorare la qualità dell’insegnamento è necessaria una maggiore motivazione all’insegnamento». Il rapporto invita quindi l’Italia a «dare maggiore autonomia di gestione delle scuole ai dirigenti scolastici, anche nella selezione, valutazione e nello sviluppo delle carriere degli insegnanti». Secondo l’Ocse, è inoltre «preferibile legare gli aumenti di stipendi a buone prestazioni, piuttosto che aumentare gli stipendi a tutti gli insegnanti incondizionatamente».

Per contenere la spesa l’Ocse suggerisce quindi di aumentare il numero degli studenti per classe, minimizzando il numero di classi all’interno dell’istituto scolastici e raggruppando i piccoli istituti; ridurre le ore di insegnamento, limitatamente alle materie non obbligatorie evitando le ore relative alle discipline matematico-scientifico-tecnologiche, soprattutto negli istituti di istruzione e formazione professionale e reinvestire i risparmi ottenuti in politiche volte a migliorare i risultati.

Secondo l’Ocse occorre, inoltre, migliorare la valutazione esterna delle scuole o offrire supporto speciale alle scuole perché ne tengano conto; valutare periodicamente la prestazione degli insegnanti, attraverso i risultati delle valutazioni esterne delle scuole, il giudizio del dirigente e possibilmente attraverso l’attività dell’ispettorato regionale o nazionale; premiare gli insegnanti più meritevoli attraverso incrementi di salario e avanzamento di carriere, offrire formazione obbligatoria per gli insegnanti non efficaci e, infine, licenziare i casi estremi.

Occorre poi rafforzare la qualifica iniziale degli insegnanti e rendere più rigorose le procedure di reclutamento; aumentare l’attrattiva della professione dell’insegnamento, promuovendo lo sviluppo professionale dell’insegnante, introducendo incentivi finanziari basati sui risultati, offrendo opportunità di sviluppo di carriera basati sulle ricertificazioni e sulle prestazioni e dare maggiore autonomia di gestione delle scuole ai dirigenti scolastici, anche nella selezione, valutazione e nello sviluppo di carriera degli insegnanti.