La
decisione del Miur di trasformare la terza prova, il
cosiddetto “quizzone”, in una verifica nazionale
standardizzata uguale per tutti non sarebbe bene accolta
dalla maggior parte degli studenti. Al termine della
prova proposta il 29 giugno dalle 13.000 Commissioni
degli esami di Stato, circa 2.300 candidati,
intervistati dal sito Studenti.it, nell’ambito di un
sondaggio svolto in collaborazione con Swg, hanno
infatti riposto di aver trovato i quesiti odierni
fattibili e di essere soddisfatti per l’esito. Per 330
ragazzi la terza prova scritta, l’ultima prima degli
orali, sarebbe andata addirittura “benissimo”. La
maggior parte, 880, hanno dichiarato di essere andati
“bene”. Mentre in 762 hanno ammesso di avere risposto ai
quesiti predisposti dalla commissione solo “così così”.
Solo in 310 (solo il 15%) hanno confidato o temono di
essere sicuramente andati “male”.
In
base a quanto dichiarato dai candidati intervistati dal
sito studentesco, uno tra i più attivi nei giorni
passati nel pubblicare quasi in tempo reale tracce e
soluzioni relative alle prime due prove scritte, a quasi
la metà degli studenti (il 42% pari a 898 sui 2.282
interpellati) in occasione della terza prova è stata
proposta la “trattazione sintetica” su non più di cinque
discipline svolte durante il quinto anno e non trattate
nei due compiti della maturità svolti la scorsa
settimana. Solo al 28% è stato assegnato un “quizzone” a
riposta singola e al 24% dei quesiti a risposta
multipla. Quasi del tutto trascurate dalle Commissioni,
invece, le altre tipologie di prove (quelle considerate
più ostiche da affrontare): problemi scientifici, casi
pratici e professionali, realizzazione di un progetto.
Che hanno fatto registrare adesioni attorno appena
all’1%.
L’esito del sondaggio sembra dare così indirettamente
ragione al ministero dell’Istruzione. Da tempo viale
Trastevere, con in testa il ministro Gelmini, lamenta
infatti la necessità di adottare dei sistemi di
valutazione più uniformi e meno discrezionali. Una
volontà che deriva, tra l’altro, dall’esigenza di
rendere più veritieri i punteggi finali, troppo spesso
caratterizzati dalla discrezionalità dei commissari
piuttosto che risultanti da un obiettivo esito delle
prove d’esame. E a spingere il Miur ad operare in questo
senso sono stati i recenti
risulati Talis-Ocse presentati due settimane fa a
viale Trastevere.
Ora
sono gli stessi studenti ad ammettere che questo tipo di
prove sarebbero diventate sempre meno temute: i primi
due scritti grazie anche al supporto tecnologico
proveniente dall’esterno; il terzo scritto anche per la
scelta di quesiti troppo spesso simili a quelli già
proposti negli istituti tra febbraio e marzo. La prova
simulata è infatti in genere basata su contenuti che non
si discostano molto da quelli proposti all'esame finale.
E riproposti, quindi anche ai privatisti, nel Documento
del 15 maggio predisposto dai coordinatori delle quinte.
Con
questi presupposti è ovvio che gli studenti non
gradirebbero la sostituzione di questo tipo di prova con
una decisamente più difficile. Come quella auspicata dal
ministro dell'Istruzione: non a caso lo stesso ministro
Gelmini ha preso come modello la prova unica introdotta
dallo scorso anno alle medie inferiori (il cui esito da
quest'anno è utile anche ai fini della valutazione
finale) preparata dell'Invalsi, l'Istituto nazionale per
la valutazione del sistema educativo di istruzione e
formazione. Una prova che alunni e docenti delle medie
quest’anno hanno giudicato decisamente difficile.
Appunto.
|